«HO perso tutto». Manuel Perazzini era tra i piccoli azionisti di Banca Marche. Uno dei 40mila investitori privati che negli anni passati avevano acquistato azioni dell’istituto bancario a un prezzo superiore a 2 euro cadauna. Nel riminese c’è già un ricorso. Un azionista ha deciso di precedere per vie legali. «Se ci sarà una class action, potrei unirmi anch’io». Oggi «le mie azioni valgono zero. Nessuno acquisterebbe azioni di una azienda che di fatto chiude. Grazie governo per quanto è stato fatto» dice ironicamente. Nel riminese sono tanti i correntisti della Banca, e centinaia coloro che avevano deciso negli anni passati di acquistare azioni. Per i primi i risparmi sono stati garantiti. Per i secondo no. «Sembrava un buon affare sei anni fa, quando anche io, come altri, ho deciso di diventare azionista». L’istituto stava ampliando il proprio territorio in Romagna, e tanti lo scegievano.
«QUANDO ho aderito, il costo delle azioni si aggirava sui 2,20 l’una. Nel complesso mi ero fermato a 8mila azioni, non tantissime in confronto a tanti altri». Secondo Bruno Stronati, presidente dei piccoli azionisti, a fine 2012 erano 409 i milioni in azioni relativi ai privati, per un totale di 412mila azioni su un totale di 1,3 milioni. Una forza composta da 40mila individui che oggi vedono annullarsi le speranze e i risparmi. Un piccolo esercito che aveva deciso anche in tempi difficili per l’istituto, quelli del commissariamento, di lasciare i risparmi dov’erano, sperando che in futuro le sorti della banca si sarebbero risollevate.
«Io – riprende Perazzini – ero tra quelli che credeva nella banca. Poi è arrivato il commissariamento e a qual punto il valore delle azioni è crollato». Tuttavia «ho deciso di lasciare dov’erano le azioni nella speranza che in futuro il valore si sarebbe potuto risollevare dopo che fosse terminato il commissariamento».
PASSANO circa due anni e per Banca Marche arriva il momento di ripartire. Purtroppo per i piccoli azionisti, il risveglio è stato più traumatico del sogno. «Ho visto le mie azioni, acquistate a 2,20 euro l’una, calare fino a 1,20 prima del commissariamento e in seguito a 0,35. La speranza era quella di vedere riprendere la Banca e limitare quindi i danni. Ma con l’azzeramento delle azioni addio risparmi».
Resto del Carlino