LE MONUMENTALI magnolie che danno il nome all’omonimo viale, sono state lacerate dalle pinze meccaniche nel cantiere del Trc. Uno scenario sconvolgente che ha profondamente ferito il cuore della città e di tutti quei riccionesi che per l’intera giornata hanno fatto la spola da viale Ceccarini alla stazione. Rabbia e sconcerto, tra le imprecazioni contro chi ha voluto quest’opera devastante, hanno preso il sopravvento, com’era successo i mesi scorsi, quando oltre 200 pini e altri alberi erano stati abbattuti tra i viali Portovenere, Rimini e Dei Mille. La mattanza verde in quest’ultimo tratto del Trc si è consumata, ignorando la richiesta del sindaco, avanzata due giorni fa nel tentativo di salvare le magnolie, trapiantandole altrove. Senza pesare sui bilanci di Agenzia mobilità, perché, come annunciato da Noi riccionesi, sarebbe partita una colletta. «Perché tanta fretta nel procedere con disprezzo e arroganza, mentre i lavori restano sospesi in più punti del cantiere?» Se lo chiedono tanti riccionesi, rimasti «disgustati, indignati e schifati».
«STANNO distruggendo Riccione. Questo è uno scempio, uno schifo – tuona con la voce strozzata dalla rabbia Anna Maria Da Pozzo – Mai visto un simile scempio. Questa era la Perla Verde dell’Adriatico. Per giunta ci costruiscono davanti un muro, mentre quello di Berlino è crollato». «Questi alberi li ho visti crescere fin da ragazzino – fa eco Gianfranco Marcantoni della pellicceria Canarezza – vedere questa distruzione fa tanto male al cuore». Sono sbigottiti anche i turisti, così una coppia di toscani, che chiede il «perché di questa devastazione» e saputo il motivo se ne va impietrita esclamando:»Qui sono matti». «Questo Trc non arriva più a Cattolica e neppure alla Fiera di Rimini, non è più un autobus a guida magnetica e avrà le porte alla rovescia e il Pd ha ancora il coraggio di parlare del Trc 2.0? – Attacca Gabriele Galassi, capogruppo di Noi Riccionesi – Ci hanno preso per i fondelli per vent’anni. Qui è uno scempio, una vergogna. Am va avanti senza ascoltare nessuno, mentre gran parte del tracciato è fermo, tant’è che ricrescono le piante». «Questo purtroppo é l’epilogo di vent’anni di politiche ambientali portate avanti dai nostri amministratori comunali» lamenta il professore Francesco Anemoni. E’ indignato il geometra Adriano Prioli:«Ci sono stati dieci anni di tempo per proporre delle varianti, su quelle si doveva combattere, anziché opporsi a un’opera già approvata dal Ministero. Quindici anni fa sono andato anche a parlare con l’ingegnere Dal Prato, ma le mie proposte, presentate anche in Comune, sono cadute nel vuoto. Peccato che non si sia sentita la voce delle categorie economiche». «Al di là dello scempio – conclude Michele Avarino – mi chiedo chi pagherà tutte queste spese e quelle di gestione». Senza parole Massimo Angelini, coordinatore del comitato ‘No a questo Trc’. «Oltre allo scempio – sbotta – qui gli operai non lavorano in sicurezza. La bonifica del tracciato è d’obbligo».
Resto del Carlino