Ricettopoli, dieci medici interdetti dalla professione

Medici del Sant’Orsola, dell’ospedale di Bentivoglio e dell’Infermi di Rimini sospesi dal rapporto di convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Il Gip: “Gestione incontrollata dei ricettari”

 False prescrizioni di farmaci antitumorali in cambio di vantaggi economici. Con questa accusa i carabinieri del Nas di Bologna hanno eseguito dieci ordinanze di interdizione dalla professione sanitaria (limitatamente al rapporto di convenzione con il Servizio sanitario nazionale), emesse dal Gip del  tribunale nei confronti di altrettanti medici universitari ed ospedalieri in servizio presso il policlinico Sant’orsola-Malpighi di Bologna, l’ospedale civile di Bentivoglio (Bologna), l’ospedale «Infermi» di Rimini ed il presidio di guardia medica dell’ausl di Bologna.

 Sono stati sospesi Pier Paolo Piccaluga, Giovanni Martinelli e Pierluigi Zinzani, tutti del reparto di Ematologia del Sant’Orsola. Sempre al Policlinico; poi ancora il gastroenterologo Carlo Calabrese, che davanti al giudice si è assunto la responsabilità per le ricette firmate da Di Febo, e l’oncologo Francesco Lancewicz; ancora, gli oncologi Achille Panetta, dell’ospedale di Bentivoglio, e Domenico Romano. Interdetti, infine, anche tre camici bianchi della Radioterapia dell’ospedale Infermi di Rimini: Michele Benedetti, Francesco Perini e Alessandro Venturi.
 

Il giudice, dopo aver sentito tutti i medici, ha invece respinto la richiesta di sospensione per altri due medici: si tratta del professore di Gastroenterologia Giulio Di Febo e dell’endocrinologo Valerio Chiarini, che lavorava all’ospedale Maggiore di Bologna, ma ora è in pensione. Per Di Febo la richiesta di sospensione è stata respinta per insussitenza degli addebiti (e l’avvocato difensore ha già richiesto l’archiviazione), per Chiarini sotto il profilo della reiterazione dei reati.
 

I professionisti coinvolti sono ritenuti responsabili di aver partecipato all’associazione per delinguere – costituita da imprenditori farmaceutici, informatori scientifici e farmacisti – di cui 6 già tratti in arresto il primo ottobre scorso nell’ambito dell’operazione “Farmamarket” – finalizzata a conseguire illeciti profitti attraverso l’indebita riscossione di rimborsi dal Ssn, quantificati in oltre un milione di euro, a fronte della simulata dispensazione di costosi farmaci antitumorali fittiziamente prescritti a pazienti totalmente ignari o deceduti.

I professionisti sono accusati specificamente di aver compilato le false prescrizioni utilizzate per commettere le truffe, ricevendo in svariati casi compensi costituiti da regalie e vantaggi economici di molteplice natura. Nel procedimento risultano complessivamente indagate – a vario titolo – 49 persone, per i reati di associazione per delinquere, corruzione, falso, truffa ai danni dello stato e comparaggio.

“L’abitudine che gli indagati avevano alla gestione incontrollata (in ogni senso) dei ricettari fa presumere che questi potrebbero nuovamente realizzare comportamenti di rilevanza penale, ove restassero a contatto con l’ambiente in cui i fatti sono maturati’’. Questo un passaggio dell’ordinanza con cui il Gip di Bologna Mirko Margiocco ha deciso la sospensione dall’ esercizio delle professione medica, limitatamente al rapporto di convenzione con il Ssn, per i dieci medici.

Dall’inchiesta, intanto, emerge che l’industria farmaceutica all’inizio dell’anno faceva una sorta di ‘piano d’azione’, prevedendo investimenti leciti e illeciti da destinare a medici o reparti. Dalle dichiarazioni di Daniele Naldi, informatore scientifico della Italfarmaco, agli arresti domiciliari, si desume che c’erano dei budget che si potevano spendere per i medici: da congressi a regali, donazioni d’uso… In cambio, l’informatore otteneva le prescizioni di costosi farmaci antitumorali.

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