Riciclaggio. L’avv. Massimiliano Annetta fa indagare il figlio di Erdogan. Il fascicolo parte dall’esposto presentato da Murat Hakan Huzan, imprenditore e oppositore politico del leader turco

bilal erdoganIl figlio del leader turco Recep Tayyip Erdogan, Bilal, è sottoposto a indagine dalla Procura di Bologna, città dove si è trasferito da alcuni mesi, per il reato di riciclaggio. L’iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta in conseguenza dell’esposto presentato da Murat Hakan Huzan, imprenditore turco e oppositore politico di Erdogan, rifugiato in Francia. Nell’esposto si chiede di indagare su eventuali somme di denaro portate in Italia da Bilal, in ordine, appunto, al reato di riciclaggio.

LA STORIA – Il figlio di Erdogan è in Emilia dallo scorso autunno, per frequentare un dottorato alla Johns Hopkins University. Proprio la presenza in Italia con moglie e figli di Bilal Erdogan, 35 anni, aveva creato polemiche politiche in patria: ufficialmente il motivo del trasferimento è la ripresa degli studi, un dottorato iniziato nel 2007. Ma, secondo alcune fonti antigovernative, sarebbe volato in Italia a fine settembre «con una grossa somma di denaro» nell’ambito di un presunto «progetto di fuga». Accuse citate nell’esposto dell’imprenditore, depositato attraverso l’avvocato Massimiliano Annetta del foro di Firenze. Huzan si ritiene vittima con la propria famiglia di un accanimento politico e giudiziario da parte del primo ministro turco. In seguito, come conseguenza della denuncia e con lo scopo di poterla in qualche modo vagliare, c’è stata l’iscrizione come indagato da parte della Procura, in un fascicolo affidato al Pm Manuela Cavallo. Erdogan è assistito dall’avvocato di Bologna, Giovanni Trombini. Nell’esposto, in inglese e in italiano, si parla anche di un’altra vicenda: Bilal Erdogan si sarebbe presentato a Bologna con un folto contingente armato di guardie del corpo, cui non sarebbe stato consentito l’ingresso in Italia da parte delle autorità; in poche ore sarebbero quindi stati loro conferiti passaporti diplomatici turchi. A dicembre, qualche giorno dopo la notizia dell’esposto, sul muro della Johns Hopkins erano apparse scritte offensive come «Erdogan terrorista», così come su altri palazzi della zona universitaria. Sulle frasi, Erdogan ha presentato una querela, per diffamazione.

Corriere della Sera

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