Riforme e Libertà su prospettive del sistema bancario

I rappresentanti di Riforme e Libertà evidenziano la responsabilità sui ritardi iniziati anni fa e via via accumulati. Claudio Felici, capogruppo Psd, ricorda il famoso accordo contro le doppie imposizioni del 2002 “non ancora ratificato da entrambi i parlamenti, e la mancata firma nel 2006 di quello di cooperazione, per il timore di alcuni partiti recalcitranti di perdere la sovranità. Oggi rischiamo di non poter contrattare. Anche le organizzazioni di categoria ci hanno frenato – aggiunge – e la nostra colpa è stata quella di non aver tirato dritto”. Al Governo chiedono di dire chiaramente in quale direzione si sta muovendo. “Un primo blocco di un particolare tipo di carta di credito, la Key Client, è stato scongiurato il 4 febbraio – ha rivelato Pier Marino Mularoni, capogruppo dei DdC – ma al blocco non ho mai creduto. È solo un’altra forma di ricatto con la quale l’Italia vuole convincerci a cedere. Chi vorrebbe mai che in questo paese trovassero asilo truffatori, riciclatori? Non siamo stati capaci di avviare un percorso virtuoso e questi sono i risultati: dovendo eseguire l’adeguata verifica sui propri clienti, le banche non allontanano solo i presunti riciclatori, anche chi chiede semplice riservatezza”. “Ormai è indispensabile andare a rivedere i nostri capisaldi – ha rilevato Ivan Foschi, capogruppo Sinistra Unita – in cambio di una contropartita almeno adeguata, altrimenti non credo ci voglia molto a firmare accordi cedendo su tutta la linea”. Sulle prospettive, Riforme e Libertà chiede ancora di rinvigorire quel rapporto bilaterale di mutua convenienza, in una parola di dare trasparenza in cambio di convenienza, in quelle nicchie che, guarda caso, erano elencate nel famoso accodo di cooperazione. Ad esempio, il polo tecnologico: chi fa impresa a San Marino e paga all’erario quanto deve, deve essere a posto anche con quello italiano, che non deve più inseguirlo come accade ora.

Fonte: San Marino RTV