Affrontando l’avvio del percorso delle riforme istituzionali segnato dalla riconquista dell’Arengo, è necessario definire nella sua cruda realtà, lo scenario che presentava la Repubblica nella seconda metà dell’Ottocento dopo 300 anni di governo oligarchico. Altrimenti non si riesce a capire da dove e come è partita la spinta verso le riforme sostenuta e promossa da giovani laureati insieme ad alcuni politici, democratici, repubblicani e socialisti..
Il periodo è stato contrassegnato da gravi atti di violenza che minacciavano la pace cittadina; da un dissesto finanziario che costringeva gli operai all’emigrazione; dalla nascita di alcuni periodici che sostenevano il dibattito politico.
Gli episodi delittuosi iniziarono nel 1853 con l’uccisione del Segretario di Stato Gian Battista Bonelli e del medico condotto Dottor Lazzarini che aveva condannato l’assassinio. Continuarono il 14 marzo 1854 con le 14 pugnalate con le quali fu ucciso il giureconsulto Gaetano Angeli, rientrato a San Marino per salutare la famiglia, solo per aver minacciato di portare in Italia la copia del processo Bonelli. Altri assassini avvennero tra i numerosi profughi politici. Nel 1854, sfuggì ad alcuni attentati Domenico Maria Belzoppi, il Reggente dello scampo di Garibaldi, che scelse il volontario esilio a Verucchio.
Nel 1880, una pessima gestione delle finanze pubbliche condusse ad un pesante impoverimento e a una forte disoccupazione. L’8 maggio 1898, i Reggenti Pietro Filippi e Onofrio Fattori emisero un proclama in cui, tra l’altro si diceva: “… Il Consiglio Principe, compreso delle tristi condizioni finanziarie in cui da qualche tempo versa la classe operaia in seguito alla penuria generale dei viveri e alla mancanza quasi assoluta di lavoro, stanziava d’urgenza, in via straordinaria, Lire 25.000 per lavori pubblici. Non dimentichino i nostri operai che il Governo deve sostenere ora non lievi sacrifici e forse più gravi dovrà sostenerne per l’avvenire ecc.”
Nel maggio 1900, ci fu una sommossa popolare, da parte di un centinaio di disoccupati, armati di bastoni, sedata da una serie di iniziative promosse dal prof. Pietro Franciosi. Intanto, le condizioni economiche e finanziarie diventavano sempre più disastrose e il Consiglio Principe e Sovrano era incapace di affrontarle e di reggere lo Stato.
In questa gravissima situazione, videro la luce alcuni periodici: Il giovane Titano (1881) che fu il primo a denunciare la situazione del Paese e a chiedere riforme; ” La Repubblica di San Marino” (1881) che aveva un orientamento progressista; ” La lotta” (1883) che si batteva contro le vecchie istituzioni, contro l’eredità degli impieghi, contro lo sperpero del denaro pubblico, contro i privilegi e a favore del suffragio universale per una sovranità popolare; “Il radicale” (1889) di impostazione liberale che denunciava la corruzione dei nobili, gli impieghi ereditari, la vendita dei titoli gentilizi, lo sperpero pubblico e l’oligarchia. “Vogliamo il suffragio universale! ” era scritto sui muri di case in Città e in Borgo. Il dibattito era in crescendo.
Mi piace ricordare che il 14 marzo 1885, l’avvocato Valerio Martelli rifiutò il mandato consiliare perché << non riconosceva se non al popolo il diritto di scegliere i suoi rappresentanti >>. Nel 1888, il dottor Annibale Crinelli polemizzò con l’avvocato Gemino Gozi, diventato consigliere nobile, conservatore ” perché i suoi principi non gli avrebbero mai permesso di far parte di un consesso che non si sapeva da chi avesse ricevuto il mandato e che… non era degno di governare.”
La lotta dei giovani e degli intellettuali preparava il clima favorevole alla conquista dell’Arengo del 25 marzo 1906.