Rimini, 85mila richieste di aiuto nel 2024: la nuova povertà è anche solitudine, precarietà e invisibilità

C’è una povertà che non si misura solo in euro. È fatta di corpi stanchi, case che non si trovano, lavori che non bastano, famiglie che si sfaldano. È la povertà quotidiana, diffusa, silenziosa. Quella che nel 2024 ha spinto 4.601 nuclei familiari – 8.838 persone in totale, tra cui oltre 2.100 minori – a chiedere aiuto alla Caritas diocesana di Rimini. E che ha generato più di 85mila richieste di intervento, diecimila in più rispetto all’anno precedente.

Dietro ogni numero c’è una storia. Una madre sola con figli e uno stipendio insufficiente. Un anziano con la pensione bloccata e l’affitto che sale. Un giovane migrante che lavora ma dorme in spiaggia. Le 47 Caritas parrocchiali del territorio sono diventate il rifugio per chi non ha più alternative, mentre Rimini si afferma come la seconda città più cara d’Italia. Qui, il costo della vita cresce ovunque: generi alimentari, trasporti, bollette, istruzione. Una famiglia media, secondo l’Unione nazionale consumatori, ha speso circa 679 euro in più all’anno.

La trappola dell’entroterra e la fuga dalla città

In molti hanno provato a fuggire dai costi del centro spostandosi nell’entroterra, attratti da affitti meno esosi. Ma una volta arrivati a Mondaino, Gemmano, Morciano, Saludecio, San Giovanni in Marignano o Verucchio, si sono scontrati con una realtà diversa: isolamento, benzina troppo cara, mancanza di servizi essenziali. Invece che una via d’uscita, si sono ritrovati ancora più ai margini.

L’identikit della fragilità

Nel 2024, più del 41% delle persone assistite erano cittadini italiani, e tra questi quasi l’80% erano residenti stabili nella diocesi. Uomini in maggioranza, spesso soli, con bassi livelli di istruzione, una fascia ampia tra i 50 e i 65 anni. Accanto a loro, 2.621 immigrati provenienti da 91 Paesi, tra cui compaiono anche nazionalità nuove come Arabia Saudita, Bahamas e Finlandia. Il 40% dei migranti vive con la propria famiglia, ma la combinazione tra reddito unico, affitti proibitivi e difficoltà di integrazione rende la loro condizione altrettanto critica.

Non si tratta solo di mancanza di lavoro. Sempre più spesso si rivolgono alla Caritas persone occupate, pensionati, invalidi, ex imprenditori e artigiani che non riescono più a reggere il peso del caro vita. Il disagio ha mille facce. E sempre più spesso ha un volto che ha già lavorato, pagato, contribuito.

I nuovi invisibili: vivere senza una casa

Ma il dato che più impressiona è quello relativo ai senza dimora. In un solo anno, la percentuale di chi vive per strada è salita di sei punti percentuali, raggiungendo il 35,4% tra gli utenti Caritas. Sono 1.450 persone senza un tetto, di cui 300 stabilmente presenti sul territorio ma prive di residenza anagrafica. Vivono in barche abbandonate, nei sottopassi, sotto i ponti, nei pressi delle stazioni, nelle cabine di spiaggia. Il numero cresce anche a causa della fine del reddito di cittadinanza, che garantiva a molti almeno un alloggio provvisorio. L’assegno di inclusione non ha coperto il vuoto lasciato.

In questo scenario drammatico, emergono anche storie paradossali: ci sono persone che lavorano ma non riescono a permettersi un affitto. Uomini e donne, in gran parte stranieri, spesso impiegati saltuariamente, con difficoltà linguistiche o vittime di discriminazione. Tra i senza dimora, il 67% sono migranti, provenienti da Marocco, Tunisia, Nigeria, Egitto e Pakistan. Ma aumentano anche gli italiani che non riescono più a rientrare nel circuito abitativo.

Cosa fa la Caritas ogni giorno

Nel 2024, la rete Caritas ha realizzato 42.674 interventi di ascolto individuale. Ha distribuito:

  • 73.892 pasti in mensa

  • 4.789 notti in dormitorio e quasi 9.000 in albergo sociale

  • 22.848 pacchi viveri e 11.516 consegne a domicilio

  • 50.210 euro in buoni spesa

  • 528 forniture per neonati

  • 1.553 farmaci e oltre 1.300 visite mediche

Ha inoltre sostenuto 455 famiglie con aiuti economici, attivato 36 inserimenti lavorativi, e garantito percorsi di inclusione e supporto psicologico. Ha lavorato con 116 detenuti, accolto 189 migranti nei centri di accoglienza e realizzato progetti educativi per 250 studenti.

Povertà 2024: una crisi che cambia volto

Il volto della povertà sta cambiando: meno disoccupazione ma più precarietà, meno emergenze acute e più cronicizzazione del disagio. Aumentano gli esclusi silenziosi, quelli che lavorano, che hanno studiato, che hanno avuto un passato stabile ma oggi non riescono più a farcela. La crisi non è solo economica, è relazionale, psicologica, abitativa, sistemica.

Il rapporto Caritas 2024 non è solo una fotografia. È un grido d’allarme. E al tempo stesso, un invito a vedere ciò che spesso resta nascosto: la fatica quotidiana di chi non ha voce, ma ha bisogno di ascolto.