Rimini. Arrestato, ai domiciliari, Mario Formica per bancarotta fraudolenta. Stessa sorte per il socio albanese.

Era pronto per andare al lavoro ieri mattina alle 6,30, nella sua abitazione di Marina centro, quando si sono presentati gli uomini del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Mario Formica, 62 anni, l’imprenditore titolare della Alfad spa, azienda di impianti fieristici, è apparso sconcertato. «Non ci posso credere», ha avuto la forza di dire alle Fiamme gialle. Le ipotesi di reato che gravano sulla sua testa sono bancarotta fraudolenta per distrazione di beni, ricorso abusivo al credito e turbativa d’asta. Insieme a lui ai domiciliari è finito anche un cittadino albanese, socio in affari di Formica, Ervin Tartaraj, 38 anni. Obbligo di firma per Alessandro Formica, il figlio maggiore mentre l’altro è stato solo denunciato a piede libero. I finanzieri hanno anche dato esecuzione ad un sequestro preventivo per un ammontare complessivo di 3 milioni di euro. Secondo l’accusa, Formica avrebbe, attraverso una serie di artifici, ripreso la sua azienda, l’Alfad, dichiarata fallita nel luglio del 2014, ‘ripulita’ dai debiti e ‘sgravata’ dal peso dei dipendenti, dopo aver turbato l’asta giudiziale, facendo ritirare un concorrente. Il tutto dopo aver, per anni, ottenuto crediti per 8 milioni di euro dalla Cassa di Risparmio di Rimini presentando fatture gonfiate. E proprio lo stesso istituto bancario riminese, nel 2013, subito dopo il suo commissariamento, aveva sporto denuncia per truffa contro lo stesso Formica che, dietro fatture fittizie presentate dall’azienda, era riuscito ad ottenere ingenti finanziamenti. Quelle fatture false, infatti, al momento dei pagamenti, richiesti dalla banca, venivano disconosciuti dai clienti stessi e così la Carim si era trovata impossibilitata a rientrare dei soldi anticipati all’imprenditore riminese. Il tutto per ben 8 milioni di euro. Così la Finanza si è subito messa al lavoro e, dopo il fallimento dell’Alfad, con il pm Luca Bertuzzi, ha voluto vederci chiaro: ciò che emerge, stando all’accusa, è un meccanismo dove lo stesso Mario Formica è il ‘dominus’ di tutte le operazioni illecite. Già dal 2006 avrebbe dissimulato con falsi bilanci il dissesto della sua società. In più non solo avrebbe ottenuto finanziamenti con fatture gonfiate, ma, andato a vuoto il tentativo del concordato preventivo con l’Alfad, fallita nel 2014 per 18 milioni di euro ed i dipendenti in cassa integrazione, e dopo aver spolpato la sua società, distraendo ingenti somme di denaro favore di altre aziende a lui riconducibili, avrebbe partecipato all’asta della curatela usando un’altra società, gestita dal suo ‘socio’ albanese. La sua Alfad, stimata 800mila euro, è stata, in realtà, aggiudicata all’ultima asta per soli 126mila euro dei quali versati poco più che 30mila euro. Ma non basta: la Finanza ha scoperto anche che Formica ed i figli erano rientrati in possesso di auto, opere d’arte e parte del complesso aziendale attraverso proprio Ervin Tartaraj. Il resto è storia di ieri con le misure cautelari. Il Resto del Carlino