Rimini. Dalle piattaforme dell’Eni in mare un ‘tesoretto’ per il Comune

Piattaforme di estrazione degli idrocarburi: il Comune di Rimini ha mandato il conto dell’Imu all’Eni. Un ‘conticino’ che sfiora i 600mila euro per il solo 2016, per le sei piattaforme installate in ‘territorio marino’ di Rimini, entro le dodici miglia nautiche dalla costa (ovvero dentro le acque territoriali). Con una scandenza precisa per il pagamento dell’Imposta municipale unica: il 19 marzo. Pagare o affondare. Quando si è vista recapire la ‘fattura’, l’Eni ha chiesto una proroga per poter fare valutazioni interne. Palazzo Garampi l’ha concessa, spostando l’asticella di poco, al 31 marzo. La svolta è venuta con le sentenze della Corte di Cassazione del 24 febbraio 2016 e poi del 30 settembre successivo.

Con queste sentenze la Suprema Corte ha stabilito due princìpi. Primo: le piattaforme vanno considerate alla stregua di immobili ‘speciali’ (nonostante tutti i dubbi sollevati circa il loro fissaggio al suolo) e per questo vanno accatastate, e ci va pagata l’Imu. Secondo: in mancanza di valori catastali certi, che costituiscono la base per il calcolo dell’imposta, è possibile chiederne il pagamento utilizzando valori contabili iscritti nel bilancio del concessionario, purché ‘distintamente contabilizzati’.

Fino al 2016, ovvero prima di queste sentenze, ogni pretesa impositiva che era stata ‘timidamente’ avanzata da qualche comune del centro-sud Italia (soprattutto delle Marche). Le sentenze della Cassazione vanno in rotta di collisione da quanto da sempre sostenuto dal ministero delle Finanze, secondo il quale le piattaforme non sono soggette al tributo. Il Comune di Rimini (per ora primo a essersi mosso, dopo Cesenatico e Ravenna, mentre altre piattaforme sono nelle acque di Riccione, Cattolica e Misano) ha inviato richiesta ufficiale di pagamento all’Eni. «Sono stati anche contattati più volte telefonicamente i referenti dell’azienda che hanno garantito una pronta risposta», spiega l’amministrazione comunale. Eni ha confermato al Comune di Rimini che è «il terzo dopo Cesenatico e Ravenna ad essersi attivato per tale procedura». Le sei piattaforme ‘morose’ di Rimini hanno (quasi tutte) nomi di donne e fiori: Azalea A, Azalea B, Giulia 1, Antonella, Anenome Cluster, Anemone B, Benedetta 1. Il Resto del Carlino