Un dramma dai toni intensi, tra emozioni, accuse e una verità che lentamente prende forma. Il 25 marzo 2025, il tribunale di Rimini è stato testimone di un’incidente probatorio che ha attirato l’attenzione per il caso che coinvolge Louis Dassilva, indagato per l’omicidio della 78enne Pierina Paganelli, avvenuto nell’ottobre dello scorso anno. L’udienza si è concentrata sulla testimonianza di Manuela Bianchi, ex amante dell’indagato, che ha parlato sotto la protezione di un separé azzurro, per evitare il contatto visivo con Dassilva, temendo che il suo sguardo potesse influenzare la sincerità delle sue dichiarazioni.
Le parole di Manuela Bianchi sono state incisive: “Louis è la persona che ho amato di più nella mia vita.” Nonostante la distanza fisica, la tensione emotiva era palpabile in aula, dove la Bianchi ha risposto a numerose domande riguardanti il suo passato, il suo matrimonio con Giuliano Saponi e il suo rapporto con Dassilva. Una storia intrecciata di tradimenti, segreti e sospetti che ha iniziato a rivelarsi nelle ore successive all’inizio dell’incidente probatorio.
I difensori di Dassilva, in un tentativo di minare la credibilità della testimonianza, hanno sollevato più volte obiezioni, cercando di evidenziare presunti contrasti nelle dichiarazioni di Manuela. La sua figura è ormai centrale nell’indagine, diventando la principale testimone contro l’ex amante accusato dell’omicidio di Pierina Paganelli. I legali di Dassilva, pur senza dirlo esplicitamente, lasciano intendere che ci siano punti oscuri nel racconto di Manuela, soprattutto riguardo ai fatti che hanno portato al ritrovamento del cadavere della vittima.
Nel corso della testimonianza, Manuela ha confermato un episodio particolarmente significativo: una telefonata ascoltata da Valeria Bartolucci, moglie di Dassilva, in cui Pierina Paganelli esprimeva i suoi sospetti sulla relazione tra la Bianchi e l’indagato. Un elemento che, secondo la difesa, potrebbe dimostrare una conoscenza più approfondita dei fatti da parte di Manuela, contrariamente a quanto dichiarato inizialmente.
L’incidente probatorio ha messo in luce un’altra dinamica inquietante: il 3 ottobre, la sera prima dell’omicidio, Dassilva aveva fatto visita a Manuela Bianchi a casa sua, dove avrebbe appreso della mancata partecipazione della figlia della donna a un incontro dei Testimoni di Geova. Una visita che, agli occhi dell’accusa, potrebbe suggerire che Dassilva fosse già al corrente di alcuni eventi cruciali. La vicenda è avvolta da un alone di mistero che si fa sempre più denso mentre i dettagli emergono.
Manuela Bianchi, indagata per favoreggiamento, ha dichiarato con fermezza di aver detto la verità, difendendo la sua versione dei fatti come chiara e coerente. Tuttavia, il suo comportamento al termine dell’udienza, quando ha evitato i giornalisti con un sorriso forzato, ha alimentato il dubbio sul suo stato d’animo, facendo sorgere interrogativi sul suo grado di serenità.
La prossima fase dell’incidente probatorio, prevista per il 26 marzo, vedrà il proseguimento delle dichiarazioni della Bianchi, che promette di svelare nuovi dettagli inediti. Il caso resta quindi in bilico, con l’accusa convinta che la testimonianza di Manuela Bianchi sia fondamentale per portare avanti l’accusa contro Dassilva. Ma quanto potrà reggere questa ricostruzione di eventi contro le obiezioni della difesa?
La decisione del giudice per le indagini preliminari (GIP) diventerà cruciale nelle prossime settimane, quando si dovrà decidere se Dassilva dovrà rimanere in carcere o se, dopo otto mesi di detenzione, potrà tornare libero. Se la testimonianza della Bianchi verrà considerata credibile, è probabile che la detenzione di Dassilva continuerà, mentre un’eventuale inconsistenza nelle sue dichiarazioni potrebbe portare alla scarcerazione dell’uomo. Un caso che continua a rivelarsi più intricato ad ogni passo.