Rimini, “giallo” omicidio di Pierina Paganelli: punto di svolta per le indagini. Forse già oggi la decisione del Gip sulla scarcerazone di Dassilva. Tutti gli indizi che “pesano”

È attesa in giornata, o al massimo entro lunedì prossimo, la decisione del giudice per le indagini preliminari Vinicio Cantarini sulla richiesta di scarcerazione di Louis Dassilva, 35 anni, indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, come ricordato nell’edizione odierna de “Il Messaggero”. Come noto, l’uomo – un 35enne di origini senegalesi – è in carcere dal luglio 2024, accusato di aver ucciso la 79enne Paganelli con 29 coltellate la sera del 3 ottobre 2023 nel garage condominiale di via del Ciclamino a Rimini. Sul suo destino si confrontano duramente Procura e difesa: il sostituto procuratore Daniele Paci ha depositato una memoria di dieci pagine chiedendo di respingere l’istanza di scarcerazione e sottolineando i “gravi indizi” a carico di Dassilva. Dall’altro lato, i legali dell’indagato (avv. Riario Fabbri e Andrea Guidi) hanno presentato una corposa memoria difensiva (161 pagine) illustrando tutti i motivi per cui, a loro avviso, Dassilva dovrebbe essere liberato. La decisione del gip, attesa per oggi venerdì 11 aprile, potrebbe però slittare a lunedì 14 aprile, ma segnerà comunque una svolta cruciale nelle indagini.

La Procura ritiene che gli elementi raccolti finora incastrino pienamente Louis Dassilva come autore del delitto. In particolare, il pm Paci definisce “perfettamente credibile” la testimonianza di Manuela Bianchi – ex amante di Dassilva e nuora della vittima – divenuta principale accusatrice del 35enne. La difesa di Dassilva, invece, contesta duramente questa ricostruzione e punta il dito proprio su Manuela Bianchi, cercando di minarne la credibilità e suggerendo che molte prove chiave non reggerebbero. “La memoria è solo ed esclusivamente sulla figura di Manuela Bianchi e quindi sulla sua attendibilità o meno”, ha spiegato l’avvocato Fabbri, confermando che la strategia difensiva si concentra sulle contraddizioni della nuora. In sintesi, l’inchiesta è giunta a un momento di forte contrapposizione: da una parte gli inquirenti presentano nuovi indizi e testimonianze ritenute schiaccianti, dall’altra i legali di Dassilva sostengono che il quadro accusatorio sia lacunoso e viziato da testimonianze incoerenti.

Recenti indizi: l’audio del garage e la testimonianza di Manuela

Tra le novità investigative emerse in questi ultimi giorni c’è una perizia fonica sull’audio registrato la notte dell’omicidio. Una telecamera di sicurezza distante circa 60 metri dal luogo del delitto ha infatti catturato suoni e voci durante l’aggressione?. L’analisi tecnica, depositata dalla Procura fra i 24 atti presentati per opporsi alla scarcerazione?, avrebbe isolato tre parole pronunciate tra le 22:12 e le 22:13 – proprio in coincidenza con l’omicidio. Si tratterebbe dei termini “Calma”, “Buona!” e “Ragazza” (o “Ragaza”)?, uditi immediatamente prima, durante e subito dopo la brutale aggressione a Pierina Paganelli. Secondo il perito incaricato dal pm (Marco Perino), quelle parole sarebbero attribuibili a due voci distinte: una maschile, riconducibile a Louis Dassilva, e una femminile compatibile con Manuela Bianchi. Pur con i dovuti limiti tecnici evidenziati (audio captato a distanza, parzialmente disturbato), per gli inquirenti questa registrazione collocherebbe Dassilva e la Bianchi insieme sulla scena del crimine nei minuti del delitto.

A corroborare il quadro tracciato dalla perizia audio c’è proprio la testimonianza di Manuela Bianchi, che oggi risulta indagata per favoreggiamento ma che di fatto accusa l’ex amante. La donna – inizialmente reticente e schierata a difesa di Louis – ha cambiato versione alcune settimane fa, fornendo dettagli finora inediti?. In sede di incidente probatorio, Bianchi ha raccontato di aver incontrato Dassilva la mattina del 4 ottobre 2023 nei garage della palazzina, poco dopo l’omicidio?. Louis le avrebbe confidato che dietro la porta tagliafuoco giaceva il corpo di una donna, invitandola a non fare rumore e a salire al primo piano per chiamare un vicino?. Questo sarebbe avvenuto prima che proprio Manuela scoprisse ufficialmente il cadavere della suocera e desse l’allarme al 118. Un particolare agghiacciante riguarda un oggetto trovato sulla scena: un barattolo di vetro rotto accanto alla vittima. Bianchi riferisce che Dassilva le parlò di “cose cadute a terra” dalle mani della donna; per la Procura, solo l’assassino poteva conoscere quel dettaglio (il barattolo in frantumi) e averlo riferito a Manuela.

Gli investigatori giudicano il racconto di Manuela “pienamente riscontrato” da vari elementi oggettivi?. In primo luogo, i rumori registrati dalla telecamera nel garage risultano compatibili con la sua descrizione degli eventi?. Inoltre una vicina di casa, ascoltata come testimone, ha fornito elementi concordanti con le dichiarazioni di Bianchi?. Anche i dati telematici sembrano dare ragione a Manuela: un’analisi forense indica che alle 22:15 circa (poco dopo l’omicidio) il telefono di Bianchi era attivo in rete, cosa impossibile nel seminterrato del garage per mancanza di segnale?. Ciò suggerisce fortemente che in quel lasso di tempo la nuora si trovasse nel suo appartamento al piano superiore – come confermato peraltro dai familiari, la figlia e il fratello Loris – e non sulla scena del crimine. Al contrario, il cellulare di Louis Dassilva risulta inattivo (nessuna interazione) proprio nell’intervallo cruciale tra le 22:06 e le 22:38, l’arco temporale in cui Pierina veniva assassinata. Secondo la Procura, questo insieme di circostanze – unito al rifiuto di Dassilva di sottoporsi a un confronto diretto con Manuela in aula – rafforza la credibilità di Bianchi e il quadro indiziario contro il 35enne.

La difesa di Dassilva e i dubbi su Manuela Bianchi

Di fronte a tali elementi, gli avvocati di Louis Dassilva hanno ingaggiato una “guerra di perizie” e contestazioni per smontare le prove dell’accusa. Hanno prodotto consulenze tecniche alternative, in particolare sulla registrazione audio: secondo i periti di parte difensiva, la voce femminile udita nel garage non sarebbe quella di Manuela Bianchi?, mettendo in dubbio l’interpretazione fornita dal consulente della Procura. Inoltre, la difesa sottolinea come molti indizi iniziali siano venuti meno col progredire delle indagini?. Ad esempio, nessuna traccia di DNA di Dassilva è stata rinvenuta sulla scena del delitto. Anche l’esito dell’incidente probatorio sulla famosa “cam3” (la telecamera di sorveglianza esterna) non avrebbe fornito riscontri visivi certi sul passaggio di Louis nel garage?. Forte di queste lacune, la difesa sostiene che il quadro indiziario si sia indebolito rispetto alle accuse iniziali?, e che il loro assistito non debba rimanere in carcere in assenza di prove concrete e univoche.

Il fulcro della strategia difensiva resta comunque l’attacco alla credibilità di Manuela Bianchi. Gli avvocati Fabbri e Guidi evidenziano le presunte incongruenze nei racconti della donna?: dapprima Manuela avrebbe tenuto nascosta per mesi la presenza di Louis sulla scena, continuando a proteggerlo, poi “ha rilasciato una versione dei fatti completamente diversa” appena poche settimane fa. Questo cambio di versione, a loro dire, getta un’ombra di dubbio sulle reali motivazioni della nuora. La difesa lascia intendere che Bianchi potrebbe aver accusato Dassilva per salvarsi o per altri interessi personali, soprattutto ora che i due ex amanti sono diventati avversari. Non a caso, i rapporti tra Dassilva (e sua moglie) e Manuela si sono deteriorati: è emerso che Louis e Valeria Bartolucci hanno persino cambiato avvocato tempo fa per non condividere la stessa linea difensiva della Bianchi, segno di uno strappo netto tra le parti coinvolte nelle indagini?. I legali di Dassilva, dunque, invitano a prendere con cautela le accuse di Manuela, dipingendola come persona “incoerente” e con possibili secondi fini?. Nella memoria depositata, la difesa ha elencato punto per punto quelle che definisce contraddizioni o mancanza di riscontri oggettivi nelle affermazioni della nuora. L’obiettivo è sollevare il ragionevole dubbio che l’omicidio di Pierina Paganelli possa avere dinamiche diverse da come prospettato dall’accusa, insinuando che Louis Dassilva non sia l’unico ad aver avuto occasione o movente per commettere il delitto (sebbene al momento non risultino altri indagati diretti per omicidio).

Dal canto suo, la Procura ribadisce che tutti gli indizi convergono su Dassilva e escludono il coinvolgimento diretto di Manuela nell’accoltellamento. Anzi, gli inquirenti sottolineano come la Bianchi non potesse trovarsi sul posto al momento del delitto, grazie ai dati tecnici sul cellulare e ad altri riscontri?, smontando così eventuali teorie alternative. Inoltre, fanno notare che la condotta successiva di Dassilva è stata sospetta: il 35enne avrebbe messo in atto tentativi di depistaggio dopo la morte di Pierina? – circostanza su cui la Procura insiste per evidenziare la sua coscienza di colpevolezza. Un consulente della parte civile (il criminalista Davide Barzan, del team legale di Bianchi) ha aggiunto che sarà “determinante la valutazione sul colore della pelle ripreso dalla telecamera cam3?. In quell’oscurità, la sagoma dell’assassino potrebbe tradirne l’etnia, e dunque la sua identità, fornendo un ulteriore riscontro in un caso in cui ogni dettaglio conta. Proprio Barzan ha rimarcato come la totale inattendibilità di Valeria Bartolucci (moglie di Louis) e la mancanza di un alibi verificabile per il 35enne completino un mosaico indiziario solido contro di lui?.

Le frasi choc della moglie e l’alibi traballante

Nell’intricata vicenda spicca anche il ruolo di Valeria Bartolucci, moglie di Louis Dassilva. La donna ha sempre fornito un alibi al marito, dichiarando che la sera del delitto Louis era rimasto a casa, dolorante sul divano, a causa di un incidente in moto avvenuto di recente?. Secondo Bartolucci, lei e il marito avrebbero guardato un film in TV fino alle 21:55, poi lei sarebbe andata a dormire lasciando Louis sul divano. Questa versione, però, non convince gli inquirenti, che hanno raccolto elementi per metterla in dubbio. In particolare, una telefonata intercettata il 26 marzo 2024 mostra Bartolucci destarsi di soprassalto verso le 21 e chiamare Dassilva chiedendo: «Dove sei? Perché esci sempre di casa senza dire nulla?»?. Ciò fa pensare agli investigatori che una dinamica simile possa essere accaduta anche la sera dell’omicidio: Valeria si addormentò prima delle 22, lasciando il marito solo, e non ebbe la certezza che Louis non fosse uscito di casa in quei minuti cruciale?. L’assenza di conferme indipendenti sull’alibi domestico (nessuno oltre la moglie ha visto Dassilva in casa nell’ora del delitto) e queste conversazioni sospette hanno portato gli inquirenti a ritenere “assolutamente inattendibile” la testimonianza di Valeria Bartolucci.

Ad aggravare la posizione di Louis Dassilva contribuiscono le intercettazioni in carcere tra lui e la moglie, rivelate di recente. In un colloquio registrato il 4 settembre 2024 durante una visita in prigione – audio reso pubblico e discusso proprio in questi giorni – emergono frasi sconcertanti pronunciate da Bartolucci. La donna cerca di rassicurare il marito sul fatto che l’assenza del suo DNA sulla scena del crimine giochi a suo favore: «Se non possono comparare il tuo Dna, non possono dire che eri sulla scena del crimine», dice Valeria. Ma soprattutto, la moglie si spinge a ipotizzare una giustificazione alternativa qualora Louis avesse mentito sui suoi spostamenti: «Hai un testimone oculare (riferendosi a sé stessa, ndr)… Anche se eri uscito, al massimo potranno dire che sei un bugiardo, che hai mentito e che eri andato a buttare l’immondizia. Poi hai saputo dell’omicidio e non volevi dire che eri uscito perché avevi paura che ti dessero la colpa per il fatto che sei brutto e nero». Parole forti, che hanno subito fatto scalpore: nel tentativo di tranquillizzare il marito, Bartolucci di fatto ammette la possibilità che lui sia uscito di casa nei momenti del delitto, riducendo il tutto a una “bugia” dettata dalla paura di essere accusato a causa dei pregiudizi sul suo aspetto. Queste “frasi choc” – come sono state definite dagli inquirenti e riportate dai media – evidenziano una contraddizione palese: da un lato Valeria sostiene l’innocenza di Louis e ribadisce di averlo visto in casa, dall’altro lascia intendere che potrebbe aver coperto una sua bugia, ipotizzando lei stessa uno scenario compatibile con l’assenza di Louis in quei minuti cruciali.

Tali rivelazioni indeboliscono ulteriormente la posizione dell’indagato. La moglie appare pronta a mentire pur di fornire un alibi al marito, ma nel farlo svela incertezza sulla reale condotta di Louis la notte del delitto?. Gli inquirenti ritengono dunque che l’alibi offerto da Bartolucci non sia affidabile e che anzi i suoi tentativi di proteggere il coniuge abbiano fornito indizi aggiuntivi contro di lui. Il fatto stesso che Valeria menzioni la paura di accuse dovute al colore della pelle di Louis indica, secondo la Procura, una consapevolezza che elementi oggettivi possano collegarlo al crimine – altrimenti non sarebbe necessario giustificare nulla. In sintesi, il fronte difensivo familiare si è incrinato: anche le parole della moglie finiscono per ritorcersi contro Dassilva, aggiungendosi al quadro già pesante delineato dall’accusa.

e.l.