Hanno rubato una costosissima Ferrari California cabriolet facendola portare via nientemeno che da un carro attrezzi, dopo avere finto di avere perso le chiavi. Una storia che ha dell’incredibile, quella che vede vittima l’ex titolare della discoteca Pascià, mentre dall’altra parte della barricata, acccusato di estorsione in concorso, furto e rapina, c’è invece l’ex direttore della discoteca. Questo, difeso dall’avvocato Luca Greco, comparirà mercoledì prossimo davanti al giudice insieme al complice.
Un complice, secondo gli investigatori, legato alla criminalità organizzata calabrese, sbarcato in riviera per riciclare i soldi della malavita. E uno degli obiettivi sarebbe stato proprio il Pascià, locale appetibile per ‘investire’. Certo è che l’uomo, un milanese di 43 anni, riesce ad agganciare l’allora direttore del locale, 44 anni, domiciliato a Riccione, e insieme decidono di far ‘sparire’ la costosissima Ferrari che il titolare del Pascià tiene parcheggiata nel cortile della discoteca. Il secondo ha naturalmente le chiavi del cancello, e una volta entrati, secondo la ricostruzione degli inquirenti, chiamano il carro attrezzi sostenendo di avere perso le chiavi della macchina. Il titolare dell’officina non ha motivo di sospettare nulla, carica la Ferrari e la porta via. A quel punto però c’è da trovare davvero le chiavi dell’auto, e il milanese ‘risolve’ il problema spianando una pistola in faccia a un collaboratore del gestore del Pascià, costringendolo a consegnargli chiavi e scheda magnetica della macchina.
Il piano funziona e di lì a poco la ‘Rossa’ sparisce da Riccione. Quando scatta l’allarme è ormai troppo tardi, ma grazie al gps l’unica cosa che gli investigatori sono riusciti a scoprire fino ad ora è che l’auto si trova attualmente in Siria. A detta del confidente che avrebbe rivelato agli inquirenti i retroscena di questa incredibile storia, la Ferrari sarebbe stata rivenduta a una fantomatica organizzazione di arabi che una volta venutane in possesso, l’avrebbe dotata di targhe diplomatiche ed esportata nei paesi medio-orientali. Nell’ambito di questa stessa indagine, gli inquirenti accertarono anche che la criminalità organizzata, sempre di stampo calabrese, aveva cercato di mettere le mani anche su un noto ristorante della zona. Il titolare aveva infatti ricevuto pesanti minacce affinchè cedesse parte delle quote del suo locale. In caso contrario, l’avevano avvertito, avrebbero appiccato il fuoco al locale. Il Resto del Carlino