Dopo mesi di indagini silenziose e mirate, la Squadra Mobile di Rimini ha rintracciato il presunto autore del violento accoltellamento avvenuto il 20 dicembre scorso nei pressi della mensa dell’Opera di Sant’Antonio, in via della Fiera. Si tratta di un uomo di 44 anni, di origine albanese e senza fissa dimora, attualmente indagato per lesioni aggravate dalla Procura di Rimini.
L’aggressione era avvenuta al termine di una discussione banale, scoppiata tra due senzatetto in attesa della cena. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, a innescare il tutto sarebbe stato l’atteggiamento prevaricatore del 44enne, che avrebbe preteso di saltare la fila e imposto il proprio punto di vista durante una discussione surreale su chi dei due avesse maggiore esperienza carceraria.
Dalle parole si è rapidamente passati ai fatti: l’aggressore avrebbe estratto un coltello colpendo cinque volte la vittima, un uomo polacco di 41 anni, ferendolo al fianco e al braccio sinistri. Nonostante la gravità delle ferite, l’uomo era riuscito a trascinarsi all’interno della mensa, dove è stato subito soccorso da un volontario. Dopo il primo intervento all’ospedale Infermi di Rimini, era stato trasferito d’urgenza al Bufalini di Cesena per essere operato.
Il responsabile, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, si era immediatamente dileguato facendo perdere le proprie tracce. Ma gli uomini della Mobile, coordinati dal commissario capo Marco Masia, hanno continuato a lavorare sottotraccia. A fare la differenza sono stati alcuni elementi chiave: le immagini parziali catturate dal sistema di videosorveglianza della mensa, la testimonianza diretta di un presente e, soprattutto, il riconoscimento fotografico effettuato dalla stessa vittima.
Dopo quasi quattro mesi, il cerchio si è chiuso. Le indagini hanno portato all’identificazione del 44enne albanese, che ora dovrà rispondere davanti alla giustizia per un gesto brutale e apparentemente privo di qualsiasi logica.
Un episodio che riaccende i riflettori sulle tensioni latenti che possono esplodere anche nei luoghi nati per offrire accoglienza e sostegno. E che richiama, ancora una volta, l’attenzione sul bisogno di sicurezza e tutela anche nelle aree più fragili del tessuto urbano.