GEMMANO. Ancora frane nella zona di Gemmano. Ormai ogni volta che piove crolla il terreno da qualche parte e la situazione sta diventando critica. Negli ultimi giorni se ne sono verificate altre tre, con conseguente chiusura delle strade in attesa di una soluzione d’emergenza. Sono state chiuse via Moriccio e via Ungaretti, inoltre si è riaperta una frana che era già stata sistemata a Marazzano.
«La frana che si è verificata in via Moriccio, ha isolato alcune case – spiega il sindaco Riziero Santi – è calata di un metro e mezzo una parte della strada verso un dirupo. Il problema ora è che occorre cambiare la rotta alla strada che per il momento è stata chiusa. Domattina (oggi, ndr) mi sento con i tecnici e geologi per decidere il da farsi. Abbiamo chiuso anche la via Ungaretti – prosegue il sindaco – dove è crollata la strada. C’erano avvallamenti, nei giorni scorsi avevamo pareggiato le montagnole perchè non era percorribile. Adesso una nuova frana ha peggiorato la situazione, costringendoci a chiudere la strada. I residenti devono lasciare la macchina giù e proseguire a piedi. In entrambi i casi – sottolinea Santi – ci vuole una variante alla strada. Con i tecnici valuteremo la fattibilità tecnica dell’intervento. Purtroppo la possibilità di effettuare interventi risolutivi dipende dalla fattibilità economica – sottolinea il sindaco – io sto lavorando in somma urgenza, senza soldi, confido nel fatto che poi Regione o Stato mi diano una mano».
Anche in altre aree la situazione è critica: «Si sono riaperte due frane sulle quali eravamo già intervenuti – spiega ancora il sindaco – una è a Marazzano, con la la rupe che sta crollando sulla strada. Anche in questo caso abbiamo dovuto chiudere la strada creando enormi disagi ai residenti e ad un ristorante che si trova nella zona. Per arrivarci bisogna fare un percorso più lungo passando da Gemmano». Insomma la situazione è critica e gli interventi tampone non bastano più. «Non possiamo continuare a lavorare in emergenza, è troppo oneroso e non risolve il problema alla radice. Ci vuole un intervento risolutivo, un vero impianto idraulico del territorio con la costruzione di fossi e una pulizia costante dei corsi d’acqua. Con centomila euro all’anno sarebbe possibile tenere a posto i fossi pubblici. Costerebbe meno un intervento risolutivo rispetto a tanti interventi di emergenza provvisori». Corriere Romagna