«È VERO, ho detto che alle ragazze di oggi non piace raccogliere i palloni a fine allenamento, in compenso sono ossessionate dall’ultimo cellulare. Ma la mia non è invidia, non mi piace far la parte della zia zitella».
Francesca Piccinini come Gigi Buffon. Il portierone parlò di ‘frattura generazionale’ dopo il flop ai mondiali del 2014. Lei, la ‘Picci’, da quasi vent’anni icona dello sport italiano al femminile, campionessa del mondo di volley nel 2002, ha scatenato un bel putiferio. Rimproverando alle giovanissime colleghe la scarsa propensione, per usare un eufemismo, allo spirito di sacrificio. «Ma non ho mai parlato di un conflitto insanabile – sorride la affascinante pallavolista –. Anzi, il mio discorso semmai era rivolto alla categoria dei genitori».
Occhio che qui rischiamo di farci altri nemici, cara Francesca.
«Eh, ma almeno stavolta vorrei provare a spiegarmi bene».
Prego.
«Il mio discorso riguarda il modello di educazione».
Non funziona più?
«Temo meno di una volta. Venti anni fa non leggevamo di papà che si picchiano alla partita dei figli. Adesso invece capita».
Il cattivo esempio viene dall’alto.
«Beh, un po’ tutti conosciamo genitori che se il ragazzo va male a scuola invece di rimproverarlo si presentano in classe e fanno una scenata alla professoressa».
Accade anche nello sport?
«Io sono contraria alle generalizzazioni e infatti mi dispiace che mi abbiano fatta passare per una nemica delle teenager. Credo piuttosto sia giusto insegnare ai minorenni che non tutto è dovuto, che le vittorie si conquistano soffrendo, che il sudore è la premessa di ogni impresa».
E chi le deve trasmettere tutte queste cose?
«I genitori in famiglia, gli insegnanti a scuola, gli allenatori in campo o in palestra».
Insomma, serve una rivoluzione culturale.
«Non è una questione di etichette, a metterle quelle sbagliate provvedete voi giornalisti».
Ma è vero che le compagne di squadra se la sono presa?
«Per niente, è una falsità. Hanno capito lo spirito positivo del mio discorso».
Nessuna ha reagito con fastidio alle frasi di una vecchietta, si fa per dire, del volley?
«No, no. Tra l’altro io spero di essere presto convocata in nazionale per il torneo di qualificazione olimpica, ho ancora tanta voglia di giocare assieme a ragazze che hanno quasi vent’anni in meno di me. Ho un problema fisico ad una spalla ma mi sto rimettendo a posto».
Sono i malanni dell’età, cara Francesca. Alle minorenni non succede.
«Forse, comunque a Rio mi piacerebbe vincere una medaglia insieme a loro».
La Stampa