SE GNASSI venisse rinviato a giudizio, «dovrebbe ritirarsi dalla corsa a sindaco». Sempre che «il giudice non decida di non mandarlo a processo». Inevitabile che i fari di Movimento 5 Stelle e centrodestra siano puntati tutti su di lui, ora che la Procura ha chiesto (per il sindaco e altri 18 indagati) il rinvio a giudizio. La campagna elettorale è già iniziata e la vicenda di Aeradria non potrà non condizionarla. «Il rinvio a giudizio sempra la conferma di un sistema politico, perfettamente intrecciato fra palazzi, affari e industria, per usare denaro pubblico con sconcertante leggerezza e mantenere le posizioni acquisite – attacca l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Marco Affronte – Un modo di fare vergognoso che anziché risolvere ha ingigantito i problemi. Come sarà possibile ricandidarsi, per un sindaco rinviato a giudizio per associazione a delinquere? Non dico dal punto di vista legale, ma morale. I riminesi dovrebbero sentirsi offesi. Gnassi, se avesse dignità, si ritirerebbe dalla corsa alla rielezione, a meno che il giudice non decida di non mandarlo a processo».
«Oggi – gli fa eco Gennaro Mauro, capogruppo del Pdl riminese – a essere messa in discussione è tutta la classe dirigente Pd, accusata di aver messo in atto una serie di condotte illegali per celare il forte indebitamento di Aeradria. Siamo del parere che il Pd riminese debba chiedere a Gnassi il ritiro della sua candidatura a sindaco nell’ipotesi di rinvio a giudizio». Ci va giù ancora più pesante Natale Arcuri, segretario di Noi Riccionesi (la lista civica del sindaco Renata Tosi). «Le accuse della Procura sono devastanti», e secondo Arcuri «richiedono agli indagati l’immediato passo indietro da ogni carica e da ogni responsabilità politica ed istituzionale».
Resto del Carlino