Rimini nel mirino dei dazi USA: l’export trema, allarme per 373 milioni di euro, Confindustria Romagna: subito aiuti Ue

Mentre le tensioni commerciali tra Europa e Stati Uniti tornano ad accendersi, Rimini si ritrova in prima linea tra le province italiane più esposte ai nuovi dazi varati da Washington. Secondo le stime più recenti, infatti, oltre 373 milioni di euro di esportazioni riminesi verso gli USA rischiano di finire sotto scacco. Una cifra che pesa non poco sull’intero bilancio della Romagna, dove le esportazioni totali verso il mercato americano valgono 1,14 miliardi di euro.

A preoccupare di più sono gli effetti a catena su settori strategici per il territorio: automotive, meccanica, alimentare e farmaceutico. Ambiti in cui le imprese locali vantano eccellenze riconosciute a livello internazionale, ma che potrebbero trovarsi improvvisamente penalizzate da barriere commerciali difficili da assorbire.

“Romagna a rischio dazi per 228 milioni”

Le previsioni non lasciano spazio all’ottimismo: la sola Romagna, in caso di piena applicazione delle tariffe doganali statunitensi, rischia 228 milioni di euro in nuove imposte. Una mazzata che andrebbe a colpire duramente la ripresa economica post-Covid, già messa a dura prova dall’inflazione e dall’instabilità geopolitica globale.

A lanciare l’allarme è Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna, che sollecita un cambio di passo a livello europeo: “Non possiamo rimanere fermi. Servono subito nuove intese commerciali e una politica monetaria più reattiva”, è il messaggio che lancia a Bruxelles.

Si guarda alla BCE e agli accordi UE-USA

Tra le richieste più urgenti, Bozzi cita un taglio dei tassi di interesse da parte della BCE, per sostenere la competitività delle imprese europee in un momento di grande incertezza. Allo stesso tempo, invoca una nuova stagione di accordi bilaterali tra Europa e Stati Uniti, in grado di scongiurare un’escalation protezionistica dagli effetti potenzialmente devastanti.

Nel frattempo, cresce l’apprensione tra le imprese riminesi, molte delle quali hanno nell’export verso gli USA una voce fondamentale del proprio fatturato. Il rischio concreto è quello di una frenata brusca degli scambi, con inevitabili conseguenze su occupazione, investimenti e tenuta dell’intero sistema economico locale.