Immaginate un incubo che si insinua nella vita quotidiana, un pericolo nascosto dietro lo schermo di uno smartphone. È ciò che hanno affrontato due genitori toscani quando si sono accorti che la loro figlia adottiva, una sedicenne dell’Est Europa, stava scivolando in un vortice oscuro. Non era solo una fase adolescenziale: era una trappola. Nell’inverno del 2018, la ragazza iniziò a vivere incollata al telefono, isolandosi dal mondo reale. Non usciva più, era sempre taciturna, e a scuola si addormentava in classe. Una notte, scoprendola ancora sveglia a chattare sotto le coperte, i genitori decisero di agire: le tolsero il cellulare, scatenando una reazione furiosa. Ma non si arresero.
Quel gesto fu solo l’inizio. Insospettiti dai suoi comportamenti sempre più strani, marito e moglie trovarono il coraggio di indagare. Con una scusa, presero il telefono della figlia e scoprirono l’incredibile: un uomo di 66 anni, residente a Rimini e originario della Sicilia, si era spacciato per un affascinante 18enne in una chat erotica. Aveva guadagnato la fiducia della minore, convincendola a inviargli centinaia di foto intime. Tra loro si era creato un legame morboso: la ragazza, manipolata, era pronta a soddisfare ogni sua richiesta. Se non rispondeva subito ai messaggi, lui la minacciava di morte, arrivando a scoprire persino il numero di casa e l’indirizzo della famiglia.
I genitori, disperati, cercarono di farle capire la gravità della situazione, ma ogni tentativo sembrava inutile. Così, decisero di denunciare tutto alla Polizia Postale. Temendo ritorsioni, si trasferirono in un’altra città. L’uomo, resosi conto di aver perso il controllo sulla ragazza, provò a raggirarla ancora, fingendo una nuova relazione con frasi come: “Vattene pure, tanto adesso nella mia vita c’è un’altra”. Ma era troppo tardi: le indagini avevano già identificato il 66enne, ora a processo al tribunale di Rimini per detenzione di materiale pedopornografico, un caso seguito dalla Dda di Bologna.
L’imputato, che si definisce un artista di strada e che è difeso dall’avvocato Gianluca Oddo di Firenze, è attualmente irreperibile e non si è mai presentato in aula. L’istruttoria si chiuderà il 17 ottobre, con la testimonianza della vittima, oggi maggiorenne, che per anni ha lottato contro crisi di panico, supportata da un percorso psicologico. I genitori, però, hanno scelto di non costituirsi parte civile.