Rimini. Pucci. ‘Le donne? Favori agli amici’

pucci 2«PROCURAVO le donne solo per fare dei favori ad alcuni amici, non ho bisogno di guadagnarmi la vita in quel modo. Io ho la possibilità di vivere di rendita». Così si è difeso ieri mattina davanti al gip, Vinicio Cantarini, durante l’interrogatorio di garanzia Marco Cappelli, più conosciuto come Pucci, il riminese di 60 anni direttore di sala del night riccionese ‘La Perla’, arrestato nell’ambito dell’inchiesta «Ubris» insieme a Luca Lombrini, Vittorio De Leo e Rodolfo Luciani, accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione all’interno dello stesso locale. Cappelli (assistito dagli avvocati Marco Ditroia e Valentina Broccoli), ha anche spiegato il ruolo che aveva all’interno del locale e che si era licenziato a fine dicembre del 2014. Per quanto concerne i due episodi di favoreggiamento della prostituzione, Cappelli ha respinto anche quell’accusa: «Io ho solo chiamato un’amica dicendo che un mio conoscente cercava una ragazza, niente di più. Ripeto, non devo guadagnare sulla pelle altrui. Ho fatto quella telefonata per aiutare due persone», ha detto. E, tramite i suoi legali, Cappelli ha portato al giudice una visura catastale dove risulta possessore del 20% di quote di una azienda riminese.
Gli avvocati hanno chiesto per Cappelli la revoca della misura degli arresti domiciliari. Si è, invece, avvalso della facoltà di non rispondere il faentino Vittorio De Leo (difeso dall’avvocato Nicola De Curtis). Ha invece, parlato Rodolfo Luciani (difeso dagli avvocati Piero Ippoliti e Carola Mecatti), dichiarandosi completamente estraneo alle accuse. Secondo quanto raccontato davanti al gip Cantarini, le ragazze che si allontanavano dal night, provocavano al locale un danno economico non lavorando all’interno. Da qui, sempre stando a Luciani, il ‘risarcimento’ che le ragazze pagavano per la loro assenza. «Un night funziona perchè le ragazze intrattengono i clienti e li spingono a consumare. Se le entreneuse si allontanano, niente più consumazioni al bar e niente guadagno. Ma di prostituzione neanche a parlarne. Quei soldi non erano il pagamento di prestazioni sessuali, sia chiaro», si è giustificato. Per lui i legali hanno chiesto la revoca degli arresti domiciliari.
Luca Lombini (assistito dall’avvocato Nicola De Curtis), tuttofare del locale fino al giugno scorso, ha invece ammesso di essere un consumatore di sostanze stupefacenti, ma non di avere nulla a che fare con il giro di ragazze. L’albanese Aurel Mekuli (difeso dall’avvocato Ditroia), accusato di spaccio di sostanze stupefacenti, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Resto del Carlino

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