È boom di assunzioni nella ristorazione, ma trovare personale preparato sta diventando una vera sfida. A lanciare l’allarme è Confesercenti Rimini, che fotografa un settore in ripresa ma frenato da un forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.
Dai bar ai ristoranti, passando per catering e mense, i numeri parlano chiaro: nel 2024 il comparto ha superato a livello nazionale i 1,37 milioni di addetti, con un incremento di oltre 82mila unità rispetto al periodo pre-Covid. Un dato incoraggiante, che restituisce dinamismo a uno dei settori più colpiti dalle chiusure pandemiche. Ma dietro la crescita occupazionale si nasconde un problema strutturale: la difficoltà cronica nel reperire figure qualificate.
Quasi una impresa su due – il 49,5% – segnala difficoltà nel trovare candidati adatti. Camerieri, cuochi, pizzaioli, sommelier, chef, direttori di sala: la lista dei profili richiesti è lunga, ma le competenze spesso scarseggiano. A confermarlo sono i dati del sistema Excelsior (Unioncamere-Anpal), secondo cui oltre il 14% delle aziende punta il dito contro la formazione insufficiente dei candidati.
In parallelo, il settore sta vivendo una trasformazione profonda: meno ditte individuali, più società di capitali (+24% in cinque anni), in un processo di selezione naturale che privilegia le strutture più solide e innovative. La sopravvivenza delle imprese è una sfida quotidiana: il 43% di quelle nate nel 2019 ha già chiuso i battenti.
Il paradosso è evidente: i posti ci sono, ma mancano le competenze. Per Confesercenti Rimini la soluzione passa da un investimento serio nella formazione professionale e nel coinvolgimento dei giovani. Serve un patto tra imprese, scuole e istituzioni per costruire un ecosistema del lavoro in grado di affrontare le nuove esigenze del settore.
Il rischio, altrimenti, è che la ristorazione resti vittima del suo stesso successo: in crescita, ma senza le gambe per camminare.