A VOLTE la matematica è un’opinione. Così, un’armata che sulla carta avrebbe la stragrande maggioranza dei voti in Parlamento rimedia una figuraccia che la metà basta. Renzi, Berlusconi, Alfano & co., non riescono a battere i grillini. Un suicidio per quello che appare una pallida ombra del patto del Nazareno: nemmeno uno dei nomi arriva al quorum di 571 necessario per essere eletto alla Consulta. Ne mancano pochi ad Augusto Barbera (536 ) molti in più a Francesco Paolo Sisto (511) e Giovanni Pitruzzella (492) candidati rispettivamente di Pd, FI e spezzoni centristi con Lega e Sel che si astengono.
L’ENNESIMO fallimento – sono quasi due anni che si registrano fumate nere – produce una grande confusione. Renzi reagisce male all’incidente, dal Nazareno filtra che i franchi tiratori (un centinaio) si prenderanno la loro responsabilità davanti al Paese. «Non otterrete niente. Ricordatevi come andò con Violante…». Preoccupato Mattarella che aveva invitato all’unità, irritati i presidenti delle Camere: «Grave la mancata elezione dei giudici», scrivono Grasso e Boldrini. I democratici ci vogliono riprovare subito e martedì, nella nuova seduta comune, giurano che non cambieranno cavallo, convinti –– al pari di FI e Ncd – che sia politicamente corretto andare avanti con la terna impallinata per non darla vinta agli avversari come i cinquestelle che chiedono di ripartire da zero. Il Pd punta a raccattare voti fra i vendoliani o gli ex grillini, gli azzurri a convincere il Carroccio, mentre gli alfaniani tentano di portare a più miti consigli i popolari per l’Italia (Piepoli, loro candidato, ha ottenuto 56 voti).
ORA, scatta la caccia al responsabile: a grattar sotto la superficie, emerge che non ce n’è uno solo ma tantissime categorie di colpevoli. Intanto, gli assenteisti storici, quelli che non vanno mai in Parlamento e sono una cinquantina. Poi ci sono quelli nel Pd cui sta antipatico Barbera perché filo-renziano e presidenzialista: messa sul banco degli imputati la minoranza interna stragiura di non entrarci niente, «non può essere sempre colpa nostra», avvertono Zoggia e Stumpo. Sull’altra sponda, Sisto conta nemici dentro Forza Italia. Meno, forse, di Pitruzzella cui, secondo gli azzurri, nuoce l’amicizia con Schifani. In soldoni: il voto segreto viene usato per lanciare messaggi diretti e obliqui.
È OPINIONE comune, per dire, che dalle alle urne sia stato lanciato un siluro “trasversale” al partito della Nazione. Ed è questo il paradosso della legislatura: quando c’è il voto palese Renzi è il padrone assoluto della scena, ma non appena il voto palese non c’è più tutti i malumori, i fantasmi e le streghe vengono a ballare allo scoperto. Sorridono solo i grillini snobbati che riescono a raccogliere 13 voti in più dei loro (127) su Modugno. Sul candidato Pd Barbera i cinquestelle fanno una croce, meno negativi su Ceccanti che ora sta in panchina. Bersani e i suoi la buttano sul metodo: bisognava avanzare una rosa di nomi per non incappare nel no grillino.
Il Messaggero