
Sono più di 1.300 le persone fermate dalla polizia russa nelle proteste contro la “mobilitazione parziale” ordinata ieri dal presidente russo Vladimir Putin per la guerra in Ucraina: lo riporta l’ong Ovd-Info precisando che al momento ha notizia di 1.307 persone fermate in 39 città della Russia. La città col maggior numero di fermi è Mosca, dove la polizia ha trascinato nelle sue camionette 527 persone. A San Pietroburgo si registrano 480 fermi.
I leader del battaglione Azov che per settimane hanno difeso l’acciaieria Azovstal di Mariupol – il comandante Denis Prokopenko “Redis” e il suo vice Svyatoslav Palamar “Kalina”, sono tra i prigionieri rilasciati dalla Russia. Lo ha reso noto il comandante delle forze speciali ucraine Sergey Velichko che ha pubblicato su Telegram una foto con Redis e Kalina. Lo riporta Ukrainska Pravda. Oltre a Prokopenko e Palamar, è stato liberato anche il comandante della 36ma brigata marina, il maggiore Sergei Volyn. Nella foto pubblicata con loro compaiono anche il capo della direzione principale dell’intelligence Kirill Budanov e il ministro dell’Interno Denis Monastyrsky. L’ex comandante dell’Azov Andrey Biletsky ha scritto sui social: “Ho appena parlato al telefono con Radish, Kalina, tutti hanno uno spirito combattivo e sono persino desiderosi di combattere. Un’altra conferma che Azov è di acciaio. Adesso i ragazzi sono già liberi, ma in un Paese terzo. Rimarranno lì per un po’, ma la cosa principale è già accaduta: sono liberi e vivi”. In una foto pubblicata sul sito della radio ufficiale ucraina Suspline si vede Palamar sorridente mentre parla al telefono.
Nelle ultime 24 ore i bombardamenti russi hanno provocato la morte di 5 civili nella regione di Donetsk: due a Kurakhove, uno a Bakhmut, uno ad Avdiivka, uno a Karlivk, i feriti sono 12. Lo ha reso noto il governatore in esilio Pavlo Kyrylenko, citato dal Kyiv Independent. Kyrylenko ha aggiunto che dal 24 febbraio, data dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, 873 civili sono rimasti uccisi nell’oblast di Donetsk, esclusi Mariupol e Volnovakha.
Intanto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha definito “indecente” la “falsa citazione” da parte del presidente degli Stati Uniti Joe Biden sulle parole di Vladimir Putin sulla “minaccia nucleare”. Lo riporta Ria Novosti. “Quanto al discorso del Presidente degli Stati Uniti, ritengo assolutamente indecente come è iniziato – afferma Zakharova – Il fatto è che avrebbe iniziato a “citare il presidente della Russia. Noi, come sempre, abbiamo iniziato a ricontrollare le parole di Biden. Biden lo ha detto di sicuro, ma il presidente della Russia non l’ha detto”.
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