E’ stato condannato a 20 anni il regista ucraino Oleg Sentsov, 39 anni, accusato di aver preparato atti di sabotaggio e terrorismo in Crimea, dopo l’annessione russa. La sentenza è stata letta a Rostov sul Don dalla corte militare del distretto del Caucaso del Nord. L’accusa aveva chiesto 23 anni. A favore di Sentsov si era mobilitato il mondo della cultura, anche internazionale.
Il regista era stato arrestato a maggio 2014, alcune settimane dopo che un referendum popolare non riconosciuto dalla comunità internazionale aveva deciso il ‘ritorno’ della penisola sul Mar Nero alla Russia. Sentsov, in apertura del processo, il 21 luglio scorso, si è dichiarato innocente e ha definito il suo caso come “politico”, per le sue posizioni anti-russe. Insieme a lui, al banco degli imputati vi era anche l’ucraino Oleksandr Kolchenko, che ha respinto ogni accusa, è stato condannato a 10 anni di prigione. Con il regista, erano stati arrestati anche Oleksiy Chyrniy e Hennadiy Afanasyev, anche loro sospettati di pianificare attentati in Crimea e già giudicati colpevoli e condannati a sette anni di reclusione. Il gruppo, secondo gli inquirenti, avrebbe dato fuoco alla sede del partito putiniano Russia Unita a Sinferopoli e alla sede dell’organizzazione filorussa ‘Comunità russa di Crimea’, oltre ad aver pianificato di far saltare in aria una statua di Lenin e di distruggere un memoriale con la fiamma perenne, sempre nella capitale della penisola sul Mar Nero.
Amnesty international ha condannato un “processo spettacolo” “pieno di irregolarità” in una nota prima del verdetto. L’ong aveva chiesto un processo in un tribunale civile e sollecitato la Russia a “indagare su tutte le accuse di tortura e maltrattamenti degli imputati e dei testimoni”. Secondo i legali della difesa i testimoni sono stati torturati per fornire elementi sul coinvolgimento di Sentsov e Kolchenko nelle attività del gruppo di estrema destra ucraino Pravy Sektor, fuorilegge in Russia. Prendendo la parola in aula al termine del processo, Sentsov ha condannato il regime di Mosca. “La vostra propaganda è molto buona, ma c’è anche gente come voi che capisce che non ci sono ‘fascisti’ in Ucraina, che la Crimea è stata presa illegalmente e che i vostri soldati sono nel Donbass”.
Oltre a Sentsov e i suoi compagni, secondo stime del Moscow Times, sono almeno altri 10 i cittadini ucraini detenuti in Russia con accuse che vanno dal terrorismo allo spionaggio, da quando, nel febbraio 2014, il presidente ucraino Viktor Yanukovich è stato defenestrato dalle massicce proteste di piazza nel Paese. Kiev ha denunciato la difficoltà di avere contatti con i suoi connazionali, tra cui vi è anche la pilota “top gun” Nadia Savchenko, accusata di omicidio. La maggior parte di questi detenuti rischia pene superiori ai 20 anni e alcuni hanno denunciato di aver subito torture. Secondo Mark Feigin, avvocato russo della Savchenko ed ex legale delle Pussy Riot, è impossibile sapere il numero esatto di quanti potrebbero essere i detenuti ucraini. Nei giorni scorsi, un tribunale russo aveva condannato a 15 anni di carcere una presunta spia estone suscitando la condanna dell’Unione europea.
La Russia, però, ha negato la presenza sul suo territorio di prigionieri politici. Il portavoce del Comitato investigativo russo, Vladimir Markin, ha dichiarato al quotidiano Izvestia che nè il caso Savchenko, nè quello Sentsov hanno motivazioni politiche e ha bollato le accuse in questo senso come propaganda messa in circolazione dagli Usa.
Fonte: LA REPUBBLICA