Sabato Riccio: Fu lui che trovò il cadavere di Pantani!

 

”Quando entrai in quella stanza – racconta all’ Ansa, un anno dopo, il dirigente della Squadra mobile della Questura di Rimini Sabato Riccio, primo funzionario di polizia accorso sul posto con un altro poliziotto, Giuseppe Lancini – erano circa le 21 e mi si presento’ una scena terrificante: tutto era a soqquadro, il cadavere del Pirata per terra dava la vera dimensione della tragedia, psicofarmaci e residui di stupefacenti

lasciavano immaginare quel che poteva essere accaduto”.  Di fronte a quella scena, l’ uomo fu preso da un sentimento ”di pieta profonda” e davanti agli occhi gli passarono le imprese di Pantani in maglia rosa, scalatore leggendario; il poliziotto, invece, avvio’ subito le indagini e il primo atto fu un attento esame del cadavere, alla presenza del medico legale. ”Marco Pantani – ricorda Sabato Riccio – giaceva nella camera da letto dell’ appartamento D5, al quinto piano del residence. Il cadavere era prono, sul pavimento, alla destra del letto. Indossava solo un jeans con una cintura di cuoio. Al polso sinistro aveva un orologio Rolex con le lancette ferme alle 4.55”. Forse l’ ora della morte del Pirata. Lo sguardo del poliziotto ando’ poi sulla scena che gli si presentava, ”in un silenzio quasi totale”, ricorda. ”Nel disordine generale – racconta – vedemmo scatole di psicofarmaci vuote o semivuote e residui di polvere bianca, che capimmo subito essere cocaina. Trovammo anche alcune lettere scritte da Pantani, di difficile lettura. Ed avemmo subito un quadro chiaro. I risultati dell’ autopsia hanno poi confermato i nostri sospetti”. Pantani – stabili’ il medico legale – mori’ per una intossicazione acuta da cocaina, con conseguente edema polmonare e cerebrale.  Con Rimini e l’ Italia sotto shock che soffrivano la tragedia della morte del campione, la polizia si affretto’ a stabilire cosa era accaduto durante la permanenza del Pirata in quel residence e, attraverso il racconto del personale e di alcuni ospiti della struttura, si arrivo’ presto alla conclusione che Pantani era in preda a gravi crisi depressive, sulle quali si erano inserite anche manie persecutorie. ”Io sono pazzo”, disse il Pirata, incontrando un vicino di camera. ”Posso riferire che il comportamento tenuto nella circostanza da Pantani mi e’ apparso confuso e le frasi da lui proferite apparivano prive di logica connessione”, racconto’ alla polizia un’ altra persona che aveva incontrato in corridoio il Pirata, il quale, con un terzo ospite, prima di lasciarsi andare al tragico presagio di morte, disquisi’ in modo incomprensibile dell’ ”essere o non essere”. ”Sono state, poi, le stesse circostanze che hanno portato al ritrovamento del cadavere ¿ ricorda il dirigente della Squadra Mobile di Rimini – a svelare la condizione di profonda crisi nella quale si trovava il ciclista”. Quel tragico 14 febbraio Pantani chiese per telefono un intervento del personale del residence, in quanto, disse, vi erano delle persone che gli davano fastidio. Due addetti dell’ albergo salirono al quinto piano, ma non trovarono nulla di strano. Bussarono alla camera del Pirata, ma questi non rispose. Poco dopo Pantani telefono’ ancora in portineria, ribadi’ che alcune persone gli davano fastidio e, con voce ansiosa, invito’ a chiamare i carabinieri. L’ addetta, nel timore che Pantani stesse male, tento’ di entrare nella camera usando una chiave di riserva, ma non vi riusci’ perche’ il Pirata si era barricato, sistemando un mobile dietro alla porta. Dall’ interno, Pantani urlo’ alcune parole incomprensibili, poi seguirono rumori di altri mobili che venivano spostati, infine un silenzio lungo un pomeriggio. ”Poco prima delle 21 – racconta Sabato Riccio – su autorizzazione del titolare del residence, un altro addetto forzo’ la porta, riusci’ ad introdursi nella camera e trovo’ Pantani morto accanto al letto”. Da allora, ”i miei uomini, tutti bravissimi poliziotti ¿ conclude il dirigente della Squadra Mobile – hanno lavorato in silenzio giorno e notte per diversi mesi. Alla fine siamo riusciti a consegnare all’ autorita’ giudiziaria le persone che, cedendogli ripetutamente cocaina, hanno navigato nel grave stato di crisi di Pantani, fino a spingerlo nel vortice della morte”.

Fonte Ansa

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