CORRE veloce, Matteo Salvini. Ieri ha percorso tutta l’Italia: Umbria e Roma al mattino, Milano e Varese al pomeriggio. E con la stessa velocità con cui si smarca dalla candidatura a sindaco di Milano, si prepara a cambiare faccia al movimento. Alle amministrative ci saranno due liste, la lista Lega e Noi con Salvini. Ed è la preparazione al nuovo movimento nazionale con cui l’altro Matteo si prepara a rottamare il vecchio apparato del Carroccio. L’ha detto chiaramente ieri ai suoi militanti riuniti per il congresso provinciale di Milano: «Cosa farà la Lega? Dovrà decidere se e come crescere, se affrontare sfide più grandi, se cambiare o restare così». Per questo il lumbard che ormai è definitivamente lanciato verso la corsa a premier convocherà un congresso federale tra febbraio e marzo. Ed è lì che si deciderà il destino della Padania, un Santo Graal che i leghisti non hanno mai trovato, pur illuminati dal Sole delle Alpi. Perché se si vuole creare un potente movimento di centrodestra destinato a scalzare Matteo Renzi, bisogna sacrificare l’articolo 1 dello Statuto della Lega, già proprio quello sull’indipendenza della Padania, sul cui altare generazioni di leghisti duri e puri hanno immolato la loro carriera politica.
IL costituzionalista Giuseppe Valditara, ex parlamentare di An, Pdl e Futuro e libertà, vicino a Gianfranco Fini, un tempo nemico della Lega di Bossi, sta studiando il programma di governo di Salvini per le future elezioni politiche. E non è un caso, visto che della vecchia Lega il nuovo partito può avere poco o nulla se vuole aggregare il centro-sud dell’Italia. Il senatore bresciano Raffaele Volpi coordina il gruppo di tecnici ed esperti che lavorano intensamente. Sorveglia tutto Giancarlo Giorgetti. E vengono fatti anche sondaggi interni per capire quanto la militanza leghista sia pronta a un così radicale cambiamento.
Certo l’instancabile segretario della Lega non ha intenzione di usare, contro Pd e alleati, il vecchio spadone del guerriero di Giussano. Ma la base lo seguirà?
IL MESSAGGERO