Abbiamo sentito, anche questa settimana, ripetere la solita filastrocca anche stavolta: “È un passo per il futuro”, “Non possiamo restare isolati”, “Più Europa è meglio”.
La questione dell’Accordo di Associazione tra San Marino e l’Unione Europea ha offerto a tanti politici l’ennesima occasione per dirci quanto sarà tutto bello, giusto, inevitabile. Ma a ben vedere, nessuno è sceso nei dettagli. Nessuno ci ha detto cosa San Marino dovrà davvero fare per entrare nel “club” del Mercato Unico. Nessuno ha parlato dei costi, delle rinunce, delle clausole vincolanti.
A parte, come abbiamo visto, che già posssiamo esportare e vendere dove e come vogliamo sia in Europa che nel mondo e addirittura in USA con dei dazi più bassi dell’Europa.
E allora viene spontaneo chiedersi: ma lo sanno davvero, questi politici, cosa c’è scritto nell’accordo?
L’impressione, netta, è che no, non lo sanno. Si limitano a ripetere slogan confezionati, e fra poco li vedremo scattare foto con la bandiera blu a stelle dorate, a scrivere comunicati fotocopia in cui l’unico messaggio è “firmeremo, dunque siamo bravi”.
Ma l’accordo non è uno slogan. È un trattato internazionale che non è ancora in essere. E dentro c’è scritto che San Marino dovrà recepire 25 interi capitoli dell’acquis comunitario: norme su ambiente, appalti, concorrenza, sicurezza alimentare, trasporti, energia, sanità, lavoro, banche, finanza. Dovremo adottare le direttive, i regolamenti, le procedure, i meccanismi di controllo.
TUTTO VERRA’ STRAVOLTO E DIVENTEREMO UNA COLONIA EUROPEA
Non una volta sola, ma continuamente, man mano che l’UE aggiorna il proprio diritto.
Questa è la verità che nessuno ti dice!
In cambio avremo l’accesso alle “quattro libertà” del Mercato Unico e dovremo pure ringraziare. Ma non è che prima fossimo chiusi in un bunker. Le nostre aziende già esportano, con l’accordo doganale le problematiche sono assenti, il nostro sistema è da tempo interconnesso con quello europeo. Qual è il vantaggio reale di questo pseudo salto ulteriore? E qual è il prezzo?
Nessuno lo dice. Forse perché nessuno vuole dirlo.
Meglio lanciare la retorica del progresso europeo, che tanto funziona sempre anche se ora un po’ meno visto le condizioni del vecchio continente: chi osa mettere in dubbio viene subito accusato di essere “contro l’Europa”, come se volesse il ritorno ai confini con il filo spinato. In realtà, voler capire prima di firmare è solo buon senso. Ma oggi sembra un atto di lesa maestà.
Voler capire è considerato un crimine da chi non ha letto nulla e poco ha capito di cosa sia questo Accordo di Associazione.
C’è anche un altro aspetto, che pochi osano sottolineare: l’uso politico dell’accordo da parte di chi è al potere. Firmare l’accordo con l’UE, anche senza sapere bene cosa comporti, fa curriculum. Dà una patina di credibilità europea. Serve a restare seduti sulla poltrona magari nel governo o nella maggioranza, che è la loro cosa più ambita. Serve a dire “noi siamo moderni”, “noi siamo internazionali”, “noi abbiamo fatto la storia”. Ma a quale prezzo, per il Paese?
San Marino ha il diritto e il dovere di avere una classe dirigente che non firma sulla base di suggestioni, ma sulla base di analisi. Una classe politica che non recita filastrocche nei comunicati, ma studia, approfondisce, spiega, informa. Una politica che non teme il dissenso, ma lo accoglie come stimolo democratico ed il Referendum richiesto dalla base deve essere solo un’occasione di approfondimento in più per confrontarsi su questo argomento.
Anche se penso che L’ACCORDO DI ASSOCIAZIONE sia inutile e solo un aggravio inutile di spese, perchè tantissime cose restano così come sono anche se fra un po’ faranno terrorismo dicendoci che se non firmiamo succede di tutto, dico che va spiegato, discusso, letto.
Altrimenti non è un passo verso l’Europa. È un salto nel buio senza sapere quello che ci può accadere. E non è così che si fa il bene del paese e dei nostri giovani
Marco Severini – direttore GiornaleSM