C’è un dibattito importante che si sta svolgendo fuori dai nostri confini e riguarda un piccolo Stato: Andorra.
Ma in realtà riguarda anche noi, perché il testo dell’Accordo di Associazione tra Andorra e l’Unione Europea è lo stesso identico che stanno cercando di firmare a San Marino.
A raccontare cosa sta succedendo ad Andorra ci ha pensato La Veu Lliure, un giornale andorrano molto attento e ben informato, diretto dall’ottimo giornalista Joel Picón. Negli ultimi articoli pubblicati da quella testata, che ho letto con grande attenzione, si trovano elementi fondamentali per capire la portata reale di questo trattato. Elementi che qui il nostro segretario Beccari non ci fornisce, nonostante i consueti fiumi di parole.
Le informazioni sono riportate in modo serio, documentato, equilibrato, come ci si aspetta da una fonte che fa il suo mestiere senza pregiudizi. E proprio per questo quelle pagine meritano di essere lette e riportate.
Il quadro che emerge è chiaro: l’accordo è tecnicamente avanzato ma politicamente e giuridicamente pericoloso.
Andorra ha già chiuso gran parte dei capitoli tecnici, (San Marino li ha chiusi tutti?) ma restano ancora tre nodi aperti: la supervisione istituzionale, la risoluzione delle controversie, e l’allineamento regolatorio.
In parole povere: chi decide, chi giudica, chi comanda.
Nel frattempo, la Commissione Europea sostiene che l’accordo non è “misto”, e quindi non necessita della ratifica dei parlamenti nazionali. Una posizione che, secondo quanto si legge negli articoli di Carrillo Picón, sta facendo saltare sulla sedia non pochi osservatori, a partire dalla Germania e non solo.
Lì, infatti, il secondo partito del Paese, l’AfD, ha già annunciato che se Bruxelles insisterà con questa impostazione, porterà il caso davanti alla Corte Costituzionale tedesca.
Il deputato europeo Markus Buchheit, in una dichiarazione riportata integralmente dalla stampa andorrana, afferma senza mezzi termini che l’accordo è troppo favorevole per Andorra e troppo oneroso per i cittadini e le imprese tedesche.
E lancia l’allarme: se si concede tanto a un microstato, domani altri seguiranno. Il rischio, dice, è quello di creare una classe privilegiata di “quasi-Stati membri”, che prendono tutto e non danno nulla. Che nei fatti non è vero, in quanto per San Marino l’accordo di Associazione è solo un doppione degli accordi che già abbiamo con l’aggiunta dell’acquis comunitarie, ovvero oltre 7.000 leggi che dobbiamo far nostre!
Ora, che uno condivida o meno la posizione dell’AfD, è un altro discorso. Ma il fatto che il secondo partito tedesco minacci un ricorso alla Corte Costituzionale non può essere ignorato. E invece qui, a San Marino, tutto tace. Nessuno ne parla. Nessuno prende posizione. Nessuno dice ai cittadini che stiamo per firmare un trattato che potrebbe cambiare radicalmente la nostra posizione giuridica, economica e fiscale nei confronti dell’Europa.
Ad Andorra, almeno, il dibattito c’è. E c’è anche chi chiede un referendum. La consigliera Carine Montaner, come si legge negli articoli citati, ha dichiarato che “il referendum si deve fare, entro l’anno, che l’accordo sia misto o no”. E ha denunciato un aspetto inquietante: l’articolo 112 del testo prevede che, in mancanza di opposizione formale, l’accordo può entrare in vigore provvisoriamente. In pratica: se stai zitto, accetti.
Montaner chiede al governo andorrano di rendere pubblica la lettera con cui eventualmente è stato espresso dissenso. Ma, sempre secondo quanto riferisce Carrillo Picón, nessuna risposta è arrivata.
Intanto l’ambasciatore spagnolo ad Andorra, Carles Pérez-Desoy, ha dichiarato che l’accordo non è misto, e che quindi basta il voto del Parlamento Europeo. Posizione confermata anche dalla deputata socialista europea Laura Ballarín.
E allora torno a San Marino. Cosa stiamo aspettando?
Stiamo forse aspettando che l’accordo venga applicato automaticamente anche da noi, senza un voto, senza un referendum, senza che i cittadini sappiano neppure cosa si sta firmando? Vogliamo davvero accettare che l’Europa possa riscrivere le nostre leggi senza neppure passare dal nostro Consiglio Grande e Generale?
Io dico no. Sono totalmente contrario a questo accordo, non solo perché non garantisce nessun vantaggio reale, ma perché ci toglie voce in capitolo. Ci impone regole scritte altrove, senza contropartite vere, e ci mette alla mercé di una macchina decisionale su cui non abbiamo alcun controllo.
San Marino ha già dato abbastanza in questi anni. Ha già subito abbastanza ingerenze, imposizioni, pressioni. Ora basta.
Prima di firmare qualunque cosa, i cittadini devono sapere, devono leggere, devono votare. E se questo non accadrà, allora sì, saremo davanti a un vero attentato alla nostra sovranità.
Andorra, almeno, si sta svegliando. San Marino è ancora sotto anestesia politica, anche se una parte dei cittadini e il Partito Socialista hanno avuto il coraggio e il merito di promuovere tre referendum fondamentali.
È da lì che si deve ripartire: dalla partecipazione, dalla trasparenza, dalla difesa della sovranità. Prima che a decidere tutto, ancora una volta, siano altri. E che sia troppo tardi per dire no.
Marco Severini – direttore GiornaleSM