Vaccini e varianti, siamo in una fase nuova del combattimento, ma anche di nuovi allarmi perché la Delta sta dimostrando un’incredibile capacità di estendersi ovunque. I soggetti più a rischio: i non vaccinati. Chi ha ricevuto le due dosi, rischia quasi niente, e in ogni caso non si ammala.
Prima poi doveva arrivare anche a San Marino, e così avvenuto. Stando alle informazioni ufficiali, i nuovi contagiati non erano vaccinati e hanno avuto contatti fuori confine. Ognuno faccia le considerazioni che vuole, comprese quelle sulle presunte discriminazioni e sulle conseguenze che ne derivano.
C’è del paradossale quando si tocca l’argomento discriminazioni, perché in Italia si sente dire di comitati che si sono attivati in forma legale contro sanitari e rispettive strutture sanitarie che, a loro parere, non hanno preso le misure più opportune nei confronti dei loro familiari, che si sono ammalati gravemente e in molti casi sono morti.
A San Marino, invece, hanno ripreso fiato i no-vax, che vogliono denunciare le istituzioni per la restrizione delle libertà individuali, o che protestano perché un familiare (non vaccinato) non è stato accettato in qualche iniziativa. Sono atteggiamenti in aperto contrasto con le decisioni prese ormai in ogni paese e con le indicazioni scritte addirittura nei Trattati Internazionali, che esplicitano eccezioni proprio per i casi di pandemia. A meno che si voglia negare la pandemia… come fa qualcuno…
Nuovo fronte di discussione è il green pass. San Marino l’ha appena attivato: semplice, facile, scaricabile o stampabile in pochi secondi. Ha due QR code: uno valido per l’Europa, l’altro per il resto del mondo. Un vero strumento di libertà, nel pieno rispetto della privacy di ciascun titolare.
E allora perché si discute? Perché in alcuni paesi, come la Francia, si vuole estenderne l’obbligo per l’accesso in ristoranti, alberghi, cinema, palestre, treni, discoteche, stadi. Insomma, tutti i luoghi chiusi dove è possibile l’assembramento. Chi non ha il green pass, cioè non è immunizzato, rimane fuori. Pare che lo stesso presidente Draghi sia orientato verso questo indirizzo.
Del resto, lo sforzo di tutti i paesi europei, e non solo, è di evitare la quarta fase della malattia, che potrebbe esplodere in autunno, a seguito dell’incremento di contagi che sta avvenendo ormai ovunque. Basti vedere che ci sono ben quattro regioni italiane che possono tornare a breve in zona gialla: Sicilia, Sardegna, Veneto e Campania. Quindi, di nuovo coprifuoco, ristoranti chiusi, strutture sportive chiuse, mascherine obbligatorie anche all’esterno, e via di seguito, con grossi problemi anche per la ripresa scolastica. Alcune città sono addirittura ripiombate in zona rossa. È avvilente, dopo tutto quello che la gente ha passato.
Secondo l’Oms la mutazione ormai è presente in 111 Paesi e cresce al ritmo del +20 per cento in Europa. Nel Regno Unito oltre 42mila contagi in un giorno. Brasile focolaio mondiale. La mappa delle zone più a rischio è sconfortante.
Ad onor del vero, attualmente, sia i ricoveri, sia le terapie intensive, sia i decessi, sono decisamente crollati. Ma il rischio è che, se non si pone un freno al dilagare della variante Delta, l’esplosione potrebbe diventare incontrollabile e, addirittura, potrebbe vanificare lo scudo vaccinale, che oggi è assolutamente efficace.
L’agenzia Onu per la salute prevede che la presenza della variante Delta “continuerà ad aumentare, e che diventerà la variante dominante a livello globale nei prossimi mesi” e giudica “probabile che la maggiore trasmissibilità associata a questa variante si traduca in aumento dell’incidenza dei casi Covid e maggiore pressione sui sistemi sanitari, in particolare in contesti di bassa copertura vaccinale”. Da qui un monito sulla cautela necessaria negli spostamenti in tempi di vacanze: “Mentre i paesi riprendono gradualmente i viaggi internazionali non essenziali – fa notare l’Oms – l’introduzione di misure di mitigazione del rischio per ridurre l’esportazione, l’importazione e la trasmissione successiva di Sars-CoV-2 associate ai viaggi dovrebbe basarsi su valutazioni approfondite condotte in modo sistematico”.
Insomma, una battaglia è stata vinta, laddove le persone si sono vaccinate e dove la campagna vaccinale continua. Ma la guerra non è finita e un armistizio fatto di pacifica convivenza (come avviene con le sindromi influenzali) non trova ancora le condizioni.
Ovunque si legga, o si ascolti, la chiave di volta per eliminare la paura, scongiurare il pericolo di una quarta fase e tornare alla normalità, è il vaccino. Anzi: due dosi di vaccino. Solo pochi giorni fa, due studi condotti in Israele avevano evidenziato una minor efficacia del vaccino Pfizer rispetto alla variante Delta. Per questo, la casa farmaceutica ha messo mano alla terza dose, in grado di aumentare la difesa anticorpale. Che gli Usa non hanno comunque approvato.
Il problema non è la terza dose, almeno al momento, ma è affrontare con le armi giuste una nuova fase del combattimento: convincere tutti a vaccinarsi.
a/f