Si è consumata nella giornata di ieri, mercoledì 9 luglio 2025, una lunga e accesa sessione della Commissione Consiliare Permanente Finanze, Bilancio e Programmazione incentrata su due temi cruciali per la Repubblica: la modifica dello Statuto della Banca Centrale e il progetto di legge sulle emissioni dei titoli del debito pubblico.
I lavori si sono articolati tra seduta pomeridiana e serale, e hanno messo in luce profonde fratture tra maggioranza e opposizioni su metodi, contenuti e soprattutto sul bilanciamento tra potere esecutivo e controllo parlamentare.
Modifiche allo Statuto della Banca Centrale: legge approvata, ma è scontro sulle modalità
Nel pomeriggio è proseguito l’esame del progetto di legge di modifica dell’articolo 10 della Legge 96/2005, lo Statuto della Banca Centrale. Approvati tutti gli emendamenti proposti dal Governo. Le principali novità riguardano:
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L’esenzione della Banca Centrale dal pagamento di alcune imposte dirette
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Una riformulazione del concetto di segreto d’ufficio e di trasparenza, distinguendo nettamente tra attività amministrative (pubbliche) e quelle di vigilanza (riservate)
Le opposizioni, in particolare Repubblica Futura, Rete e Domani Motus Liberi, hanno attaccato con forza l’articolo 1-sexies, ritenendolo eccessivamente estensivo. Nicola Renzi (Rf) ha definito il testo “abnorme” e ha criticato il fatto che venga equiparato al segreto d’ufficio anche personale marginale come gli addetti alle pulizie: “Andiamo a perseguire uno che cambia le cialde del caffè e non pretendiamo la massima riservatezza da chi gestisce dati sensibili”.
Anche Emanuele Santi (Rete) ha espresso dubbi sul ricorso ai decreti delegati, parlando di “delega in bianco” al Governo su una materia delicatissima. “Così si rischia di modificare il segreto d’ufficio in futuro senza limiti”, ha detto, criticando anche la possibilità di svolgere da remoto le riunioni del Consiglio Direttivo della Banca Centrale.
Di parere opposto Sandra Stacchini (Pdcs), secondo cui “questa norma ci consente di allinearci agli standard internazionali” e “garantisce la dovuta riservatezza anche nelle riunioni da remoto”. La maggioranza ha quindi difeso la linea governativa, sostenendo la necessità di aggiornare lo statuto per modernizzarlo e renderlo conforme al percorso di associazione con l’Unione Europea.
La legge è stata approvata con 9 voti favorevoli e 4 contrari. Luca Della Balda (Libera) è stato indicato relatore di maggioranza, Sara Conti (Repubblica Futura) per la minoranza.
Debito pubblico: approvato il progetto di legge, l’opposizione: “Così salta il ruolo del Consiglio”
Nel corso della serata, la Commissione ha proseguito l’esame del progetto di legge sulle “Disposizioni in materia di emissioni di Titoli del debito pubblico”, tema che ha generato il confronto più teso. Il provvedimento, fortemente voluto dalla Segreteria Finanze, mira a regolamentare le future emissioni di titoli, trasferendone la gestione tecnica alla Ragioneria Generale dello Stato e introducendo il regolamento del Congresso di Stato come strumento principale per disciplinare caratteristiche come tassi, durata, modalità di collocamento.
Le opposizioni hanno lanciato un fronte compatto contro gli articoli 3, 4 e 5:
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Articolo 3: il riferimento al bilancio di previsione come unica autorizzazione è stato ritenuto insufficiente. “Con semplici variazioni al bilancio, il Congresso potrà decidere nuove emissioni senza tornare in Aula”, ha accusato Gaetano Troina (D-ML).
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Articolo 4: la sostituzione dei decreti delegati con regolamenti non soggetti a ratifica ha sollevato allarmi su una “rivoluzione copernicana”, secondo Nicola Renzi (Rf), che “spoglia il Consiglio del suo ruolo di controllo”.
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Articolo 5: duramente contestata anche l’introduzione di un fondo di garanzia alimentato da beni pubblici. Le opposizioni hanno chiesto chiarimenti su quali beni possano essere messi in garanzia, sollevando interrogativi sulla compatibilità con la legge che tutela i beni pubblici con maggioranza qualificata.
Renzi ha parlato senza mezzi termini di “ipotecare i gioielli di famiglia”, mentre Troina ha definito “pericolosissimo” affidare l’intera gestione del debito al solo Congresso. “Il debito serve a fare investimenti, non a coprire la spesa corrente”, ha ammonito.
Il Segretario Marco Gatti ha difeso il provvedimento sottolineando che “il 95% del debito deriva dal salvataggio dei depositanti” e che il fondo previsto non conterrà beni fisici, ma risorse accantonate presso la Banca Centrale per garantire l’ammortamento dei titoli a scadenza. “Non stiamo mettendo in garanzia una torre o un ospedale, ma creando strumenti di gestione più professionali e trasparenti”.
Tutti gli emendamenti soppressivi proposti da Rf, Rete e D-ML sono stati respinti, mentre il testo, emendato dalla maggioranza, è stato approvato con 9 voti favorevoli e 4 contrari.
Due visioni del Paese a confronto
I lavori della Commissione del 9 luglio hanno evidenziato due visioni diametralmente opposte: da un lato una maggioranza intenzionata a snellire le procedure, rafforzando l’operatività tecnica dello Stato anche per rispondere agli standard internazionali; dall’altro un’opposizione che denuncia l’erosione progressiva delle garanzie democratiche, chiedendo più trasparenza e il rispetto del ruolo del Parlamento.
Il dibattito su debito pubblico e governance della Banca Centrale è destinato a proseguire anche in Aula, dove si misureranno non solo i numeri, ma anche la capacità delle forze politiche di trovare un punto di equilibrio tra efficienza amministrativa e controllo istituzionale.
I report completi dei lavori di AskaNews:
Commissione Consiliare Permanente III – mercoledì 9 luglio 2025 pomeriggio
Commissione Consiliare Permanente III – mercoledi 9 luglio 2025 sera