Piove (troppo poco) governo ladro. Le precipitazioni di questa settimana, tanto scarse quanto dannose in diverse località, dimostrano quanto fosse stata anacronistica, inopportuna e del tutto inefficiente l’ordinanza di AASS sul risparmio dell’acqua. Primo, perché i consumi devono essere sempre oculati e risparmiosi, visto che ce n’è poca e ce ne sarà sempre meno. Secondo, perché le piogge e la loro mancanza sono il sintomo forse più evidente di un cambiamento climatico sempre più evidente e a quanto pare inarrestabile, dal momento che i governi di tutto il mondo, non sentono questo problema e non hanno intenzione alcuna di porvi rimedio.
La causa del cambiamento del clima è ben nota a tutti: le sempre più consistenti emissioni di CO2 fanno aumentare le temperatura del Pianeta anche laddove non ci sono fabbriche, né auto, ne insediamenti umani.
La concentrazione di CO2 in atmosfera non è mai aumentata così tanto come nel 2024, che non a caso ha registrato un nuovo record delle temperature. Tuttavia, ormai non ci stupiamo più se l’habitat dei ghiacci va progressivamente distruggendosi dal Polo Nord al Polo Sud, ad una velocità che non ci saremmo mai immaginati; o sei ghiacciai alpini sono praticamente scomparsi, dal Monte Rosa al Monte Bianco.
Ma siamo rimasti colpiti dal fatto che l’acqua del mare Adriatico ha toccato e superato i 30 gradi per oltre un mese, provocando il cambio della fauna marina, la proliferazione di mucillaggini e di alghe. Le acque sempre più calde e più acide influenzano in negativo gli equilibri degli ecosistemi marini, questo è il dato.
Inoltre, qualora una perturbazione o un nucleo fresco dovesse penetrare sulle nostre Regioni, magari nella seconda parte dell’estate o all’inizio dell’autunno, l’energia termica accumulata sul mare viene convertita istantaneamente in energia meccanica (vento, nubifragi, grandine) ed energia elettrica (fulmini). In altre parole, la probabilità di avere eventi estremi con un mare così caldo cresce esponenzialmente, qualora si dovessero verificare le condizioni idonee. Ecco la ragione delle bombe d’acqua e delle trombe d’aria, a cui non eravamo affatto abituati perché fenomeni tipici delle aree tropicali.
Messe così le cose, ci preoccupano le conseguenze sul turismo e i danni causati alle strutture balneari, alle abitazioni, agli alberi, alla rete stradale, ma non riusciamo ancora a capire quanto tutto ciò sia il sintomo di una malattia molto grave del nostro ambiente. In sostanza, vediamo gli effetti ma non vediamo le cause.
Pertanto: bisogna abbassare le emissioni di CO2, cioè ridurre l’impronta del carbonio per abbassare le temperature. Su grande scala, la chiamiamo “economia green”; su piccola scala vuol dire mettere in discussione il nostro modo di vivere, di consumare, di pensare. Significa che il cambiamento deve cominciare dalle persone, dai singoli cittadini, che dovrebbero spostarsi usando auto eco-friendly per i tragitti brevi, o sfruttare il car sharing, utilizzare più spesso la bicicletta o i mezzi pubblici, e quando è possibile muoversi a piedi. E poi, ridurre i consumi energetici eliminando gli sprechi di energia elettrica, di gas e di acqua. Tutti dovrebbero adottare la filosofia delle tre “R”: Riduci, Riusa, Ricicla, abolendo il più possibile la plastica o non acquistando i prodotti che non hanno alcuna attenzione ecologista al packaging.
I governi di tutto il mondo ci assicurano di continuo sulle loro intenzioni di invertire la rotta dello sviluppo sfrenato, poi vediamo che proprio sulle energie si innestano le tensioni geopolitiche più gravi e pericolose. Ma anche il governo di un piccolo Paese come San Marino, che comunque non potrebbe mai intervenire sulle dinamiche produttive mondiali, non brilla per sentimenti ecologisti. Ad ogni legislatura abbiamo sentito le più belle e consolanti dichiarazioni sull’attenzione all’ambiente ma non si vedono ancora soluzioni in materia di rifiuti solidi urbani, che vanno tutti all’inceneritore e non verso un percorso di recupero delle materie prime/seconde. Non si vedono atti pratici conseguenti all’intenzione di avviare progetti per l’autosufficienza energetica, come potrebbero essere eventuali convenzioni con i grandi impianti eolici o fotovoltaici. Non si vedono progetti per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione delle risorse idriche interne. Si buttano milioni di euro in progetti senza alcun ritorno pratico (non li elenchiamo per carità cristiana, ma li conosciamo tutti), poi non ci sono i soldi per le cose veramente serie ed utili a tutta la comunità. Per questo, il primo passo, almeno sul fronte del risparmio delle energie e dell’acqua, tocca ai cittadini. Perché siano essi un esempio ed un monito anche per la politica.
Angela Venturini