Neni Rossini (Anis): “E innegabile che la cosiddetta svolta sia molto- molto collegata al fatto che Monaco e Svizzera abbiano espresso le stesse problematiche. Prima che quei due Paesi si muovessero infatti non avevamo avuto particolari risposte”
Il cosiddetto caso targhe continua a tenere banco in un quadro che sembra farsi ogni giorno più complicato per le tante casistiche che stanno venendo in luce non soltanto a San Marino. Questo mentre almeno per i frontalieri si starebbe profilando una soluzione concreta. Ne abbiamo parlato con il presidente di Anis, Neni Rossini.
Presidente, a che punto è il cosiddetto caso targhe?
“Ci auguriamo che manchi poco, anzi pochissimo a una soluzione. Abbiamo infatti alcuni segnali che fanno pensare che siamo in dirittura d’arrivo. Certo non conosciamo la tempistica nel dettaglio ma dicono che il provvedimento sia già pronto per essere emanato nelle prossime settimane. Ciò consentirebbe di ripristinare la normalità per quanto riguarda i lavoratori frontalieri che utilizzano i mezzi aziendali per lo svolgimento della propria mansione. D’altronde i vigenti accordi di buon vicinato già regolamentavano chiaramente questa fattispecie. Da quando il problema si è manifestato è trascorso troppo tempo nel corso del quale diverse nostre aziende sono state messe in grande difficoltà”.
Anis si è mossa direttamente?
“Sì assolutamente, rispetto all’azione politica noi ci siamo mossi in maniera parallela contattando direttamente le ambasciate dei rispettivi Paesi e i vari ministri italiani competenti per incidere su una risoluzione più tempestiva. Nelle nostre comunicazioni abbiamo evidenziato che la soluzione poteva essere ricercata nelle convenzioni e negli accordi già esistenti, che hanno valore di leggi speciali e quindi superiore a quelle ordinarie. Si tratta di difendere e tutelare il lavoro e le imprese, perché è paradossale che questo decreto nato per colpire situazioni di abuso abbia di fatto messo in difficolto le aziende e i loro dipendenti che lavorano nel solco della legalità e sono perfettamente in regola. Della nostra azione abbiamo sempre informato la Segreteria di Stato per gli Affari Esteri in modo da essere allineati e coordinati. Nelle ultime settimane, vista la gravità della situazione, con mezzi di nostre aziende fermi nella vicina Rimini (penso alla Cotes ma di esempi ce ne sono altri), abbiamo intensificato le comunicazioni”.
Quanto hanno pesato Monaco e Svizzera su questa possibile soluzione?
“È innegabile che la cosiddetta svolta, che una soluzione stia finalmente arrivando, sia collegata al fatto che anche Monaco e Svizzera abbiano espresso le stesse problematiche. Così come è stato stimolato da più parti l’intervento di politici italiani che hanno perorato la causa dei lavoratori frontalieri”.
Si possono quantificare i danni sul sistema economico?
“Come le dicevo abbiamo automezzi aziendali bloccati e ditte che hanno rinunciato a commesse di lavoro per paura di incorrere, pur in regola, nelle sanzioni del decreto sicurezza. Considerando che in questo momento il sistema economico sammarinese è in sofferenza, avremmo piuttosto bisogno del contrario, e cioè di tutela del lavoro e rispetto di un principio di diritto. Il colpo inferto al nostro equilibrio economico è stato forte, ma avrebbe potuto esserlo ancor di più senza la circolare del Ministero degli Interni italiano che invitava la Polizia Stradale a tener conto della particolare situazione di San Marino in relazione anche agli accordi bilaterali esistenti. Nelle nostre azioni e comunicazioni al riguardo, abbiamo tenuto alta l’attenzione sul lavoro, proprio perché il decreto sicurezza prevedeva espressa deroga per le imprese dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo, mentre affrontare la questione relativa alle persone fisiche dei privati spetterà alla politica”.
A proposito di colpi inferti al Paese, come giudica quelli che hanno messo a dura prova la sua reputazione?
“Di sicuro le notizie negative non ci aiutano. La fiducia in ogni caso va recuperata con i fatti, penso alle riforme che si devono portare avanti, sia per chi sta dentro sia per chi ci guarda da fuori. Sappiamo bene quanto una notizia negativa possa fare più scalpore di tante positive. Ma San Marino, per chi lo conosce, non è solo quello che abbiamo letto sulla stampa italiana. La sfida oggi è risolvere le criticità e sviluppare le potenzialità, oltre ad alcune eccellenze di cui già andiamo fieri”.
Come pretendere di non essere messi alla berlina se parliamo solo di trenini volanti e dirigibili?
“Questo è il rischio di quando non ci si focalizza sulle priorità del Paese. In questo momento le priorità son molto chiare, tutti i discorsi che non riguardano le priorità sarebbero da trattare in modo diverso e anche in tempi differenti. È necessario un piano e che le cose vengano gestite con metodo e per priorità, tutto quel che esula e rischia di risultare fantasioso ed estemporaneo fa perdere di vista l’obiettivo fondamentale del futuro del Paese, la situazione contingente impone di essere particolarmente concreti, prudenti e realisti”.
Olga Mattioli, RepubblicaSM