Il progressivo invecchiamento della popolazione ha determinato un aumento dei pazienti con elevata complessità clinica, sociale ed assistenziale, solitamente con un drastico aumento di patologie e sindromi croniche ed un progressivo aumento della prevalenza di “multimorbilità”. Infatti da recenti indagini statistiche la presenza di due o più patologie caratterizza il 75% dei sessanta cinquantenni e certamente interessa la quasi totalità degli ultraottantenni. La diretta conseguenza delle multipatologie è la prescrizione di un elevato numero di farmaci, che prende il nome di “polifarmacoterapia”, dovuta ad una sommatoria di visite specialistiche delle quali agisce in autonomia e non considera la complessità clinica del paziente.
La prevalenza della polifarmacoterapia, come sostiene il Dott. Carlo Renzini, Presidente ASGG, aumenta con l’avanzare dell’età con frequenze maggiori nel contesto degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali, con un numero medio di farmaci di 7,4 nel gruppo di età 80-84 anni. Il buon uso o meglio l’uso appropriato dei farmaci negli anziani è pertanto un tema fondamentale in medicina geriatrica data la maggiore vulnerabilità di questa popolazione agli effetti avversi e alle interazioni farmacologiche, perché con l’età si verificano cambiamenti fisiologici che influenzano l’assorbimento, distribuzione, metabolismo ed eliminazione dei farmaci. Infatti la polifarmacoterapia in un organismo anziano con varie patologie e deficit funzionali multipli aumenta la probabilità che si verificano reazioni avverse, interazioni-farmaco-malattia.
Gli anziani tendono a sviluppare reazioni avverse a farmaci 7 volte più frequente rispetto ai giovani e secondo l’OMS vi sarebbe un inappropriato trattamento in circa la metà dei pazienti anziani. In una strategia terapeutica, raramente i medici scelgono in una prima linea un approccio non farmacologico con consigli di stili di vita da incentivare per migliorare le abitudini nutrizionali e le attività fisiche e psichiche. A tutto questo vanno aggiunti l’”autoprescrizione” e il consumo di prodotti da banco (integratori e nutraceutici).
Tutto ciò ha portato alla identificazione di farmaci, basato sulla riduzione del numero stesso dei farmaci assunti, con una finalità di ottimizzare il bilancio rischio-beneficio della terapia farmacologica, in cui si valutano gli eventuali potenziali effetti negativi che superano i benefici e che va sotto il nome di “Deprescrizione” che trova la sua collocazione nell’ambito di una medicina personalizzata e che tenga conto della complessità, caratteristica del paziente anziano.
È un compito doveroso del medico di famiglia, il geriatra e di tutti i medici delle varie specialità nell’implementare la Depriscrizione e stabilire un progetto individualizzato, con obiettivi di cura, livello di autonomia ed aspettative di vita. In definitiva gli interventi per ridurre la polifarmacoterapia ed ottimizzare il trattamento devono essere basati su una valutazione multidimensionale del paziente ed un approccio multidisciplinare, con il coinvolgimento attivo del paziente e del familiare o caregiver per identificare una prescrizione inappropriata al fine di adottare interventi finalizzati e ridurre il numero di farmaci assunti ed ottimizzare il trattamento farmacologico.
I rischi di una polifarmacoterapia, soprattutto in persone anziane sono numerose: aumentato rischio di reazioni avverse ai farmaci (ADR), interazioni farmacologiche, alterazioni farmacocinetiche e farmacodinamiche (metabolismo epatico ed escrezione renale), compromissione della funzione cognitiva (psicofarmaci), scarsa aderenza alla terapia (errori o abbandono della terapia), aumento dei costi sanitari, prescrizione inappropriata e difficoltà nel monitoraggio clinico.
Pertanto occorre una particolare educazione e coinvolgimento del paziente anziano, o di coloro che lo assistono, spiegando le finalità, i dosaggi e possibili effetti collaterali dei farmaci.
La Deprescrizione nel paziente anziano è molto utile ed è considerata una buona pratica clinica. Non significa interruzione totale dei farmaci. bensì’ una interruzione graduale dei farmaci inappropriati o non più necessari, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, ridurre gli effetti collaterali e prevenire interazioni farmacologiche. In definitiva la polifarmacoterapia non è di per sé negativa ma richiede una gestione attenta e personalizzata, spesso attraverso una revisione periodica della terapia da parte del medico o del farmacista. È importante valutare il rapporto rischio/beneficio per il paziente, soprattutto se anziano e fragile.
Questo è uno degli argomenti che saranno trattati nell’ambito del VI Modulo del Master in Medicina Geriatrica” Giancarlo Ghironzi” che si svolgerà il 13/14 Giugno presso l’aula didattica Alta Formazione UNIRSM, in via Salita la Rocca 44 San Marino alla presenza dei candidati e docenti: Prof. Domenico Cucinotta (Parma), Prof. Marco Domenicali (Bologna), Prof. Pier Luigi Rossi (Siena), Dott. Gabriele Donati (San Marino), Prof. Rabih Chattat (Bologna).