San Marino non è parte dell’accordo di Schengen, tuttavia ha un confine aperto con l ‘UE. Tra il 2001 e il 2007 ha stipulato 3 accordi con l’UE su una maggiore integrazione fiscale e, a seguito di tali accordi, la Repubblica di San Marino gode ora della capacità di coniare le proprie monete. A novembre 2012, dopo che il Consiglio dell’Unione europea aveva chiesto una valutazione delle relazioni dell’UE con i microstati sovrani europei di Andorra, Monaco e San Marino, che vennero definite “frammentate”, la Commissione europea pubblicò un rapporto delineare le opzioni per la loro ulteriore integrazione.Per l’adesione al SEE è necessario il consenso degli Stati membri AELS esistenti affinché i microstati aderiscano al senza diventare membri dell’UE Il 18 novembre 2013 la Commissione europea ha pubblicato la relazione che concludeva che “la partecipazione dei paesi di piccole dimensioni al SEE non è attualmente considerata un’opzione praticabile per motivi politici e istituzionali”, ma che gli accordi di associazione erano un meccanismo più fattibile per integrare i microstati nel mercato interno, preferibilmente attraverso un unico accordo multilaterale con tutti e tre gli stati. Nel dicembre 2014 il Consiglio dell’Unione europea approvò l’avvio di negoziati su tale accordo che sono iniziati a marzo 2015. Nel 2010 il Parlamento ha incaricato il governo di avviare i negoziati per un’ulteriore integrazione con l’Unione Europea. Il 7 luglio 2011 furono respinte le richieste di candidatura per la piena adesione all’UE.( Wikipedia).
Questi i primi passi perché anche la Repubblica di San Marino possa arrivare ad un accordo di associazione con l’UE senza diventarne membro. Un lavoro diplomatico che non si è fermato mai, neppure con i due referendum che chiedevano il parere dei sammarinesi se associare la Repubblica o no all’U.E.
Entrambi sono risultati inutili in quanto uno non più attuabile e il secondo in quanto non ha raggiunto il quorum dei votanti per risultare valido. Siamo ora in rettilineo d’arrivo dove si intravede quel traguardo per il quale i governi si sono impegnati perché San Marino, anche se marginalmente possa far parte della grande famiglia europea. Nonostante ciò non poteva mancare chi ancora tentenna sbandierando il timore che San Marino possa perdere la propria sovranità ed autonomia ipotizzando la promozione di un ulteriore referendum. Al di la’ dei vantaggi o degli svantaggi resta il fatto che San Marino, essendo enclave in un paese inserito in Europa, potrebbe diventare un’isoletta sperduta nell’oceano, con i suoi abitanti ancora extraeuropei considerati come migranti, con tutti i disagi che ne derivano qualora vogliano sbarcare sul continente europeo. Non certo una bella prospettiva per i nostri giovani che vorrebbero recarsi all’estero in cerca di lavoro o per motivi di studio.
Paolo