Ci hanno fatto credere come la qualità della nostra vita dipendesse dal consumo del territorio che in questi anni abbiamo sacrificato costruendo a più non posso, fino ad arrivare a oggi, con un numero spropositato di appartamenti, negozi, uffici, capannoni, completamente vuoti.
Ci è stato fatto intendere come il costruire fosse una tappa necessaria e indispensabile di supporto all’economia e che avrebbe avuto importanti ricadute positive sul benessere dei cittadini e quindi, visto il livello di cementificazione che abbiamo avuto negli ultimi anni, dovremmo avere una qualità di vita tra le più alte in Europa e nel mondo.
Perché invece non è così?
Il nostro patrimonio naturale e architettonico è sempre più compromesso, i nostri Castelli sono dei piatti contenitori senza luoghi di incontro e di aggregazione, senza spazi verdi, dove la vera padrona è l’automobile, dove le piazze sono parcheggi, dove per incontrare qualcuno devi andare a passeggiare in un luogo artificiale quale è un centro commerciale.
L’urbanizzazione non ha seguito le regole e le esigenze di un interesse collettivo, ma è stata progettata e imposta dagli speculatori e dalle lobby dei grossi gruppi immobiliari e finanziari che scopriamo oggi essere sempre più contaminati dal malaffare e dalla convivenza malefica tra politica e affari.
Forse sarebbe il caso di invertire la tendenza, invece di aggiungere cemento, come molti sconsiderati chiedono, programmiamo il nostro futuro pensando di toglierne un po’, come consiglierebbe il buon senso.
Grandi studi tecnici, con grandi imprese edili andranno a realizzare grandi opere e grandi infrastrutture.
Si vuole solo apparire, come occasione di modernizzazione, costruendo in grande e snobbando le piccole opere che rispondono alle esigenze della cittadinanza, fondate sulla manutenzione e sulla ristrutturazione che inquinano poco e non consumano territorio.
Perché non si fanno studi e interventi sul rischio idrogeologico del nostro territorio saturo di cemento? Ormai ci siamo accorti che dopo 2 giorni di pioggia siamo pieni di frane e smottamenti. Eventi meteorologici estremi come piogge torrenziali, siccità e trombe d’aria causati dall’innalzamento della temperatura terrestre, saranno sempre più frequenti nei prossimi anni; è per questo che dobbiamo guardare al nostro territorio più esposto al degrado prevedendo i disastri e programmando anticipatamente gli interventi che potrebbero evitare guasti non sempre imprevedibili.
Perché non si punta sul recupero del patrimonio edilizio esistente per abbattere i consumi energetici e riconvertirli poi alle energie rinnovabili. Abbiamo una superstrada che taglia il paese in due e mancano i sottopassi e i sovrappassi sicuri (in compenso ne abbiamo addirittura uno che non serve quasi a niente). I pochi parchi esistenti non sono collegati fra loro; solo per fare un esempio: sono decenni che il parco Ausa deve essere collegato con il parco Laiala, ma evidentemente non è una priorità! Perché poi non completare il percorso della ex ferrovia fino a Borgo? (forse perché ad alcuni cittadini è stato consentito di appropriarsi di alcuni tratti della ferrovia per ampliare il proprio giardino?). Non è stato ultimato lo sdoppiamento della nostra rete fognante, ci mancano percorsi pedonali e ciclabili, parchi e giardini pubblici. Non sono ancora state abbattute le barriere architettoniche in molti edifici e luoghi pubblici (la legge che lo prevede c’è, ma come al solito le leggi sono fatte per fare bella figura e per rimanere perennemente inapplicate).
Bisogna fermare la crescita cementificatoria e puntare decisamente sul recupero del patrimonio esistente, sulla valorizzazione del paesaggio e sulla salvaguardia dei suoli agricoli.
Si può dare impulso all’economia anche con le piccole opere, per vivere meglio ed evitare così il ripetersi di frane e alluvioni che questo stile di vita perdente genera; a chi ci governa vogliamo solo dare questo consiglio: “cominciate ad affrontare seriamente la questione del riscaldamento globale, ha appena cominciato a farci vedere i suoi effetti, se non vi muovete subito saranno dolori, per il paese e per la nostra gente”.
ASSOCIAZIONE MICOLOGICA SAMMARINESE