
Non credevo potesse registrare, riscuotere un così alto interesse l’analisi critica che ho fatto ieri relativamente al sistema di calcolo della tariffa dei rifiuti (leggi qui). Invece, sono stati non pochi i commenti ricevuti, e tutti di compiacimento o ringraziamento per aver concentrato l’attenzione su una tematica che, evidentemente, è alquanto sentita dai residenti.
“L’assurdità di AASS. Tariffa Rifiuti: più inquini, meno paghi!” era il titolo -provocatorio- dell’analisi critica e, spero, costruttiva prodotta ieri su queste pagine elettroniche. Premetto, anzi tengo a ribadire, che non sono un fanatico del green e -sulla base di dati scientifici- non mi convince appieno il catastrofismo imperante in materia di futuro del pianeta e di impatto sul clima dell’attività umana. Ciò non significa, ovviamente, che in maniera razionale e sostenibile non si debbano ridurre, ove e quando possibile, le emissioni inquinanti, al di là dell’impatto che possono avere sul clima, certamente deleterie per la nostra salute… Ma questa è un’altra storia, sulla quale non ritengo di avere le competenze scientifiche necessarie per esprimere la mia opinione o produrre attente e serie analisi.
Al di là di ogni polemica o convinzione “green”, la tematica attinente i canoni di determinazione della tariffa del servizio raccolta rifiuti in San Marino, è sentita da chi, poi, alla fine, deve pagarla e si chiede -come ho fatto io ieri- che attinenza possa avere il consumo di energia elettrica con la determinazione di quanti rifiuti, una famiglia, possa produrre. Poteva essere un indicatore, seppure imperfetto e sommario, una decina di anni fa, ma non può più esserlo oggi quando, addirittura, risulta una assurdità che va a penalizzare fortemente quei nuclei familiari che risiedono in appartamenti a “basse emissioni” o che utilizzano l’auto elettrica per la propria mobilità. Al tempo stesso va a premiare a dismisura, in maniera iniqua, chi può contare su una abitazione dotata di impianto fotovoltaico, che abbassa anche sensibilmente i consumi di energia elettrica e, al tempo stesso, il costo della raccolta della “spazzatura”.
E’ palese, dunque, che oggi il consumo di “luce” non possa in nessun modo essere il sistema su cui definire una equa tariffa per la raccolta dei rifiuti. Eppure, sul Titano -dove qualcuno si è addirittura preoccupato di presentare una Istanza d’Arengo per installare un “palloncino” (il sistema di rilevazione del tasso di alcool nel sangue) all’ingresso del Consiglio Grande e Generale- questa ormai insensata situazione è ancora consolidata realtà che rende urgente e improcrastinabile una rideterminazione radicale della Tariffa di raccolta dei rifiuti.
Oggi, una equa e razionale tariffa andrebbe determinata sulla reale produzione di “spazzatura”, cercando di prevedere, al contempo -come suggerito ieri da un lettore-, un “premio” per chi differenzia maggiormente i suoi rifiuti o, magari, una “penalizzazione” per chi li differenzia in maniera ritenuta insufficiente. Senza dimenticare, ovviamente, tariffe sociali indirizzate alle fasce più deboli (non solo economicamente) della popolazione.
Ma come quantificare il “costo giusto” per ogni nucleo familiare? Se non è semplice e non è detta sia fattibile senza importanti e costosi interventi strutturali (ad esempio il cassonetto che identifica chi conferisce il rifiuto differenziato e indifferenziato “pesandolo”) il premio o la penalizzazione per chi differenzia o non differenzia la sua spazzatura, la vicina Italia potrebbe essere un esempio da seguire nella determinazione della tariffa, che lì si chiama TARI.
Ma, prima di scendere nel dettaglio del sistema italiano, mi interessa approfondire il sistema di premi e penalizzazioni tese a favorire un maggiore impatto della raccolta differenziata e, di riflesso, un minor costo di smaltimento per l’AASS. Appruato che non è possibile, in tempi brevi e senza ingenti investimenti, giungere ad un sistema che possa premiare o penalizzare il singolo utente, appare invece possibile premiare o penalizzare, in massa, i residenti di ognuno dei nove Castelli sammarinesi, in maniera alquanto semplice: basterebbe pesare sia l’indifferenziata che la differenziata e l’umido. Otterremmo l’incidenza percentuale, sul totale, della componente più onerosa da smaltire (l’indifferenziata) e questo sarebbe un dato su cui definire uno “sconto” o un “aggravio” della tariffa per tutti i residenti del Castello. Lo sconto e l’aggravio, inoltre, potrebbero essere progressivi, differenti dalla prima alla nona posizione. Ciò potrebbe suscitare una sorta di competizione che, al tempo stesso, potrebbe stimolare la sensibilità anche di chi non si sente oggi motivato nel differenziare i suoi rifiuti.
E che impatto potrebbe avere, nelle attività di sensibilizzazione diretta dei governi locali, prevedere alla fine di ogni anno uno stanziamento “extra” da parte delle casse centrali verso il bilancio della Giunta di Castello, che potrebbe in tal modo investire in opere pubbliche in forma maggiore rispetto gli altri castelli? Vabbè, mi sono forse spinto troppo oltre… Sarà che sono della generazione dei celebri e indimenticabili “Giochi senza frontiere” che ci tenevano appiccicati alla Tv una quarantina di anni fa.
Più semplice e più veloce, intanto, sarebbe limitarsi al scollegare la tariffa dei rifiuti dai consumi di energia elettrica, magari partendo dal copiare il sistema italiano della Tari, la cui tariffa è composta da una quota fissa che si definisce moltiplicando i metri quadrati calpestabili dell’abitazione per il numero dei residenti in essa. Del resto, più una casa è grande, più occupanti ospita, più alto sarà il quantitativo di spazzatura prodotta…
Certo, il sistema Tari italiano è ben più complesso, ma come punto di partenza per riportare equità nella tariffa AASS basterebbe anche agire definendo la tariffa con il fattore fra la grandezza dell’abitazione e il numero dei suoi occupanti, con il secondo dato che dovrà necessariamente avere un peso maggiore del primo.
Enrico Lazzari