San Marino. Aviosuperficie, intervista a Corrado Carattoni: “Dialogo possibile con Aeroclub, ma non se premessa è quella di farci chiudere” (di David Oddone)

Più volte “evocati” dal Comitato Civico di Torraccia, Corrado Carattoni e l’Aeroclub sono al centro del dibattito pubblico sull’aviosuperficie. I cittadini, dal canto loro, chiedono lecitamente alla politica trasparenza, un business plan obiettivo, studi di impatto ambientale e di fattibilità, riscontri oggettivi di un rientro economico per lo Stato. E proprio per provare a fare chiarezza su un tema oggi particolarmente divisivo, abbiamo interpellato lo stesso Carattoni.

 

Corrado Carattoni, lei in che veste interviene innanzitutto?

“Come credo sia noto a molti, sono un pilota, appassionato di volo e sono stato fra i fondatori dell’Aeroclub, che ho presieduto per circa vent’anni, quindi ho potuto seguire ed essere protagonista di tutte le varie fasi che hanno caratterizzato lo sviluppo del settore aeronautico a San Marino. Oggi non ho incarichi direttivi nel Sodalizio e quindi parlo da libero cittadino che vuole esprimere il proprio parere su molte cose inesatte che si dicono in questi giorni e che rischiano di condizionare l’opinione pubblica attraverso quella che io considero una vera e propria disinformazione”.

 

Non pensa che le sue ultime uscite e proprio questo tipo di apprezzamenti stiano contribuendo a inasprire i toni?

“A volte amo usare la satira ma non accetto che questa sia scambiata per arroganza od offesa: asserisco solo quella che io ritengo sia una verità che non piace, soprattutto ai membri del Comitato Civico Torraccia.

Come ha ben scritto Augusto Michelotti, nessuno ha detto che l’aviosuperficie, in realtà, è un servizio pubblico e, come anche lei ha scritto nel suo editoriale dell’altro giorno, ci sono alcuni servizi pubblici che nessuno vorrebbe vicino a casa sua.

Inasprire i toni a volte è necessario per smentire falsità, come l’inquinamento o il pericolo per l’incolumità dei residenti, o la balla che l’Aeroclub investiva soldi negli hangar perché pensava che fossero i suoi…”.

 

Dal Comitato di Torraccia però non capiscono cosa ci guadagnerà San Marino dall’ingente investimento sull’aviosuperficie. Lei può rispondere?

“Facciamo un minimo di chiarezza: il governo ha stanziato, credo, tre milioni e ottocentomila euro per mettere in sicurezza e asfaltare la pista esistente e il Consiglio ha dichiarato, all’unanimità, la pubblica utilità per acquisire i terreni per allungare l’attuale tracciato fino a circa 950 metri, trecento in più degli attuali 650. Non mi risultano altri progetti che possano, ad esempio, giustificare il famigerato prestito di 29 milioni offerto dagli arabi.

Altra imprecisione del Comitato è quella che, per completare la pista, ci vorranno 15 milioni: io credo che con la cifra già stanziata si arrivi a coprire buona parte dell’opera. Cosa ci guadagna San Marino? L’affermazione della propria sovranità aeronautica, la possibilità di levarsi in volo dal proprio Paese e andare in altri Paesi. Le pare poco?”.

 

Cosa replica a chi teme problemi di sicurezza e di controlli? Prendiamo l’esempio del traffico illecito di valuta. Chi ne risponde? E chi interviene in caso di possibili reati?

“Le rispondo con una domanda: se uno parte in auto dall’Austria con un baule pieno di soldi, chi lo controlla? Forse, in aereo si corrono più rischi di essere scoperti perché il volo è programmato da un piano di volo, gli enti sono informati della rotta e, se l’aeroporto di partenza è un paese extra Shenghen, il velivolo deve effettuare un controllo facendo scalo in un aeroporto doganale, prima di atterrare a San Marino, dove, in caso di aumento del traffico dall’estero, si può istituire un semplice controllo, che potrebbe essere effettuato da uno dei nostri Corpi di polizia”.

 

Insisto. Non converrebbe piuttosto potenziare e puntare sull’aeroporto internazionale di Rimini-San Marino?

“Nobile intento, anche se parliamo di due realtà diverse: Torraccia può diventare, al massimo, uno scalo turistico, con possibilità, all’occorrenza, di ospitare piccoli aeroplani dell’aviazione d’affari, mentre Rimini è un grande scalo commerciale, idoneo al traffico di passeggeri e merci. Laggiù gli investimenti dovrebbero essere di diverse decine di milioni, solo per occupare realmente le aree assegnate dall’Italia a San Marino.

I passati governi ci hanno provato, istituendo una società ad hoc per trovare investitori su Rimini. Questa società ci è costata, a livello direzionale, circa trecentomila euro in tre anni e sa cosa ha concluso? Che era meglio sviluppare ‘l’aeroporto nazionale di San Marino’, ovvero Torraccia. E’ da lì che è scaturito il famoso progetto di fattibilità dell’ENAC”.

 

Tornando al “progetto Torraccia” esiste un business plan approfondito o ci si basa su valutazioni soggettive? Lei ha qualche informazione in merito?

“Come tutti sappiamo, esistono opere di pubblica utilità che sono irrinunciabili, anche se non rendono o, addirittura, sono in perdita, come ad esempio, il trasporto pubblico, per rimanere in tema.

Posso dirle che l’Aeroclub, aveva redatto, a suo tempo un business plan dal quale si evinceva che il ritorno economico aveva un trend positivo rispetto all’investimento allora ipotizzato per l’asfaltatura ma, a mio avviso, non è questo il problema, altrimenti, se il Comitato di Torraccia ha a cuore che non si sprechino i soldi pubblici, dovrebbe chiedere conto di quanto costano le rotonde, i bagni pubblici, la ristrutturazione del Cinema Turismo e via dicendo, tutte opere da diversi milioni di euro.

Il problema è un altro: un pur piccolo scalo aeroportuale è un’opera di interesse nazionale o è il giochino dei pochi appassionati? Nel primo caso va realizzato e nel secondo va chiuso, con gran sospiro di sollievo del Comitato.

Mi consola il fatto che, nel mondo intero, un aeroporto è considerato un servizio pubblico e spero che San Marino, non sia il primo Paese al mondo che è convinto del contrario”.

 

Il focus del Comitato e del dibattito è sull’Aviosuperficie e non certo sulle rotonde mi pare. Lasciando comunque da parte polemiche e provocazioni, per provare ad essere costruttivi, è possibile trovare una mediazione coi residenti?

“Premesso che, con molti residenti, alcuni dei quali sono divenuti anche piloti, il Gestore dell’aviosuperficie è sempre andato d’accordo, la risposta alla sua domanda dipende essenzialmente dagli aderenti al Comitato. Sono certo di poter affermare che, da parte dell’Aeroclub non ci sarebbero problemi ad un confronto diretto e franco, dal quale potrebbero anche scaturire reciproche informazioni e idee di comune interesse. Certo che, se la premessa è quella di farci chiudere, la vedo dura, visto che siamo lì da quarant’anni”.

David Oddone

(La Serenissima)

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