San Marino. Bancomat dei criminali? Due droni risolverebbero… di Enrico Lazzari

San Marino, la nostra gloriosa scatola di torrone incastrata tra le colline, ha un problema che fa quasi ridere, se non fosse tragico: i ladri ci trattano – vero, non sono sammarinese, né residente, ma ormai mi sento un poco “dei vostri” anche io – come il bancomat di un centro commerciale incustodito. 

I due furti recenti alla filiale di Faetano della Banca di San Marino – uno da dilettanti, l’altro da squadra da film d’azione – hanno fatto scattare l’allarme, ma non nelle stanze giuste. Case svaligiate, banche prese d’assalto, criminali che attraversano i 39 chilometri di confine come turisti in gita… E il governo? Zitto, fermo, con l’aria di chi aspetta che il problema si risolva da solo, magari con una preghiera al Santo Patrono. Ma c’è una soluzione che persino un bambino con un joystick, trovandosi di fronte allo stesso problema in un videogame, capirebbe: due droni a infrarossi, uno per lato del confine, a pattugliare 24/7. Serve solo un briciolo di visione e una minima conoscenza tecnologica. Spoiler: a San Marino sembrano scarseggiare entrambe. Costa troppo? Si inizi con il pattugliare soltanto la notte…

I fatti parlano chiaro, anzi urlano! Come riportato dai media locali, i furti a Faetano non sono stati un colpo di sfortuna. Il secondo, notturno, aveva la precisione di un orologio svizzero: dentro, fuori, spariti senza lasciare un’impronta. Ricorda il colpo a Gualdicciolo, e non sembra un caso. Questi non sono ladruncoli che rubano due spicci per la birra: sono professionisti che sanno che San Marino è un parco giochi senza guardie. E non si fermano alle banche. Le case dei sammarinesi sono da anni un buffet invitante per chi varca il confine, arraffa e scappa, sicuro che nessuno lo inseguirà. I cittadini sono stanchi, incavolati, con la sensazione che le autorità abbiano appeso un cartello “prego, accomodatevi” al confine. E le forze dell’ordine? Fanno il possibile, forse anche di più, ma inseguire fantasmi dopo il fatto è come chiudere la stalla coi buoi già in vacanza.

La verità è che serve prevenzione, non indagini postume. E qui entra in scena la tecnologia, non quella fantascienza che il governo sembra temere come un’invasione aliena, ma roba che esiste, funziona, e costa meno di un rinfresco di Stato. Due droni – gli stessi poi utilizzati per la sorveglianza, l’eventuale inseguimento e la “repressione” –  a infrarossi, tipo il JOUAV CW-30E, basterebbero per blindare il confine, con ogni drone a coprire una sezione di pattuglia. Questi non sono i giocattolini che i turisti fanno schiantare sulle torri: hanno telecamere termiche che vedono un ladro nel buio come fosse a mezzogiorno, uno zoom ottico 30x per inseguire un sospetto di giorno, e un’AI che fiuta movimenti strani e urla “allarme!” in tempo reale. Volano 8 ore, a 90 km/h, sotto la pioggia o il sole, con un’autonomia di 200 km. Tradotto: due droni, una sala operativa, e i ladri si troverebbero i fari puntati prima di tirare fuori il passamontagna.

Ma non si tratta solo di rincorrere i ladri dopo che hanno svuotato la banca o la casa della nonna: due droni a infrarossi sarebbero un calcio nei denti ai criminali prima ancora che tirino fuori il piede dal confine. Immaginate l’effetto: una frontiera sorvegliata 24/7 da occhi termici che ti scovano al buio come un gatto in fuga, con un’AI che sbraita “Ti ho visto, brigante!” se solo ti muovi strano. I ladri transfrontalieri, che ora ci vedono come un luna park senza biglietto, si farebbero la pipì sotto sapendo che non c’è più il “vieni, ruba e scappa”. Un sistema così non è solo prevenzione, è un cartello luminoso che dice: “San Marino non è il vostro bancomat”. In un momento in cui i furti sembrano una moda stagionale, un investimento del genere cambierebbe le regole, proteggendo i sammarinesi mentre, invece, il governo continua a studiare il manuale dei problemi già successi.

E i costi? I soldi per le emergenze come questa si trovano, magari a debito, o magari evitando altre infornate inutili nel pubblico impiego generico. Un JOUAV CW-30E costa tra 50.000 e 70.000 euro, quindi – per iniziare con la notte soltanto – due droni fanno 100.000-140.000 euro. Quattro operatori per turni 24/7? Usiamo agenti già in organico. Totale: 150.000-200.000 euro il primo anno, poi solo manutenzione e stipendi. È meno di quanto spendiamo per lucidare e far funzionare i cannoni d’epoca. Eppure, il governo tace, i comandi nicchiano, come se l’idea di un drone fosse più complicata di un trattato con Donald Trump. Altrove, sistemi così sorvegliano confini, porti, persino fattorie. A San Marino? Sembra che preferiate contare i danni piuttosto che prevenirli.

Immaginate il sistema: due droni che si dividono il confine, uno per lato, pattugliando senza sosta. Di notte, le termiche individuano ogni sagoma sospetta; di giorno, lo zoom ottico zooma su un’auto che gira troppo vicino ad una abitazione isolata. Una sala operativa riceve i feed live, con operatori che chiamano la Gendarmeria prima che il ladro possa individuare l’obiettivo. È un piano così semplice che persino un consiglio di nonnini saprebbe approvarlo. E invece, niente. Il governo si comporta come se i furti fossero una tassa inevitabile, un pedaggio da pagare per essere piccoli. Ma piccolo non significa indifeso e vulnerabile non è un destino. Serve solo un pizzico di fegato e una calcolatrice per fare due conti. E magari invitare qualche banca, ora che sembrano tutte risanate, a contribuire al progetto che, in fondo, beneficia anche loro.

Questa lacuna è un insulto ai sammarinesi. Ogni furto è una ferita alla vostra tranquillità, un graffio alla fiducia in chi vi governa. Due droni non sono un capriccio, sono un dovere verso chi paga le tasse e vuole dormire senza barricarsi in casa. La tecnologia c’è, i soldi si sono trovati anche per riesumare i cantonieri, manca solo la volontà; o forse una lezione base su Google per capire cosa sia un drone. Al governo e ai comandi dico: smettetela di giocare a nascondino col futuro. Investite, muovetevi, mostrate che San Marino non è un bersaglio facile. O preferite continuare a fare la figura dei custodi di un museo che chiudono gli occhi mentre i ladri svuotano le vetrine? Due droni, un po’ di coraggio: il conto è servito. Pagate, o pagheremo tutti. E io, che non sono sammarinese ma tengo a questo piccolo gioiello di Repubblica, non voglio vederlo ridotto a un bancomat per criminali.

Forza, San Marino, svegliati!

Enrico Lazzari

Enrico Lazzari