San Marino. Cambia la funzionalità e la sicurezza della Superstrada: ma perché in via sperimentale? … di Alberto Forcellini

Il Segretario Canti, nella consueta conferenza stampa settimanale del Congresso di Stato, annuncia l’inserimento di due rotatorie (a Borgo e Domagnano) e il restyling della Superstrada all’ingresso di Dogana. Benissimo. Era ora. Se ne parla da anni, ma senza nulla di fatto.

È la risposta sammarinese ad un analogo intervento da parte italiana. Il Sindaco di Rimini, infatti, ha fatto lo stesso annuncio per eliminare i semafori nella parte di competenza. Con una sola differenza: Canti annuncia interventi in via sperimentale, e francamente non se ne capisce il significato. La Superstrada ormai da anni è diventato un collegamento urbano, piuttosto degradato, insicuro per le macchine e per i pedoni. A San Marino non sono mai stati introdotti i semafori e, per quanto riguarda le rotatorie, il discorso incontra troppo spesso remore e difficoltà. Insomma, mentre il mondo è evoluto riguardo alla circolazione su strada, il Titano è rimasto piuttosto indietro, nonostante abbia una rete che, rispetto all’estensione del territorio, è percentualmente tra le più lunghe del mondo.

In effetti, il problema della congestione stradale è relativamente recente. Certamente non esisteva negli anni ’60, quando fu realizzata la Superstrada, che per l’epoca era una struttura a dir poco avveniristica. A quel tempo, le strade progettate in ambito urbano o peri-urbano, non avevano lo scopo di sostenere flussi veicolari pesanti. Gli incroci erano per lo più semplici, e i pochi veicoli a motore circolanti, non creavano congestione.

Con l’aumento del numero delle macchine, molte strade urbane sono andate in crisi. È stato quindi necessario regolamentare la circolazione con strumenti appropriati, ovvero segnali di stop e installazione di semafori, che consentono il via libera a turno a tutte le correnti di traffico. Anche i semafori sono evoluti nel tempo e sono diventati capaci di regolare il verde o il rosso a seconda della lunghezza delle file.

Poi è stato verificato che le rotatorie sono in grado di migliorare la funzionalità dell’incrocio in termini di veicoli che riescono a smaltire, diminuendo i tempi medi di attesa e riducendo la possibilità di incidenti.

La sicurezza è dunque uno degli aspetti fondamentali, in quanto la presenza di una rotatoria impone una forte decelerazione ai veicoli in avvicinamento, per cui gli incidenti sono meno frequenti e meno gravi rispetto ad un incrocio con semaforo. Più sicurezza anche per i pedoni, ma questo avviene solo se i marciapiedi e le isole di separazione sono ben affiancati da attraversamenti pedonali e luci. In generale, dover attraversare un solo flusso di traffico per volta è un vantaggio per la sicurezza dei pedoni.

Non meno importante è l’aspetto ambientale. È un dato di fatto che la riduzione della velocità e un andamento più regolare dei veicoli, abbassa fortemente sia le emissioni inquinanti, sia l’inquinamento acustico.

Le rotatorie hanno minori costi manutenzione rispetto a un incrocio con segnali e semafori perché sono più longeve ed economiche. Mentre un incrocio tradizionale viene manutenuto in media ogni 10 anni, le rotatorie prevedono un intervallo che arriva a 25 anni.

C’è pure chi ha sottolineato il migliore aspetto architettonico dell’inserzione stradale, rispetto agli incroci con semaforo o con segnale di stop.

Se questi ragionamenti hanno una loro validità, perché si parla di rotatorie sperimentali? E poi, perché solo a Borgo e a Domagnano, dato che ci sono altre intersezioni molto critiche?

Caro Segretario Canti, lei che è un tecnico della materia, oltre che un politico di primo piano, si sarà sicuramente accorto che a San Marino le rotatorie costano molto più che in Italia, che per farne una ci vuole lo stesso tempo che è stato impiegato a Genova per fare il nuovo ponte Morandi, che fatta una cosa poi la si guasta subito. Domanda: riusciamo a fare interventi al giusto prezzo? In tempi ragionevoli? Il che vorrebbe dire anche risparmiare e quindi pensare di fare altri interventi dove ce n’è un gran bisogno. E soprattutto, riusciremo mai a chiudere l’Ufficio Complicazioni Affari Semplici?

a/f