Normare la cannabis per uso terapeutico, oggi, sembra quasi una rivoluzione. Eppure sono più di 4 mila anni che l’Uomo conosce le sue immense proprietà antalgiche. La usavano i cinesi nel 2000 a.C. e poi gli egizi, i romani, gli uomini del Medioevo e poi, su, su, fino al ‘900.
Il fatto che per molte persone sia qualcosa di pericoloso e di criminale, che va assolutamente vietato, risale al proibizionismo instaurato in epoca fascista, con la messa al bando della sostanza e conseguente repressione. Poi, quando un’idea si radica, è sempre difficile modificarla. Per fortuna, ormai, l’efficacia e la sicurezza della cannabis terapeutica sono state riconosciute anche dall’ONU.
In Italia, dal 2007 i prodotti a base di cannabinoidi si possono reperire direttamente dal sistema sanitario nazionale, che se ne approvvigiona in due modi: il primo è attraverso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, che ne produce circa 150 chili all’anno (ma il fabbisogno reale supera le due tonnellate) in un regime di monopolio di Stato; il secondo è d’importazione (per la maggior parte dall’Olanda, ma anche da altri Stati), per cui l’Italia, attraverso il Ministero della Salute, distribuisce i prodotti alle farmacie private e agli ospedali. Soltanto i malati gravi, che rispondano ad una serie di requisiti, possono accedere all’uso della cannabis, ad esempio pazienti affetti da malattie degenerative o malati oncologici. Purtroppo, tantissimi malati non riescono ad essere riforniti dei farmaci necessari.
San Marino ha appena avviato l’iter legislativo per la coltivazione e la trasformazione della cannabis terapeutica. Il pdl, già presentato in prima lettura e approvato all’unanimità da tutte le forze politiche in Commissione IV, dovrebbe arrivare in Consiglio per l’approvazione definitiva nel mese di giugno.
Non si tratta di una legge come le altre, primo perché va a colmare un ritardo abissale, secondo perché la sua redazione ha visto il presupposto di un confronto bilaterale e di un gradimento da parte dell’Italia, che sarà fondamentale affinché lo strumento normativo possa poi sprigionare tutte le sue possibilità
Infatti, la coltivazione e la trasformazione (che avverranno ad opera di aziende private) dovranno seguire criteri scientifici e protocolli molto rigidi, oltre a controlli internazionali per l’inserimento in appositi registri, che solo strutture altamente tecnologiche potranno garantire. La commercializzazione, ultimo step della procedura, sarà in regime di monopolio, cioè di responsabilità pubblica.
Insomma, non si potrà piantare l’essenza in un campo, nell’orto o in un vaso dentro casa. Sia la produzione, sia la conseguente trasformazione dovranno seguire un processo di standardizzazione industriale verificato e costantemente verificabile dalle autorità sanitarie. E qui si comprende anche l’importanza del pdl sulle buone pratiche cliniche e di laboratorio, già passato in prima lettura.
Prodotti cannabinoidi di assoluta qualità, una volta soddisfatte le necessità interne, sono di grandissimo interesse prima di tutto per l’Italia (che lo ha già manifestato) e, a caduta, per molti altri Stati europei e mondiali. Non stupisce quindi che ci siano già numerosi investitori che hanno espresso presso la Camera di Commercio la loro volontà di inserirsi nei processi di produzione e di trasformazione su territorio sammarinese.
La valenza economica di questo progetto si preannuncia quindi di grande rilevanza, per lo Stato e per le nuove possibilità di lavoro. Il terzo aspetto valoriale, forse il più importante, riguarda la qualità della vita di tanti ammalati di patologie gravissime. Il dolore non si può operare chirurgicamente, lo si può solo lenire. La cannabis terapeutica lo fa scomparire. Non solo ma è coadiuvante nelle terapie per la cura delle patologie più gravi per ridurne i sintomi.
È del 1992 la scoperta degli endocannabinoidi, ovvero un sistema di ricettori distribuiti su tutti i tessuti e gli organi del corpo umano, che reagiscono alla cannabis e danno un’immediata risposta terapeutica anche alle malattie più devastanti e dolorose, da quelle neurologiche a quelle oncologiche, a quelle autoimmuni. E ogni minuto di sofferenza in meno, è una grande conquista per l’intera umanità. Questa è la nuova grande sfida della medicina del futuro.
a/f