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  • San Marino. Capitolo 20: l’assalto a Carisp “sveglia” il Pdcs, poi l’intera opposizione generando divisioni anche in AdessoSm e ciò fa fallire il piano della “Cricca”. Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo? … di Enrico Lazzari

    Le “puntate” precedenti della “serie” Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?:

    Capitolo 1: Antonella Mularoni e la “cacciata” di Caringi durante l’ispezione a Banca Partner

    Capitolo 2: Antonella Mularoni al fianco di Gatti (che oggi si vergogna di quelle azioni) nell’esercitare “ingerenze e pressioni” su Bcsm 

    Capitolo 3: le azioni del governo a guida Alleanza Popolare (2008-2012) apparentemente decisive per la nascita di Banca CIS e per aver avviato la devastazione del sistema bancario sammarinese.

    Capitolo 4: le misteriose dimissioni del Commissario Rita Vannucci che permisero al Giudice Alberto Buriani di diventare il magistrato più potente del Titano.

    Capitolo 5: col “Mazzini” il Tribunale “spazza via” una generazione politica aprendo la strada a nuovi “potenti” che nominano Grais alla Presidenza Bcsm

    Capitolo 6: San Marino. Capitolo 6: primavera 2015, una registrazione “nascosta” costringe il Generale Gentili a lasciare il comando della Gendarmeria.

    Capitolo 7: Un’indagine del Commissario Buriani su Dg e Responabile Vigilanza “decapita” Bcsm durante un’ispezione in Banca CIS.

    Capitolo 8: Primo atto della scalata nelle Istituzioni, la politica nomina Wafik Grais Presidente e spinge il “gruppo criminoso” alla guida di Bcsm.

    Capitolo 9: Con la nomina di Savorelli alla Direzione generale, Bcsm finisce sotto il pieno e diretto controllo del “gruppo criminoso”.

    Capitolo 10: Il primo atto del duo Grais-Savorelli fu la sospensione del progetto di istituzione della Centrale Rischi connessa a Banca d’Italia. 

    Capitolo 11: Capitolo 11: politica “cieca” mentre Grais, Savorelli e parte del Tribunale epurano la Vigilanza di Bcsm da ispettori “troppo” integerrimi.

    Capitolo 12: già nel 2017 Pdcs e Rete fornirono alla maggioranza di RF, SSD e C10 tutto il necessario per fermare la “Cricca”.

    Capitolo 13: RF, C10 e SSD fanno “orecchie da mercante” alle denunce del Pdcs spianando la strada al “gruppo criminoso”.

    Capitolo 14: I Titoli Demeter e il ruolo decisivo di AdessoSm per favorire l’operazione che ha portato otto milioni in tasca a Confuorti.

    Capitolo 15: L’illegittima liquidazione di Asset Bank, fra pesanti responsabilità politiche e danni incalcolabili al sistema

    Capitolo 16: Motivazioni deboli e frenetico tentativo di rafforzarle post-mortem: il ruolo politico di AdessoSm, di un consulente e dei “nipotini” di AP.

    Capitolo 17: Primavera 2017, il “gruppo criminoso” ha bisogno di una Cassa di Risparmio in forte crisi, AdessoSm “silura” il vecchio Cda e piazza un nuovo gruppo dirigente.

    Capitolo 18: Luglio 2017, nonostante una manifestazione popolare sul Pianello, AdessoSm “appioppa” a Carisp i passivi di Asset Banca. 

    Capitolo 19: estate 2017, come un fulmine a ciel sereno “spunta” fuori un bilancio 2016 di Carisp da -534 milioni di euro che AdessoSm definisce “operazione verità”.

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    “Il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi” è la chiusura del capitolo precedente. Infatti, una volta compromessa con il progetto di bilancio consuntivo 2016 da meno 534 milioni di euro la liquidità di Cassa di Risparmio e quindi rimossi tutti gli ostacoli che potevano compromettere il piano di “fusione” della stessa con Banca CIS -alla fine- questo “matrimonio bancario” non si concretizzò.

    Fra gli azionisti c’è anche SUMS, i cui rilievi interni all’Assemblea dei Soci (uniti ad un paio di esposti) mirati ad evidenziare situazioni che non appaiono limpide e razionali, svegliano la politica. Inizialmente soprattutto il PDCS, poi, pian piano, altre forze politiche e, soprattutto, la cosiddetta società civile che arriva a manifestare sul Pianello durante l’esame consigliare dei famigerati “decreti-Confuorti”.

    Dunque, proprio l’iter di smantellamento di Cassa di Risparmio, condotto in maniera troppo evidente e per certi versi “frenetica” -che arriva fino a far chiudere la Fondazione che rischia addirittura il default– sembra “svegliare”, prima, una parte degli azionisti Carisp, poi il mondo politico. 

    “…Approvazione piano industriale, che dovrà da subito prevedere una più ampia integrazione, ovvero fusione con Banca CIS, svelato in una comunicazione fra Siotto e Confuorti, era l’ultimo punto, il coronamento dell’assalto al controllo di Cassa di Risparmio che, fino ad allora, era avanzato a grandi passi e senza dover superare importanti ostacoli. Un piano che per fortuna, nonostante l’approvazione del 2 ottobre 2017 da parte dell’Assemblea dei Soci del bilancio “liquidatorio” predisposto dal Cda “Montepaschiano”, non si concretizzò mai grazie, soprattutto, alla componente più attenta del sistema politico sammarinese e alla conseguente crisi interna che portò alla caduta del Governo AdessoSm.

    Al fallimento di questa operazione, infatti, si deve la netta inversione di tendenza negli equilibri di potere nella gestione del sistema bancario-finanziario sammarinese, fino a quel momento dominato -almeno secondo atti giudiziari istruttori e sentenze non definitive- da un “gruppo criminoso” guidato dal massimo azionista di Banca CIS, Marino Grandoni, e coordinato sul fronte operativo dal Direttore Generale della stessa Banca, Daniele Guidi, e dal finanziere lucano Francesco Confuorti.

    Del resto, la necessità per Banca CIS di arrivare a controllare il più antico istituto di credito sammarinese ha radici lontane, che risalgono a quel giugno 2012, ovvero alla nascita di Banca CIS conseguente all’acquisto, da parte di Banca Partner presso Cassa di Risparmio di Rimini, del Credito Industriale Sammarinese.

    Banca Partner, infatti, non aveva i soldi per portare a termine l’operazione garantendo la necessaria liquidità bancaria e, così, riuscì a portarla a termine soltanto con i soldi fornitigli da Cassa di Risparmio, la quale pretese, però, a garanzia del finanziamento, i titoli azionari della stessa Banca CIS. In pratica, si permetta l’estrema semplificazione, Cassa di Risparmio si assunse il rischio dell’operazione in caso di fallimento, mentre il grosso dei benefici sarebbe rimasto al gruppo qualora l’iniziativa imprenditoriale fosse andata bene.

    Non solo non aveva i soldi, ma -secondo alcune ricostruzioni- se Banca Partner non fosse riuscita ad accaparrarsi la “vitalità” bancaria del Credito Industriale Sammarinese, probabilmente sarebbe implosa su se stessa, visto che già nel 2010 si sarebbero evidenziate perdite reali per circa 20 milioni di euro. Perdite che, però, non furono mai certificate visto che durante l’ispezione della Vigilanza di Banca Centrale, il governo a guida Alleanza Popolare (deteneva le due più importanti Segreterie di Stato con Antonella Mularoni agli Affari Esteri e Valeria Ciavatta agli Affari Interni) sostenuto da una quanto mai indebolita DC, da Arengo e Libertà di Fabio Berardi, dai Moderati di Romeo Morri, da EPS di Piermarino Menicucci e da Nps di Augusto Casali, nel bel mezzo dell’ispezione cacciò via il Responsabile della stessa Vigilanza, Stefano Caringi, determinando, poi, le dimissioni di Presidente, Biagio Bossone, e di Direttore Generale, Luca Papi, di Banca Centrale.

    Ma questa è storia vecchia, già approfondita nel Primo Capitolo di questa ampia serie di approfondimenti. Ciò che ci interessa, ora, è il rapporto fra Banca CIS e Cassa di Risparmio, che per ben comprendere ci impone un salto indietro nel tempo, fino al 2016…

    In quegli anni Cassa di Risparmio è guidata, nel ruolo di Direttore Generale, da Luca Simoni, che inizia ad evidenziare -internamente a Carisp- la necessità di un rafforzamento dei “pegni” (le azioni di Banca CIS) a garanzia del prestito concesso a Banca Partner, azionista di larghissima maggioranza di Banca CIS, visto che quelle azioni non sembrano più, nel 2025, avere lo stesso valore stimato nel 2012, anno dell’operazione di finanziamento.

    “Casualmente”, però, a poche settimane da quelle considerazioni, Simoni si ritrova coinvolto in una indagine per riciclaggio che il Commissario della Legge Alberto Buriani aprì molto tempo prima nei confronti del commercialista italiano Gabriele Bravi Tonossi e Filippo Dollfus per movimentazioni di soldi relativi al caso Imi-Sir.  E, dopo alcuni mesi, il 28 dicembre del 2016, il DG di Carisp si ritrova addirittura rinviato a giudizio per poi, venire condannato a quattro anni e sei mesi in primo grado ed essere assolto, ma solo nel 2022, nella sentenza definitiva.

    Di quel processo, ai giorni nostri, si ricorda l’approssimazione, la superficialità degli atti istruttori, smontati ed evidenziati uno ad uno nel corso dei procedimenti, in cui si è scoperto che alcune violazioni ricondotte dal Commissario Buriani a Simoni, in realtà, non le compì il Dg ma altri dirigenti… Indimenticabile il gelo che cadde in Aula -ricorda ancora oggi chi era presente- quando sul banco dei testimoni sfilò un funzionario di Carisp che eseguì una delle movimentazioni, secondo gli atti di accusa, autorizzata dal Dg Simoni.

    …Chi le autorizzò quell’operazione?”, chiese al teste il giudice di primo grado Gilberto Felici.

    Uno dei responsabili indicati per farlo, mi sembra il vicedirettore…”, rispose il funzionario di filiale.

    Intende Luca Simoni?”, ribattè il Giudice.

    No, Simoni era il Direttore, mi autorizzò l’operazione il Vicedirettore… Vladimiro Renzi mi pare”.

    In Aula calò il gelo! In quel momento si evidenziò non solo che Simoni fu chiamato a rispondere di una autorizzazione -ritenuta dal Commissario inquirente elemento di reato- non concessa da lui ma dal suo Vice (non rinviato a giudizio e, sembra, neppure mai indagato), ma si palesò tutta l’approssimazione di quella fase istruttoria. Poi confermata dall’assoluzione in appello.

    Sta di fatto che, alle prese con le sue vicende giudiziarie (come in diversi altri casi “casualmente” funzionali agli interessi di Banca CIS e condotte dal Commissario Buriani), Simoni -si presume- allentò la presa sulla carenza di adeguate garanzie a tutela del prestito concesso per l’operazione Banca CIS e anche quella minaccia sul futuro dell’istituto di credito rientrò. Ma evidenziò come Cassa di Risparmio avesse potuto rappresentare una pesante minaccia per il futuro di Banca CIS. Da qui la necessità della “Cricca” di acquisire il controllo della Banca di Stato del Titano.

    Apparentemente, nel 2016, fu questa la prima vicenda che “svegliò” il “Partitone” di Via delle Scalette, che proprio in quell’anno arrivò ad una vera e propria rottura con Alleanza Popolare e altre componenti minoritarie di quella maggioranza poi sostituita, all’indomani del voto dell’autunno 2016, dal governo AdessoSm sostenuto da Repubblica Futura (appena nata sulle ceneri di AP), SSD e Civico 10.

    Da lì, da quel momento, le tensioni politiche attorno alla vicenda Cassa di Risparmio sono state un crescendo costante. Prima inasprendo i rapporti fra Dc e Alleanza Popolare, poi fra maggioranza AdessoSm e opposizione consigliare, fino ad arrivare, nell’autunno del 2017, a minare la compattezza della stessa maggioranza composta da RF, SSD e C10, implosa poi -dopo mesi e mesi di tensioni che si sono rivelate “fatali” per i piani della “Cricca”- nell’anno successivo con la formalizzazione della crisi e la caduta di quel governo che, almeno nella sua prima fase, si è dimostrato “terreno fertile” per la scalata, per l’occupazione della gestione bancario-finanziaria, e talvolta anche politica, del Paese.

    Enrico Lazzari