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  • San Marino. Capitolo 23: La tragicomica vicenda Ali Turki e Banca CIS dopo il “terremoto” delle dimissioni di Grais, Savorelli e Cda “montepaschiano” di Carisp. Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo? … di Enrico Lazzari

    Capitolo 23: La tragicomica vicenda Ali Turki e Banca CIS dopo il “terremoto” delle dimissioni di Grais, Savorelli e Cda “montepaschiano” di Carisp. Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?

    Le “puntate” precedenti della “serie” Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?:

    Capitolo 1: Antonella Mularoni e la “cacciata” di Caringi durante l’ispezione a Banca Partner

    Capitolo 2: Antonella Mularoni al fianco di Gatti (che oggi si vergogna di quelle azioni) nell’esercitare “ingerenze e pressioni” su Bcsm 

    Capitolo 3: le azioni del governo a guida Alleanza Popolare (2008-2012) apparentemente decisive per la nascita di Banca CIS e per aver avviato la devastazione del sistema bancario sammarinese.

    Capitolo 4: le misteriose dimissioni del Commissario Rita Vannucci che permisero al Giudice Alberto Buriani di diventare il magistrato più potente del Titano.

    Capitolo 5: col “Mazzini” il Tribunale “spazza via” una generazione politica aprendo la strada a nuovi “potenti” che nominano Grais alla Presidenza Bcsm

    Capitolo 6: San Marino. Capitolo 6: primavera 2015, una registrazione “nascosta” costringe il Generale Gentili a lasciare il comando della Gendarmeria.

    Capitolo 7: Un’indagine del Commissario Buriani su Dg e Responabile Vigilanza “decapita” Bcsm durante un’ispezione in Banca CIS.

    Capitolo 8: Primo atto della scalata nelle Istituzioni, la politica nomina Wafik Grais Presidente e spinge il “gruppo criminoso” alla guida di Bcsm.

    Capitolo 9: Con la nomina di Savorelli alla Direzione generale, Bcsm finisce sotto il pieno e diretto controllo del “gruppo criminoso”.

    Capitolo 10: Il primo atto del duo Grais-Savorelli fu la sospensione del progetto di istituzione della Centrale Rischi connessa a Banca d’Italia. 

    Capitolo 11: Capitolo 11: politica “cieca” mentre Grais, Savorelli e parte del Tribunale epurano la Vigilanza di Bcsm da ispettori “troppo” integerrimi.

    Capitolo 12: già nel 2017 Pdcs e Rete fornirono alla maggioranza di RF, SSD e C10 tutto il necessario per fermare la “Cricca”.

    Capitolo 13: RF, C10 e SSD fanno “orecchie da mercante” alle denunce del Pdcs spianando la strada al “gruppo criminoso”.

    Capitolo 14: I Titoli Demeter e il ruolo decisivo di AdessoSm per favorire l’operazione che ha portato otto milioni in tasca a Confuorti.

    Capitolo 15: L’illegittima liquidazione di Asset Bank, fra pesanti responsabilità politiche e danni incalcolabili al sistema

    Capitolo 16: Motivazioni deboli e frenetico tentativo di rafforzarle post-mortem: il ruolo politico di AdessoSm, di un consulente e dei “nipotini” di AP.

    Capitolo 17: Primavera 2017, il “gruppo criminoso” ha bisogno di una Cassa di Risparmio in forte crisi, AdessoSm “silura” il vecchio Cda e piazza un nuovo gruppo dirigente.

    Capitolo 18: Luglio 2017, nonostante una manifestazione popolare sul Pianello, AdessoSm “appioppa” a Carisp i passivi di Asset Banca. 

    Capitolo 19: estate 2017, come un fulmine a ciel sereno “spunta” fuori un bilancio 2016 di Carisp da -534 milioni di euro che AdessoSm definisce “operazione verità”.

    Capitolo 20: l’assalto a Carisp “sveglia” il Pdcs, poi l’intera opposizione generando divisioni anche in AdessoSm e ciò fa fallire il piano della “Cricca”.

    Capitolo 21. Parte 1: Prima della “fusione” con Banca Cis il “gruppo criminoso” ha bisogno di iniettare liquidità in Carisp cedendo gli npl Delta. 

    Capitolo 21 Parte 2: NPL Delta, una “svendita” gestita malissimo dal governo AdessoSm che però ha salvato Carisp dalla “fusione” con Banca CIS.

    Capitolo 22: “Caro Francesco” Confuorti… dal Governo AdessoSm si chiede via email al finanziere lucano di modellare le “macro direttrici” del nuovo sistema bancario

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    Torniamo alla seconda metà del 2017 e ai primi mesi del 2018, un periodo che, come accennato nel capitolo precedente, fu quanto mai turbolento sia per la compattezza della maggioranza AdessoSm composta da Repubblica Futura, Civico 10 e SSD, che per gli assetti di Banca Centrale di San Marino.

    Le precedenti iniziative portate avanti dall’opposizione guidata dal Partito Democratico Cristiano Sammarinese e dal Movimento Rete -capaci di alimentare addirittura manifestazioni popolari come quella inscenata di fronte al Palazzo Pubblico durante l’iter di approvazione dei cosiddetti “Decreti-Confuorti” in materia bancaria (luglio 2017)- incrinano la maggioranza sulle tematiche relative alla politica bancaria, appiattita, passivamente “succube” delle decisioni e indicazioni di quella Banca Centrale, in quel periodo guidata nella sua Presidenza e nella sua Direzione Generale da due presunti sodali dell’associazione a delinquere guidata e coordinata da Marino Grandoni, Daniele Guidi e Francesco Confuorti secondo l’ipotesi accusatoria elaborata successivamente dal Commissario della Legge Elisa Beccari.

    La compattezza politica di AdessoSm che aveva portato Wafik Grais alla presidenza e Lorenzo Savorelli alla direzione generale di Bcsm, nonché Nicolino Romito al vertice del Cda “montepaschiano” di Cassa di Risparmio, inizia a vacillare e ciò crea nervosismo soprattutto in Bcsm. Eloquente, in tal senso, la vicenda del Meeting dell’Amicizia fra i Popoli di Cielle dell’estate 2017, che vide Savorelli mostrare il dito medio ad un fotoreporter che lo stava immortalando.

    Lorenzo Savorelli

    Sta di fatto che in pochi mesi, al pari di Cassa di Risparmio, il gruppo dirigente viene “dimesso” o si dimette. Ad aprire le “danze” è il Direttore Generale che, in seguito al “gestaccio” del dito medio, è costretto ad abbandonare l’incarico nel mese di agosto 2017; poco dopo, settembre dello stesso anno, imitato dal Presidente che rassegna le sue dimissioni, ufficialmente per divergenze sulla linea in cui instradare il futuro di Bcsm. “Alla base delle mie dimissioni -scrisse- vi è una mia personale diversa visione circa il percorso da intraprendere per la tutela del sistema finanziario della Repubblica di San Marino e della Banca Centrale. Infatti, misure e azioni recentemente adottate potrebbero pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Consiglio Grande e Generale al momento del conferimento del mio incarico e confermati successivamente.

    Dobbiamo, ovviamente, prendere per buone le motivazioni ufficiali, anche se i dubbi restano tanti. Sta di fatto che quella Banca Centrale “occupata” direttamente dalla “Cricca” -sempre che torvi conferma nelle sentenze l’ipotesi accusatoria della Beccari, anche se alcuni procedimenti già arrivati ad un primo giudizio lasciano già intendere ciò- con le dimissioni di Savorelli e Grais sembra uscire dal controllo dello stesso “gruppo criminoso”. O, almeno, ha l’occasione per farlo…

    Ma, nonostante le prime tensioni interne, il governo AdessoSm, sembra non cogliere l’opportunità. Tanto che, mentre sul Titano si inizia a prestare attenzione ad uno strano personaggio che appare intenzionato a rilevare per 92 milioni di euro Banca CIS e a produrre ulteriori 400 milioni di investimento sul Titano, la prima nuova nomina (siamo alla fine del 2017) è quella di Roberto Moretti quale successore di Savorelli alla direzione generale di Bcsm. Quello stesso Roberto Moretti che, oggi, è rinviato a giudizio con l’accusa di essere a sua volta -unitamente a Grandoni, Guidi, Confuorti, Grais, Savorelli e così via- un sodale dell’associazione a delinquere ipotizzata dal Commissario Elisa Beccari.

    Ali Turki

    …E quello stesso Roberto Moretti che nella relazione conclusiva della Commissione consigliare d’inchiesta su Banca CIS e sistema bancario sammarinese, è riconosciuto come uno dei più “convinti” sostenitori dell’operazione che avrebbe portato Turki Mohammed Ali Ismail a detenere il 100% di Banca CIS.

    La figura di questo pittoresco imprenditore saudita (o yemenita o britannico) -si legge nella relazione conclusiva della stessa Commissione parlamentare- occupa ampio spazio nel dibattito pubblico e sulle testate giornalistiche, tanto da essere intervistato per circa 45 minuti dal Direttore della Televisione di Stato, in data 28 febbraio 2018”.

    In base a quanto ricostruito dallo stesso organismo istituzionale di indagine, Ali Turki (in foto) arriva a San Marino nelle prime settimane dell’autunno 2016, sembrerebbe portato al cospetto di Daniele Guidi (Dg di Banca CIS) da un certo Mohamed Ali Ashraf, grande debitore storico di CIS (il cui nome figura anche fra i clienti di Banca Partner) e, come ricostruisce nel numero 2 del 2021 lo “Speciale Banca CIS” del periodico “C’era una volta” (ancora consultabile sul sito del Movimento Rete, clicca qui) “appare anche che le pratiche legali fatte per conto di Turki vengano pagate tramite bonifico allo studio di un avvocato romano”, ma “direttamente dal conto di Advantage Financial, la società di Francesco Confuorti, che è al tempo stesso consulente del venditore (Grandoni) e del compratore (Turki, quale che sia la sua reale identità)”.

    Infatti, neppure la Commissione di inchiesta è riuscita a dire chi sia davvero il “magnate” che vorrebbe comprare Banca CIS, tanto che ad una ricerca quel nome risulta in tre varianti e con ben due diverse date di nascita (1948 e 1952). Nè perchè voglia investire in un istituto in crisi. Una ipotesi circostanziata la fa Rete, nel suo periodico: “..L’unica strada per Guidi e Grandoni è quella di scappare dalla barca che ormai affonda a vista d’occhio, per allontanarsi dalle conseguenze personali che il fallimento di una Banca porta per i suoi soci e amministratori. È quindi per primo il turno di Ali Turki…”. Se a ciò si unisce la ridimensionata “protezione “ nei vertici di Banca Centrale conseguente alle dimissioni di Grais e Savorelli, l’ipotesi retina diviene ancora più verosimile.

    Sta di fatto che -è sempre la ricostruzione di Rete- “innanzi a questo individuo vengono stesi tappeti rossi non solo a RTV, ma anche in Banca Centrale, dove Moretti, direttore nominato da Simone Celi (Segretario di Stato del governo AdessoSm alle Finanze; ndr), e il suo fido Mazzeo sono sempre pronti a soddisfare i desideri di Banca CIS”.

    Emilio Gianatti

    Fra una riunione all’Hotel des Bains di Riccione con Emilio Gianatti (vicedirettore di Banca CIS) – in foto – e un sedicente agente dei servizi segreti -“noto truffatore -rivela Rete- da notizie stampa del 2011”, nonché “faccendirere del Clan dei Casalesi a San Marino”, in Banca Centrale, il 10 novembre 2017 nelle “mani” del Direttore Raffaele Capuano, arriva la richiesta di autorizzazione di acquisto di Banca CIS da parte di Turki.

    Fin da subito si evidenzia la poca trasparenza delle fonti di denaro, provenienti da un conto da 400 milioni di una banca svizzera, ragion per cui -su iniziativa del Servizio Soggetti Vigilati di Bcsm- viene interessata l’Agenzia di Informazioni Finanziarie (AIF) di effettuare le necessarie verifiche. Ciò, però sembra “irritare” i vertici dell’epoca di Bcsm, tanto che Raffaele Mazzeo (Coordinamento di Vigilanza di Bcsm) contesta l’incarico conferito all’Aif sostenendo la tesi che i controlli sulla genuinità di quei fondi vadano effettuati da Banca Cis e non debbano interessare Bcsm.

    Arriva, così, una prima segnalazione a Bcsm su alcune operazioni sospette di riciclaggio fra lo stesso Turki e Ashraf (colui che lo aveva presentato a Guidi), che però vengono ritenute non rilevanti dai responsabili di Banca Centrale che, il 17 gennaio del 2018, decidono di firmare l’autorizzazione all’acquisizione del CIS da parte di Turki, nonostante i sospetti di un suo collegamento con nientemeno che la ‘Ndrangheta calabrese. La conferma nella relazione conclusiva della Commissione: “Sulla base di audizioni e di documentazione acquisita, informazioni di polizia straniera rilevano come il sig. Turki sia persona sospetta di legami con l’organizzazione mafiosa calabrese: l’Ndrangheta”.

    Come ricostruito dalla Commissione d’inchiesta, fin dalle prime battute di questa pratica emerge una “sostanziale pressione del Moretti (in foto qui sotto) sugli organi di vigilanza della Banca Centrale” perché si concluda rapidamente -e con l’esito desiderato dal Turki- l’istruttoria, nonostante l’emergere di non poche problematiche. Il 27 dicembre 2017 il Dg  di Bcsm convoca senza preavviso il dott. Marco Giulianelli, in servizio presso il Servizio Soggetti Vigilati di Bcsm, per lamentarsi del fatto che la pratica fosse ancora in istruttoria. Il giorno successivo, alla presenza anche dei dirigenti di AIF, lo stesso Moretti esprime la necessità di procedere rapidamente “in quanto occorre dare una risposta veloce all’investitore ed evitare che l’interesse venga meno”.

    Roberto Moretti

    Il 16 gennaio 2018 la delibera autorizzativa del Coordinamento di Vigilanza è ormai pronta, ma nel  corso della mattinata del giorno successivo si alternano frenetici cambiamenti della stessa delibera, la quale viene gradualmente epurata dai riferimenti alle criticità, “giungendo, all’ottava riscrittura, all’autorizzazione condizionata solo “alla presentazione di una ulteriore dichiarazione, conforme alla legge, concernente la trasparenza della fonte dalla quale provengono i capitali investiti”  firmata da Ugo Granata”.

    Il 19 febbraio 2018, nonostante la normativa vigente sembri non permetterlo, Banca Centrale apre un conto richiesto da Banca Cis e autorizzato, con strana tempestività, lo stesso giorno della richiesta. Un conto che, però, non risulta intestato alla banca ma ad Ali Turki, il potenziale acquirente dell’istituto di credito che vede in Grandoni il maggiore azionista. Nonostante -si saprà poi-, come riferì Gianatti, “il famoso fascicolo dove venivano citate tutte le proprietà di Turki, tutte le sua attività, al 90% era falso perché l’aveva fatto Ashraf”, tutto sembrava fatto e il passaggio di mano di Banca Cis appariva operazione prossima alla conclusione.

    Ma anche in questo caso sui evidenzia come “diavolo faccia le pentole, ma non i coperchi”… Le tensioni fra il Servizio Soggetti Vigilati con la Direzione Generale e il Coovig di Bcsm vanno in crescendo. Fino a che l’intera operazione naufraga, tanto che il “magnate” Turki “sparì”, senza presentarsi mai alla chiusura del contratto e senza versare mai versare i 92 milioni pattuiti.

    Ali Turki, quindi, sul Titano, incantò tutti -compresa la Tv di Stato-, promise investimenti per un nuovo ospedale, un aeroporto e addirittura un hotel di superlusso alto ben 33 piani… Ma come arrivò, altrettanto improvvisamente, sparì, lasciando con un palmo di naso tutti coloro che, nei palazzi che contano, gli avevano steso sfavillanti tappeti rossi e, in alcuni casi, disseminato petali di rosa sul suo cammino…

    Anche in questa vicenda, infatti, si evidenzia una pesante improvvisazione e ingenuità del mondo politico sammarinese, in particolare di quelle componenti che sostenevano e componevano il governo AdessoSm, all’epoca in carica. Torniamo alla domanda che è il filo conduttore di questo tentativo di ricostruzione storica del decennio scorso sammarinese: Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?

    Enrico Lazzari

    Enrico Lazzari