Le “puntate” precedenti della “serie” Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?:
– Capitolo 1: Antonella Mularoni e la “cacciata” di Caringi durante l’ispezione a Banca Partner
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La primavera e l’estate del 2018 si rivelano fatali per il “gruppo criminoso”, noto anche come “Cricca”. Se le risonanti iniziative parlamentari di Democrazia Cristiana e Movimento Rete (primavera 2017) e la “partenza” di Wafik Grais e Lorenzo Savorelli dai vertici di Banca Centrale (estate 2017) apparvero come l’inizio della fine per il gruppo di potere costruito “attorno” a Banca CIS, l’emergere nelle cronache delle famose “Ordinanze-Morsiani”, unite alla nomina di Catia Tomasetti alla Presidenza di Banca Centrale (9 maggio 2018), nonché alla determinazione delle opposizioni consigliari “rafforzata” dalle iniziative giudiziarie citate e portate avanti dal Commissario della Legge Simon Luca Morsiani, furono eventi decisivi per giungere alla sconfitta di quella “Cricca” di potere che aveva toccato, nei primi anni del governo AdessoSm, il suo momento di massima potenza e penetrazione nelle istituzioni sammarinesi.
Ma fino all’autunno, pur provato, pur indebolito, il “gruppo criminoso” non si poteva ancora dire sconfitto. Il colpo di grazia fu la cacciata, dalla Direzione di Bcsm, del Direttore Roberto Moretti (oggi rinviato a giudizio con l’accusa di essere un sodale dell’associazione a delinquere ipotizzata dal Commissario inquirente Elisa Beccari)… Un “licenziamento” disposto il 21 settembre 2018 dal Consiglio Direttivo di Banca Centrale, ufficializzato il giorno seguente in un comunicato di appena due righe: “Il Consiglio Direttivo, nella seduta del 21 settembre 2018, ai sensi dell’art. 14 comma 6 della Legge 96/2005, ha deliberato la revoca con effetto immediato del Direttore Generale avv. Roberto Moretti”.
Dopo di lui, in ottobre, travolti dai contenuti della seconda “ordinanza-Morsiani”, si dimettono anche Ugo Granata e Raffaele Mazzeo, ambedue membri della Vigilanza, pochi gironi dopo imitati da Filippo Siotto, anche lui membro del Coordinamento di Vigilanza di Bcsm.
E pensare che, fino a poche ore prima delle dimissioni, Raffaele Mazzeo era il nuovo Direttore Generale “designato”. Infatti, proprio nel giorno in cui era prevista la riunione del Consiglio Direttivo per nominare Mazzeo quale successore di Moretti, in via del Voltone (sede di Bcsm) è stata notificata una nuova ordinanza giudiziaria in cui sia il “Direttore designato” che Granata venivano citati, “accusati” nello stesso provvedimento. I due si sospesero immediatamente per poi dimettersi.
Dirigenza e Vigilanza di Banca Centrale, quindi, all’indomani di quella cacciata e delle successive dimissioni dei tre membri di bigilanza, ad appena quattro mesi dalla nomina del nuovo Presidente, sono pressoché totalmente rinnovati: Moretti viene sostituito con il Vice Direttore facente funzione, Giuseppe Ucci, proveniente dall’ex Cassa di Risparmio di Cesena, mentre il Coordinamento di Vigilanza è composto, oltre che da Ucci, da Giuseppe Buoncompagni, Marco Giulianelli, Milena Guidi e Fabio Mazza. Lo stesso gruppo che, appena qualche mese dopo, il 19 gennaio 2029, pone Banca CIS in amministrazione straordinaria affidando a Sido Bonfatti il ruolo di commissario. Ma di questo parleremo in seguito, anche se è doveroso anticiparlo per comprendere appieno, fin da ora, l’importanza della “rivoluzione” ai vertici di Bcsm avviata con la nomina della Tomasetti alla Presidenza e delle “ordinanze-Morsiani”.
Alla luce delle inchieste, degli atti giudiziari propri delle stesse e dei processi fino ad ora celebrati, infatti, non appare un caso che Banca Centrale abbia potuto svelare una radicata e annosa criticità grave nei bilanci di Banca CIS solo una volta “liberatasi” del vecchio gruppo dirigente e dei vecchi responsabili della Vigilanza. Non appare un caso, del resto, che pressochè tutti siano oggi rinviati a giudizio con l’accusa di essere dei sodali di quel presunto “gruppo criminoso” capeggiato da Marino Grandoni e coordinato nella sua operatività da Daniele Guidi e Francesco Confuorti.
A certificare il durissimo colpo subito dalla “Cricca”, quasi in contemporanea con le dimissioni di Mazzeo, Siotto e Granata, giungono anche quelle del Segretario di Stato alle Finanze, Simone Celli, a sua volta -secondo indiscrezioni dell’epoca- chiamato in causa nello stesso atto che è costato la direzione generale a Mazzeo. “Nell’ordinanza -si può leggere nelle cronache giornalistiche sammarinesi del 6 ottobre 2018- verrebbe poi tirata in ballo anche la vicenda Asset oltre alle vicende di Leiton Holding che hanno occupato le diatribe politiche dei giorni scorsi. In quali termini al momento non è dato sapere. L’ordinanza metterebbe in evidenza anche perplessità circa la cessione degli Npl Delta, adombrando elementi di continuità tra vecchi e nuovi Cda. In un punto verrebbe fatto un riferimento anche alla Segreteria alle Finanze, specificando che non si può escludere che il Segretario Simone Celli possa avere avuto contatti con Confuorti e la sua fitta rete di rapporti in San Marino, ma sottolineando tuttavia che, allo stesso tempo, non ci sono evidenze che li abbia avuti”…. Evidenze che, anche questo è doveroso ricordarlo, sono emerse -quanto mai evidenti e chiare- anni dopo (capitolo 22).
Ma cosa avevano di così devastante, dirompente quegli atti giudiziari predisposti dal Commissario Morsiani dal 2017 e anticipate, senza alcun dettaglio sui contenuti, dal Pdcs già durante la nomina in Consiglio del nuovo Presidente di Bcsm (maggio 2018)? A sciogliere ogni dubbio ci pensò GiornaleSm in quello stesso autunno, quando Marco Severini pubblicò integralmente e fedelmente una delle tre ordinanze che, poi andò a comporre il procedimento “500/2017”, meglio noto come Caso Titoli.
Ma, soprattutto, svelò al Paese quello che -pur denunciato già un anno e mezzo prima da Pdcs e Rete- appariva come un “disegno fantasioso”, ma che, in fondo, all’indomani della pubblicazione delle ordinanze-Morsiani, così fantasioso poteva non esserlo… E, in tal senso, l’arroccamento della maggioranza composta da Repubblica Futura, Civico 10 e SSD -che fino all’emersione delle ordinanze-Morsiani e dei relativi “incredibili” contenuti ha costantemente snobbato ogni “denuncia” o esposto delle opposizioni- ha giocato un ruolo decisivo…
L’ordinanza resa pubblica su queste stesse pagine elettroniche (puoi leggerla integralmente cliccando qui), infatti, analizzava in profondità il contesto finanziario e politico della Repubblica di San Marino tra il 2015 e il 2018, concentrandosi sulla gestione di Banca Centrale e sulle sue relazioni con istituti bancari e figure di rilievo del “mondo” economico e finanziario sammarinese, lambendo anche quello politico. L’indagine di Morsiani, del resto, ruotava intorno a presunti abusi, conflitti d’interesse e irregolarità nella gestione delle risorse pubbliche, con particolare riferimento all’operazione “Demeter” e alle controverse attività della vigilanza bancaria, evidenziando un quadro di gestione inquietante, caratterizzato da decisioni prese in violazione dei principi di trasparenza e indipendenza, fino ad evidenziare responsabilità penali per vari attori coinvolti, con reati ipotizzati quali abuso d’ufficio, corruzione e riciclaggio.
Ma, soprattutto, grazie alla pubblicazione dell’ordinanza, il Paese si rende conto del grande potere di un -fino a quel momento- pressoché anonimo finanziere lucano: Francesco Confuorti… Anche nei temi trattati in questo 26° capitolo, così, torniamo alla solita domanda: Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?
Enrico Lazzari