San Marino. Cartolarizzazione Npl: tutti i dettagli e i “retroscena” dell’operazione salvabanche da 770milioni di euro! … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

Ho già letto, nel solito social, non poche “stupidaggini” in merito alla recente cartolarizzazione dei “non-performing loan” (Npl) -o che dir si voglia crediti deteriorati- in pancia al sistema bancario sammarinese. Ma quanti sammarinesi, anche fra chi commenta, sanno realmente in cosa consiste questa cartolarizzazione? Pochi… Molto pochi.

Io stesso, per comprendere, ho dovuto “spendere” ore e ore nella ricerca di dati ed “esperti” in grado di farmi comprendere l’operazione, nei suoi aspetti tecnici e nelle sue finalità. Ora, ritengo importante provare a spiegarlo anche a voi. Il tema è complesso, ma “semplificando” può diventare comprensibile anche per chi, come me, non ha una formazione in materia.

L’operazione attuale, per iniziare, tecnicamente non ha nulla a che vedere con la “svendita” -così la definirono alcune forze politiche (leggi qui), indicando anche nomi e cognomi dei, secondo loro, responsabili- degli anni scorsi. La cartolarizzazione varata la settimana scorsa dal Consiglio Grande e Generale, infatti, non è una vendita dei titoli di credito, ma un affidamento ad un partner terzo finalizzato al recupero vero e proprio degli stessi, nella massima percentuale possibile. In pratica, questa volta San Marino non ha ceduto gli Npl, ma ha creato le condizioni per giungere ad un recupero degli stessi anche attraverso la vendita degli immobili posti a garanzia dai debitori insolventi.

Non è possibile, quindi, al momento, neppure ipotizzare con cognizione di causa, con autorevolezza, quanto dei circa 770 milioni di crediti deteriorati potrà rientrare ai creditori sammarinesi. Una cifra, questa, non ufficiale e che potrebbe essere forse sovradimensionata rispetto al reale “cartolarizzato”. Ma non è questo il tema specifico.

Cosa ha tecnicamente autorizzato il Consiglio Grande e Generale? Andiamo per gradi, partendo dalla gestione iniziale, coordinata dalla Segreteria di Stato alle Finanze guidata da Marco Gatti (Pdcs). Ho detto, non a caso, coordinata anziché gestita. Infatti, tutta la procedura di selezione è stata gestita da ABS (l’associazione delle banche sammarinesi) che ha indetto una “gara” aperta agli operatori esterni in cui, poi, la stessa ABS, ha scelto autonomamente Jp Morgan come “arranger”, ovvero come entità preposta a strutturare l’intera operazione tenendo i contatti con le controparti direttamente interessate al recupero. 

Sempre ABS, quindi, seguendo le indicazioni di Jp Morgan, ha scelto Banca Guber, sia per qualità e competenza del soggetto che per la proposta economica avanzata.

La scelta Jp Morgan e Banca Guber, quindi, non è frutto di una valutazione politica, ma prettamente tecnica ed assunta in autonomia dall’associazione delle banche sammarinesi. Poi portata in Consiglio Grande e Generale dal governo.

Nell’indicazione in Jp Morgan, inoltre, si va -forse inconsapevolmente- a “sanare” una problematica che sarebbe potuta emergere. Infatti, mentre il “mega-bond 2021” venne gestito da Jp Morgan, il rinnovo anticipato della primavera scorsa venne affidato a Goldman Sachs, con ipotizzabile “malumore” della sua concorrenza. Ora, la scelta di ABS ridetermina una sorta di equilibrio nei rapporti fra San Marino e i due colossi finanziari mondiali. Un equilibrio che non può non essere riconosciuto come una condizione importante per San Marino. Ufficialmente ciò non avrebbe avuto peso nella scelta del partner in questa cartolarizzazione, ma a rigor di logica non è facile credere alla cosiddetta versione ufficiale.

Ma lasciamo le deduzioni e torniamo all’aspetto tecnico, che è ciò che ci interessa… Partendo dalla necessaria premessa, ovvero l’importanza di togliere questa ennesima valanga di crediti deteriorati dalla gestione dei singoli istituti di credito, poiché essi sono ovviamente un “investimento” vincolato e infruttifero e, pertanto, rappresentano una pesante immobilizzazione di capitale che impedisce alla banca di alimentare nuovo credito o di rimborsare sue passività. Inoltre, questo capitale “paralizzato” va a ridurre la liquidità della banca, comportando al contempo perdite conseguenti le rettifiche di valore determinate dall’allineamento costante del valore a bilancio all’effettivo incasso atteso.

Troppo complesso? Forse… ma è impossibile semplificare ulteriormente senza stravolgerne il senso. Possiamo semplificare, comunque, affermando che i crediti deteriorati in pancia alle banche sono un po’ come la famosa palla al piede di un detenuto dei fumetti… Ogni credito deteriorato toglie parte del capitale che la banca può destinare all’attività che gli permette di fare utili: concedere prestiti e mutui,

Abbiamo quindi compreso come sia importante, non solo per le banche ma per tutto il sistema economico sammarinese, la gestione al di fuori di ogni banca dei suoi crediti deteriorati. Una importanza propria di tutti i sistemi, ma soprattutto di quello sammarinese che vanta un record non proprio prestigioso visto che la Repubblica di San Marino è fra i Paesi con il più alto tasso di crediti deteriorati al mondo in rapporto alle masse gestite (che attualmente sono circa 5 miliardi sul Titano). Questo rapporto sarebbe del 55% secondo quanto calcolato dall’agenzia di rating Fitch nel luglio scorso e del 56% al secondo FMI (Staff Concluding Statement, art.IV). Una enormità! Una percentuale altissima che conferma la pessima gestione delle banche negli anni che furono… In pratica, questo dato ci conferma che in passato, statisticamente, ogni 100 euro concessi in prestito dalle banche, 55 euro non venivano restituiti! Più della metà… Neanche fossero gestite dalla Caritas, verrebbe velenosamente da commentare…

A fronte di questo dato, le banche sammarinesi si sono trovate costrette da immobilizzare capitali a garanzia dei crediti deteriorati in una percentuale enorme rispetto la massa di denaro gestito, sottraendo risorse al credito concedibile a realtà serie e garantite, arrivando indirettamente ad inasprire ogni crisi economica “passeggera”.

Abbiamo compreso anche, a questo punto, che ancora oggi San Marino è costretta ad agire, anche impopolarmente, per risolvere i “danni” derivanti dallo scorso “decennio allegro”! Questa cartolarizzazione Npl ne è l’ennesima dimostrazione.

Alle prese con l’ennesima eredità “scellerata” ricevuta e la necessità impellente di riconferire la necessaria operatività e solidità alle banche (non è un caso che FMI abbia valutato positivamente questa operazione sui crediti deteriorati), la Segreteria di Stato alle Finanze, supportata dall’intero Esecutivo, ha indetto una sorta di gara “per titoli” per scegliere chi e come gestire questi ennesimi 770 milioni di Npl in carico alle banche del Titano. Ha prevalso poi la cartolarizzazione, affidata a JP Morgan per la gestione e a Banca Guber (a sua volta fra i leader italiani per prestigio e autorevolezza in tema di crediti deteriorati) per le operazioni di recupero vere e proprie. Una scelta in cui di certo ha influito l’autorevolezza dei partner, oltre che il mero “costo” proprio dell’operazione.

Quindi, tecnicamente, cosa hanno deliberato i “Sessanta”? Semplice. Jp Morgan, in qualità di “arranger”, metterà in piedi struttura e collegamenti per gestire attraverso partner operativi il recupero del massimo possibile di questi crediti deteriorati in pancia alle banche del Titano.

Ma quanto rientrerà nelle casse di creditori? Impossibile prevederlo ora. Di certo un’ottima percentuale del valore nominale per quei crediti più giovani, ovvero con meno di 5 anni, e per quelli garantiti da edilizia residenziale; una percentuale molto più bassa per quelli più vecchi, visto che in tal caso tanti debitori sono falliti o deceduti…

Ma anche nel secondo caso, pur non recuperando cifre importanti rispetto il valore nominale degli Npl, le banche otterranno un importante beneficio perchè potranno liberare immediatamente ameno parte delle risorse compromesse da questi crediti per poter poi tornare ad utilizzarle per la normale operatività, così da dare il necessario impulso allo sviluppo economico.

In parole povere, la cartolarizzazione degli Npl permetterà alle banche di recuperare liquidità  per offrire prestiti, mutui e finanziamenti al consumo, precedentemente compromessa dagli Npl, potendo poi spalmare su 15 anni di esercizio il riequilibrio dei bilanci “martoriati” da questi crediti deteriorati.

Aspetto non da meno è, comunque, che le nostre banche avranno la possibilità di risanarsi appieno, solo con le loro forze, ovvero guadagnando con il differenziale fra gli interessi pagati a chi ha giacenze e quelli incassati da chi riceve credito, senza gravare sulle casse pubbliche in maniera pesante come successo in passato.

Certo, fra il dire ed il fare -ricorda un saggio popolare- “c’è di mezzo il mare…”. Ma ciò non toglie che sia saggio provarci!

Enrico Lazzari.