
Bene abbiamo potuto leggere nei giorni scorsi dalle pagine sia della Verità che da quelle di Panorama come stanno esattamente le cose, ovvero dagli articoli dell’ottimo giornalista Giacomo Amadori che cosa Buriani attraverso Celli, che alla fine era solo un latore di messaggi in stile mafioso (almeno da quello che si legge e che dovrà essere provato e presumibilmente lo sarà), ha inoltrato a Gozi e soprattutto alla Tomasetti.
Messaggi fatti recapitare solo dopo l’apertura del procedimento verso i due, quello relativo alla consulenza Gozi. Procedimento fatto partire da Buriani in maniera anomala con un esposto anonimo (!!!) e che ha fatto innescare il ricatto verso la Tomasetti, come si è potuto leggere dagli articoli dei giorni scorsi.
Si voleva fermare la Tomasetti con le calunnie, le falsità verso la sua persona in modo da forzare le sue dimissioni da Presidente di Banca Centrale, dimissioni che avrebbero spianato la strada per continuare a fare, con il beneplacito della politica e del governo di Adesso.sm, le schifezze in Banca Centrale come avevano fatto fino a quel momento.
Oppure con l’apertura del procedimento sulla consulenza a Gozi si voleva ventilare una sua condanna che l’avrebbe rovinata, nella sua professione, e macchiata per tutta la sua vita. E’ ovvio che solo in pochi avrebbero reagito, e Tomasetti lo ha fatto! Molti avrebbero rassegnato le dimissioni e se ne sarebbero andati da questo paese, maledicendolo. Lo schema mafioso è sempre lo stesso già visto altre volte, ora con la variante Buriani, con parte della giustizia alleata ed al servizio di questo gruppo di potere.
L’uso improprio della giustizia per altri fini e non per il bene del paese.
Messaggi del genere, come quelli fatti inviare attraverso Celli, fanno presupporre che il gruppo di potere che presumibilmente si cela dietro a Buriani e Grandoni temesse che qualcuno – tipo il commissario Cis Sido Bonfatti – potesse sfrucugliare in profondità nei meandri piu’ nascosti di Banca Cis e scoprisse quanto avveniva ed è forse avvenuto fino a poco tempo fa in quell’istituto finanziario.
Simone Celli è stato solo, probabilmente, un terminale vuoto anche se è stato Ministro delle Finanze di San Marino e recuperato in extremis da Buriani, forse appositamente, con l’incredibile archiviazione del procedimento voti di scambio Carrirolo – procedimento ovviamente fatto partire dopo la nostra pubblicazione del video del voto di scambio dove Celli era pesantemente coinvolto. Hanno creato un politico fantoccio, facendolo nominare Segretario di stato alle Finanze recuperandolo, con l’uso della giustizia deviata, dal baratro come poteva essere una condanna per voti di scambio per un politico.
Ancora una volta l’uso improprio della giustizia da parte del giudice Buriani.
E perchè questo gruppo di potere, quello che forse ha governato per anni la banca di Grandoni dove Marino è forse solo il paravento o il parafulmine, ha fatto presentare a Banca Centrale un’offerta di acquisto del Cis da una società francese, una Srl con un capitale risibile di 20.000 euro insufficiente anche per acquisire una banca disastrata come la Banca Cis, la Stratos denunciata poi da Bonfatti e dalla Banca Centrale per aver inviato delle documentazioni false (!!!) tra i documenti presentati per l’offerta di acquisto?
Perchè tutto questo interesse verso il Cis? che ora non è altro che un ammasso di carta e debiti e mai e poi mai potrà operare piu’ sul mercato bancario e finanziario sammarinese ed avere utili da distribuire! Che cosa vogliono proteggere? Quali segreti reconditi non devono essere rivelati? Chi trafficava con questa banca e lo faceva alle spalle dei sammarinesi? Cosa c’è dietro? Chi sono i veri padroni del Cis?
Questi sono interrogativi che forse solo la Commissione parlamentare sul Cis potrà svelare, se avrà la forza di farlo. Recupereremo questo articolo dopo la pubblicazione del resoconto finale della Commissione e vedremo se sarà riuscita a rispondere a questi interrogativi che stanno alla base di tutto quello che potrà essere definito il caso Banca Cis.
Marco Severini