Ciavatta (Rete): “Dalle relazioni si evince che il giudice Morsiani ha ricevuto 998 fascicoli in 3 anni, il giudice Volpinari 268 fascicoli (730 in meno), il giudice Buriani 136 (860 in meno). E’ vero che c’è un arretrato del giudice Morsiani ma lo stesso giudice nel 2015- 2016 ha definoto 442 fascicoli, nello stesso lasso di tempo Volpinari ne ha definiti 254 (la metà), Buriani 168, un terzo”.
Il ‘caso titoli’ fa paura ed è un vaso di Pandora che in tanti temono possa essere scoperchiato. A dare la misura di quel che potrebbe venirne fuori c’è il polverone che si è provato ad alzare attorno alla figura del magistrato inquirente. Contro di lui si sta agitando l’arma dell’arretrato. Ma di vero, a leggere i dati in profondità, ci sarebbe ben poco. Lo ha portato in evidenza il consigliere di Rete Roberto Ciavatta nel suo intervento durante la sessione di giovedì dedicata al comma sulla giustizia. “Alcuni giornali – ha detto – hanno parlato del forte arretrato di un magistrato. E’ lo stesso magistrato dirigente Ferroni a ritenere non sensato chi considera l’arretrato in termini numerici. Non si può considerare che per esempio il procedimento del conto Mazzini possa avere la stessa valenza di una multa. Bisogna fare una valutazione quantitativa e qualitativa. Ma come si formano gli arretrati? Dalle relazioni si evince che il giudice Morsiani ha ricevuto 998 fascicoli in 3 anni, il giudice Volpinari 268 fascicoli (730 in meno), il giudice Buriani 136 (860 in meno). E’ vero che c’è un arretrato del giudice Morsiani ma lo stesso giudice nel 2015- 2016 ha definito 442 fascicoli, nello stesso lasso di tempo Volpinari ne ha definiti 254 (la metà), Buriani 168, un terzo.
Io considero che questi numeri non abbiano nessuna validità. Ma allora dobbiamo parlarci chiaramente. Ha validità parlare di un arretrato e poi usarlo come clava? Non si possono fare valutazioni quantitative e basta. Qui in aula tutto cambia, qui arrivano i pizzini scritti avendo difficoltà anche a leggerli perché non si ha alcuna competenza della materia”. E ancora: “nelle relazioni del magistrato dirigente Pierfelici venivano indicate una serie di richieste e proposte per aggredire il problema degli arretrati che la politica ha la colpa di non aver mai considerato”. Il dubbio è che non sia tanto importante trovare soluzioni ai ritardi della giustizia come da tempo ormai immemorabile un po’ tutte le parti chiedono ma che la concentrazione sia volta a individuare un determinato capro espiatorio.Lo ha ribadito nel suo intervento il consigliere indipendente Giovanna Cecchetti: “Invece di analizzare le criticità ed indicare un indirizzo politico, abbiamo sentito i consiglieri di maggioranza, o meglio i consiglieri di Repubblica Futura, continuare ad istigare lo scontro politico, in totale contrasto con quanto prospettato nel debole riferimento del Segretario. Dispiace dover rilevare che anche oggi, a fronte di un dibattito importante come questo, da parte della maggioranza, non solo vi sono pochi interventi, ma sono interventi tesi a stigmatizzare determinati operati e a continuare a gettar scredito alla controparte per cercare di mettere una pezza alle proprie carenze, alle proprie incapacità di potere al tavolo del confronto delle riflessioni e degli indirizzi politici su cui l’aula ha il dovere di confrontarsi e riportando il confronto negli organismi preposti”. La Repubblicasm