Il messaggio è arrivato come sempre forte e chiaro. Il consigliere di Rete Roberto Ciavatta nel suo intervento in comma comunicazioni in Consiglio Grande e Generale non ha usato giri di parole e rivolgendosi alla maggioranza con toni assertivi ha detto che il tempo di tenere il piede in due scarpe è terminato. Al centro del suo ragionamento non c’è più il referendum al quale il consigliere ha dedicato poche battute: “non mi dilungo sul referendum, la cittadinanza ha legittimamente deliberato che non vuole più governi di minoranza. Inutile girarci intorno, la faccio finita subito sul referendum, bisogna tornare al prima, a quando l’aula ha ottenuto un risultato storico: l’avvio di una commissione di inchiesta su banca Cis”. Sono infatti le banche il cuore del suo intervento: “le banche sono la preoccupazione centrale che noi dobbiamo avere non perché siamo innamorati del settore bancario ma perché non riusciamo più a resistere ad altri attacchi. Io mi auguro che l’aula possa unanimemente presentare esposti sulla fuoriuscita di notizie false che hanno suscitato panico. Quello però non è l’unico elemento che ha generato preoccupazione tra i correntisti. Noi lo diciamo inascoltati da due anni che nel settore bancario bisogna agire con grande delicatezza. Già ai tempi di Asset io ricordo qua dentro gli interventi di alcuni consiglieri, si faceva a gara a chi riusciva ad attaccare di più. Io considero che ci fosse malafede in qualche decisore e larga inconsapevolezza da parte del resto dell’aula. Oggi non ci sono più scuse. La settimana scorsa d’un tratto si è dimesso l’intero cda di Carisp perché è partita l’indicazione dai partiti di governo che finalmente volevano mandare via Fabio Zanotti (che poi non è stato mandato via ma gli verrà dato un incarico a Bologna da 120 mila euro). Siccome nessuno aveva il coraggio di andare da Ap e dire che il suo uomo stava facendo dei danni nella banca e non era più possibile gestirlo si è deciso di far dimettere tutti, nessuno si è posto il problema di quel che avrebbe potuto generare nella cittadinanza. Ci siamo presi noi la responsabilità di non creare panico. Noi la nostra parte di responsabilità ce l’abbiamo messa nel tentativo di trovare una quadra nella legge elettorale, siamo stati responsabili per non creare panico per gli errori commessi da una maggioranza incapace di rendersi conto delle conseguenze dei propri atti. Siamo pronti a farlo nell’elaborazione della legge sulle crisi bancarie. Dall’altra parte ci vuole un segnale, non basta dire ogni tanto che non si sta dalla parte di Grandoni, non basta votare di straforo una commissione di inchiesta, bisogna vigilare che coloro che stanno ai margini del sistema non possano abusare dei loro ruoli centrali. In questi giorni è stato detto che verranno fatte nomine in Carisp, pare che le nomine debbano essere fatte domani (oggi per chi legge, ndr), noi ufficialmente non sappiamo nulla. Dunque siamo al tavolo assieme per risolvere la crisi del sistema bancario ma non abbiamo le informazioni. E’ emerso da voci di corridoio che mi auguro non trovino conferma che verrà nominato John Mazza, membro di Ap, babbo di un segretario particolare della segreteria alle finanze, parte del comitato di sorveglianza di banca Cis, cugino di un noto politico che si chiamava Ciccio, vicepresidente di Carisp già nel 2012, nel 2018 nominato ambasciatore presso il Kazakistan e l’Azerbaijan quando è stato sottoscritto l’accordo con Socar (con tanto di foto con Antonella Mularoni e lo studio Botteghi). Questo è il modo in cui diciamo finalmente facciamo ripartire Cassa? Ci vogliamo continuare a far ridere dietro da tutte le parti sociali del Paese? Dobbiamo prendere 5 persone che siano tecnici in ristrutturazione bancaria. Se salta quella banca ne paga l’intero Paese. Giungono poi voci che si starebbe ragionando di mettere a presiedere la società di gestione di Carisp Antonini proveniente da scudo investimenti. Non basta allora fare una commissione di inchiesta per pulirsi le coscienze. I potentati strisciano”. Infine sulla notizia della vendita di banca Cis: “Avete visto la risposta della proprietà di Cis. Il socio va sulla stampa e dice ho venduto. Le banche non si vendono così, ci vuole una autorizzazione, allora perché la segreteria alle finanze non lo ha chiamato visto che qualche giorno prima era nel suo ufficio a palazzo Begni? I nomi di quelle società che sta spacciando per interposta persona, società che dovrebbero acquistare e che non esistono di fatto da chi sono sponsorizzate? Da Nadia Ottaviani che ha trovato il compratore, un intermediario per una società lussemburghese che pare all’85% essere di proprietà di Confuorti. Abbiamo cercato di lavorare per evitare che i potentati si reimpossessino del Paese. Avete il dovere di metterci la vostra parte di responsabilità, condividendo con noi le informazioni. Ci vuole un segnale di responsabilità che non è un segnale di oscurantismo sulle nomine che ancora domani (oggi per chi legge) si andranno a fare”.
