In uno Stato sociale indipendente come quello della Repubblica di San Marino, vi sono settori strategici che devono essere considerati e valutati con estrema attenzione. Settori strategici che in uno Stato sociale devono essere assolutamente centrali, l’istruzione e la sanità. Settori con diverse peculiarità e problemi, la cui razionalizzazione, resa necessaria da anni di una gestione poco oculata, poco lungimirante ed in alcuni casi decisamente “allegra”, viene affrontata con modalità differenti da questo Governo.
Da una parte si promuovono provvedimenti che vanno a vantaggio di chi opera nella sanità e dall’altra si generano le condizioni negative perché servizi essenziali e di alto valore qualitativo come la Casa di Riposo di Cailungo, che ha alle sue spalle una storia pluridecennale fatta di attenzione e impegno, vadano in difficoltà a causa di scarsa programmazione e miopia organizzativa. Difficoltà determinate da scelte politiche interessate e che giustificano così la mancanza cronica di sostituzioni ed il mancato riordino degli organici a fronte delle difficoltà economiche che tutti ben comprendiamo. Difficoltà in grado di minare alla radice la miglior organizzazione creando sfiducia nell’utenza e aprendo la strada ad interessi privati.
Nel caso dell’istruzione, in particolare, il difficile risvolto del piano di riordino sarà quello di mantenere inalterato il livello di qualità del servizio erogato ed il Segretario di Stato per l’Istruzione dovrà fare sfoggio di tutte le sue abilità per realizzare questo proposito senza danneggiare in primis gli studenti, e secondariamente gli stessi insegnanti lavoratori.
Quanto evidenziato dal Comitato per la Qualità della scuola dimostra che l’approccio con cui il Governo si è avvicinato alla riforme necessarie all’interno di settori pubblici come sanità e istruzione è un modo completamente sbagliato. I tagli lineari ma differenziati fra lavoratori in ruolo, precari e addirittura convenzionati (che non hanno subito modifiche alle proprie buste paga, spesso molto cospicue), non hanno fatto altro che alimentare il fuoco dello scontro che andava invece spento cercando il dialogo con i lavoratori e arrivando a stendere, grazie alle proposte di coloro che lavorano sul campo ogni giorno, provvedimenti capaci di coniugare le parole equità, razionalizzazione e qualità del servizio.
La consapevolezza di questa necessità diventa ancora più radicata in noi se pensiamo alla dimensione del nostro Paese, alla sua storia di indipendenza, di relazioni e di solidarietà. Se poi mettiamo in primo piano la pluriennale crisi sistemica che stiamo affrontando da ormai 6 lunghi anni, diventa ancora più urgente e reale il dovere di tenere ferme e in maniera solida le mani sul nostro sistema socio sanitario e sul nostro sistema scolastico che hanno sempre visto giustamente al centro l’assistito o lo studente.
Questo deve rimanere un punto fermo di qualsiasi intervento in questi settori. Non possiamo permetterci soluzioni ingegneristiche o peggio ancora ragionieristiche, ma dobbiamo impegnarci tutti insieme per trovare soluzioni condivise, che abbiano come orizzonte finale la volontà di migliorare ulteriormente questi settori in termini di capacità di dare le giuste risposte alle esigenze degli assistiti e le giuste opportunità di crescita culturale e di affermazione del diritto / dovere di cittadinanza attiva ai nostri studenti.
La posta in gioco è molto alta, molto di più di qualsiasi problema di entrate ed uscite.