San Marino. Comitato civico per la cittadinanza: l’obbligo di rinuncia non deve decadere e non accetteremo la bocciatura dell’istanza d’arengo. Rischiamo la sparizione dei cittadini sammarinesi

Si ragiona molto sui diritti, poco su doveri. La cittadinanza impone anche dei doveri” riflette in maniera del tutto informale Augusto Michelotti, in apertura della conferenza stampa indetta dal Comitato civico per la cittadinanza. “Ci hanno dato degli sciovinisti reazionari, ma bisogna esserlo quando è in pericolo la sicurezza del Paese”. 

Ci hanno dato dei rimbambiti – gli fa eco Pier Marino Bacciocchiè vero siamo anziani, ma l’argomento che trattiamo è molto serio”. 

I fuochi d’artificio verbali incoraggiano Orietta Ceccoli, pure lei rimproverata per le posizioni assunte sulla cittadinanza sammarinese, lei che d’origine non è. Così, entra a piè pari nella questione. “Siamo molto preoccupati dalla mancanza di risposte della politica. Ci domandiamo perché il governo e diverse forze politiche, di maggioranza e di opposizione, non vogliono affrontare con serietà e i dovuti approfondimenti, la questione della doppia cittadinanza e della naturalizzazione”. Continua: “Il Segretario agli Interni, il suo partito e altri, hanno come unico interesse l’eliminazione dell’obbligo di rinuncia della cittadinanza italiana per i naturalizzati. Per fare questo, hanno usato strumenti illegittimi, quali il decreto legge e la delibera del 13 agosto scorso, perché non erano riusciti a far approvare il decreto”. 

Questo disinteresse politico ad affrontare i problemi con affidabilità e coscienziosità, secondo la signora Ceccoli, si associa anche ad altri argomenti molto importanti: il disinteresse sulle questioni bancarie, la sostenibilità del debito pubblico, la tassazione per il ceto medio, la mancata preparazione all’integrazione europea. Tornando al tema principale, il Comitato punta il dito sul recupero di una vecchia legge italiana che permette al naturalizzato sammarinese di recuperare la cittadinanza d’origine con una semplice domanda all’ambasciata e 250 euro di spesa. “Nessuna osservazione da parte del governo sammarinese su questa decisione dell’Italia – obbietta Orietta Ceccoli – chiediamo che tutto ciò venga affrontato sul piano diplomatico tra i due Stati”. Altro vulnus delicatissimo è quello delle “porte girevoli”. Cioè, che politici italiani con doppia cittadinanza, usino questa particolarità per candidarsi una volta di qua, una volta di là. “Questo sistema deve essere fermato!” Infine, l’attenzione all’istanza d’arengo che dovrà essere esaminata dal Consiglio. Si teme che venga respinta e sostituita da un ODG che vincoli la maggioranza ad eliminare l’obbligo di rinuncia alla seconda o addirittura la terza cittadinanza per i naturalizzati, che dovrebbero essere circa 400, ma che in futuro potrebbero essere molti di più. 

“La cosa che mi ha infastidito di piùrincalza Augusto Michelottiè l’abolizione del giuramento per chi diventa cittadino. Vuol dire che la cittadinanza è diventata solo un atto amministrativo”. Insiste: “Questo Paese non può permettersi di avere troppi cittadini con doppia cittadinanza. Rischiamo di diventare un protettorato italiano!” Quindi, con fermezza, aggiunge: “Sono un reazionario? Sì, sono un reazionario sammarinese perché non vorrei mai che i nostri avi si rivoltino nella tomba”. 

Roberto Tamagnini spiega l’illegittimità dei provvedimenti adottati. “Secondo le fonti normative, una legge non si può essere cambiata con un decreto, né con una delibera. Nel fare questo, si espongono il Segretario agli Interni e l’Ufficio di Stato Civile, che li deve applicare. Inoltre, non è stato fatto il controllo preventivo di legittimità. Andando avanti così, rischiamo la sparizione dei cittadini sammarinesi.

Deluso anche Pier Marino Bacciocchi: “Abbiamo chiesto l’apertura di un dibattito da oltre sei mesi: nulla. Sembra un Paese del tutto insensibile a questo argomento, ma è importante ragionare sui pro e sui contro. Altrimenti, quali sono le cose davvero importanti?” La sensazione diffusa e condivisa è che l’eliminazione dell’obbligo di cittadinanza sia solo una questione a meri fini elettorali. “Chiederemo che i politici che hanno preso questa decisione, non vengano votati!” è la minaccia. In altre parole, il Comitato adotterà gli stessi comportamenti e lo stesso linguaggio usato dalla politica. Il loro obiettivo è evitare ogni sperequazione tra cittadini che hanno una cittadinanza e quelli che ne hanno due o tre. “Non vogliamo la guerra civile – chiosano – ma l’equilibrio degli interessi”.