COMMISSIONE CONSILIARE PERMANENTE AFFARI COSTITUZIONALI E ISTITUZIONALI; PUBBLICA AMMINISTRAZIONE; AFFARI INTERNI, PROTEZIONE CIVILE, RAPPORTI CON LE GIUNTE DI CASTELLO; GIUSTIZIA; ISTRUIZIONE, CULTURA, BENI CULTURALI, UNIVERSITA’ E RICERCA SCIENTIFICA 17-18 MARZO
LUNEDI’ 17 MARZO – mattina
I lavori della commissione si aprono con la questione delle rette dei centri estivi sollevata dal consigliere di Rete, Grazia Zafferani. Si passa poi all’esame del progetto di legge “Legge Quadro sulla istruzione universitaria e le istituzioni di cultura superiore” che occupa il resto della seduta, interrotta come previsto alle 11.30, e proseguirà nel pomeriggio.
All’articolo 2, “Finalità”, viene accolto un emendamento di Cittadinanza attiva che dà una maggiore specificazione rispetto alle attività presenti in territorio all’organizzazione didattica e della ricerca. All’articolo 7, “Atti normativi”, Cittadinanza attiva propone due emendamenti, il primo squisitamente tecnico, il secondo affinché il Consiglio grande e generale prenda solo atto dello statuto e del codice etico approvati dall’università. Si tratta, spiega il consigliere di Sinistra unita, Francesca Michelotti, di “qualificare maggiormente l’autonomia dell’università. Che non sarebbe comunque totale”. La seduta, come in programma, viene sospesa e riprenderà alle 15.
Di seguito un riassunto degli interventi
Comunicazioni
Grazia Zafferani, Rete: “Sull’aumento della retta dei centri estivi c’è una mobilitazione delle famiglie che sono molto preoccupate. Le mamme con due figli arrivano a spendere anche 680 euro circa. Così si muovono per il badaggio fai da te. Vorrei chiedere alla commissione se si riesce a trovare un’alternativa per le famiglie che non riescono a pagare l’aumento”
Giuseppe Maria Morganti, segretario di stato per la Pubblica istruzione: “C’è stato un aumento della retta. Si pagano 680 euro se il bambino rimane tutta l’estate. Due settimane costano 130 euro per il tempo pieno e i blocchi sono 6. Ci auguriamo non stiano tutta l’estate nei centri estivi. Il costo è di circa 8.50 euro all’ora e non credo i servizi privati riescano a sostenere una cifra così bassa. C’è anche il tempo limitato, fino alle 14 si risparmiano 30 euro. Per chi ha due figli c’è una riduzione del 30%. 65 euro per 15 giorni di presenza non era una cifra sufficiente. Molti si iscrivevano e poi non ci andavano. E’ anche una maniera per responsabilizzare le famiglie”.
Franco Santi, C10: “Quando ragioniamo su un sistema di sicurezza sociale che deve sostenere il bisogno là dove c’è, ogni volta ci si palesa la necessità di capire in maniera oggettiva qual è la situazione economica delle famiglie. Nel dicembre 2012 il Consiglio ha preso l’impegno per introdurre l’indicatore della capacità economica. C’è necessità di adeguare i costi dei servizi, ma lo Stato si deve attrezzare per capire chi ha veramente bisogno”.
Giuseppe Maria Morganti, segretario di stato per la Pubblica istruzione: “C’è il progetto di modifica del diritto allo studio. Possiamo programmare un incontro prima del’estate. Il tema delle rette ce lo siamo posto, ma non siamo riuscirti a trovare una formula sufficientemente garantista. Il problema della dichiarazione dei redditi rimane. L’indicatore di cui parla Santi è molto importante”.
Vladimiro Selva, Psd: “C’è la necessità di fare delle politiche dei redditi. E’ necessario l’indicatore messo nella Finanziaria 2012 e ci stiamo lavorando. In Emilia-Romagna le rette sono più alte e confermare la nostra non era più possibile. Le cifre sono comunque sostenibili per chi lavora”.
Grazia Zafferani, Rete: “Le politiche in questo ultimo periodo hanno un po’ generalizzato. E a rimetterci è chi ha delle problematiche effettive. Anche perché ci sono molti separati, senza dimenticare gli aumenti e i mutui. Ci sono famiglie che non possono pagare la retta e n non sanno come fare. Il badaggio fai da te non tutela i bambini”.
Progetto di legge “Legge Quadro sulla istruzione universitaria e le istituzioni di cultura superiore
Giuseppe Maria Morganti, segretario di stato per la Pubblica istruzione: “Di questo progetto di legge si è discusso molto e molto bene. C’è una visione di prospettiva che porta l’università a fare un ulteriore passo verso la qualità. L’università è nata da 30 anni e da una realtà molto specializzata c’è stata un’apertura maggiore agli studenti. Molte figure professionali si dipanano nelle sedi amministrative ed economiche del mondo. Ci sono motivi di grande orgoglio. E’ ora giunto il momento di fare il terzo passo, perché c’è una base solida di qualità ed esperienza, per un’università più integrata che sia anche traino economico del territorio. Più legata dunque ai nostri progetti di sviluppo.
Abbiamo tentato di inserire la nostra università nei processi generali della Magnacharta che fissa criteri ferrei nella gestione. Oltre al progetto di legge ci sono lo statuto e il codice etico. Si affrontano i temi dell’autonomia, dell’incompatibilità e della democrazia interna. I regolamenti di funzionamento verranno elaborati dai vari organi. Alcuni professori che vengono da fuori lamentano l’autonomia non totale dell’università, ma è giusto regolamentare e portare l’ateneo in una certa direzione. Abbiamo avviato il percorso verso lo Spazio europeo dell’istruzione e di ragionare sulla possibilità di riconoscimento autonomo dei nostri titoli e del percorso accademico dei docenti. Con il ministero italiano stiamo conducendo, in maniera informale per ora, un ragionamento analogo per l’Istituto musicale, un altro gioiello della nostra Repubblica.
Personale non accademico e studenti entrano negli organi, viene rivista la governance, con la separazione delle funzioni amministrative da quelle didattiche. Ci saranno il Senato accademico con funzioni di gestione autonoma della didattica, della formazione e della ricerca, con un rettore, e un Consiglio dell’università che si occupa delle questioni amministrative e finanziarie. Ciò permette un collegamento tecnico con il resto del territorio.
Perché l’università diventi strumento di sviluppo occorre puntare sull’internazionalizzazione, deve essere l’elemento principale dell’azione. La struttura degli uffici cambia radicalmente: i 46 dipendenti, erano 48, devono operare come attori del processo di internazionalizzazione, ma non solo. Altro obiettivo è l’orientamento. Chi si laurea dovrebbe trovare da subito i contatti con il mondo del lavoro. C’è poi la questione dei servizi agli studenti. La questione dei trasporti è molto importante. Poi ci sono le abitazioni, la mensa, il tempo libero, i servizi culturali”.
Mariella Mularoni, Pdcs: “A 20 anni dal primo dottorato è opportuno ripensare l’università. La legge va rivista per garantire maggiore funzionalità ed economicità. La nuova legge recepisce la dichiarazione di Lisbona e le raccomandazioni del Consiglio d’Europa. Tiene conto dell’esigenza di sviluppare un rapporto sempre più stretto con il mondo del lavoro e il territorio, per indirizzare gli studenti dove c’è bisogno. L’università non deve essere un corpo isolato. Viene rivista la governance, con la separazione delle funzioni amministrative da quelle didattiche. Il direttore generale, figura nuova, avrà un ruolo di raccordo. Ci sarà una razionalizzazione dei dipartimenti. I sei attuali sono troppo, diventeranno tre. Va rivisto anche l’investimento dello Stato e vanno ridotti i costi delle docenze. Occorre lavorare sul riconoscimento dei titoli, non solo con l’Italia. La legge vuole dare maggiore internazionalizzazione. E’ un buon progetto che possiamo ulteriormente migliorare. Dobbiamo innovare e l’università e il luogo deputato alla ricerca, deve avere un legame con la realtà e avere contati di rete”.
Franco Santi, C10: “Questo progetto di legge largamente discusso ha obiettivi condivisibili. Si cercano di creare le condizioni per un’università che si inserisca nel circuito internazionale con tutte le carte in regola. La scelta va nella giusta direzione. E’ una legge quadro che modifica in maniera sostanziale una serie di meccanismi ed equilibri. Andrà provata sul campo e il primo test sarà la nomina del nuovo rettore e dei nuovi organismi. San Marino deve puntare su un’asticella molto alta. L’università può diventare uno strumenti di primo ordine per lo sviluppo, ma occorre porre molta attenzione sulla capacità di affermarsi come difensore della qualità e precursore di innovazione. Occorre guardare non solo al’Italia, ma anche ad altre realtà che darebbero visibilità al nostro ateneo. Attenzione ai docenti in entrata, al sistema di valutazione e alla capacità di relazionarsi con altre realtà”.
Francesca Michelotti, Su: “Il difficoltoso protrarsi di questo progetto di legge che ha avuto moltissime versioni è chiaro nelle sue motivazioni: la sostenibilità economica. E’ poco decifrabile la nuova strutturazione, inoltre la legge non risolve in maniera equilibrata il rapporto tra autonomia e controllo. Se l’università deve essere un valore aggiunto deve avere la sua autonomia, che va disciplinata in modo tale che non ci siano discrezionalità o abusi. L’obiettivo di legare l’università al Paese è fondamentale, per cui deve essere attrattiva e ritagliarsi un differenziale qualitativo. Non so se questa legge riuscirà in questo obiettivo. Serve una premessa che valorizzi la visione dell’università in funzione dello sviluppo del Paese, altrimenti si rischia lo scimmiottamento di modelli che non ci appartengono. Non basta l’efficienza, serve anche valore simbolico. Dobbiamo crederci nell’università. Abbiamo presentato alcuni emendamenti di sostanza. La ricaduta economica va considerata, ma non è la questione più importante. Siamo qui per rendere migliore questa legge”.
Francesco Morganti, Psd: “E’ molto interessante il discorso di aprire una nuova fase, di maggiore integrazione con il territorio e come sviluppo economico della Repubblica. San Marino può avere delle caratteristiche per diventare una città campus attrattiva. Siamo partiti da un’università di studiosi per diventare poi un ateneo di studenti con alcuni corsi in particolare. L’indotto sugli studenti è molto importante. Dobbiamo offrire servizi sempre più avanzati. Occorre puntare ad avere una classe docente anche sammarinese, molto eccellenze vanno a lavorare fuori”.
Giuseppe Maria Morganti, segretario di stato per la Pubblica istruzione, replica: “La struttura è orientata al conservatorismo e a difendere le proprie posizioni di potere. Ho parlato di conoscenza facendo arrabbiare l’ex rettore Petroni. L’autonomia in cui operava l’università ha portato a situazioni non così chiare. La mia battaglia per pubblicare tutti gli atti del consiglio di amministrazione è ancora in fieri ed è poco dignitoso. Uno dei due membri politici del consiglio sarà dell’opposizione e si apre alla presenza dei professori. L’equilibrio tra autonomia e controllo istituzionale è stato spinto al massimo.
Sui contenuti: la direzione c’è. L’azione dell’università è fortemente legata al territorio, l’indirizzo verso l’internazionalizzazione è chiaro. C’è razionalizzazione delle risorse. La flessibilità dei rapporti contrattuali permette di utilizzare anche personale non accademico. L’università deve occuparsi del dibattito culturale del Paese. Ancor di più con davanti la sfida dell’Europa”.