Commissione Consiliare Speciale per le riforme istituzionali
Martedì 27 maggio, mattina
La Commissione riprende i lavori di analisi e definizione del programma di lavoro della Commissione stessa. In particolare, la mattinata vede protagonista la discussione sull’articolo “Congresso di Stato”, poi approvato all’unanimità a fine sessione.
Al centro, l’obiettivo di rendere l’organo esecutivo più efficiente, lasciando tuttavia aperti tutti i possibili scenari di riforma.
Tra i punti più dibattuti, il tema della responsabilità individuale dei congressisti. Iro Belluzzi (Libera) ha insistito sul fatto che “la collegialità va rivisitata”, introducendo la possibilità di votazioni a maggioranza all’interno del Congresso. Concetto ripreso anche da Enrico Carattoni (Rf), che ha sostenuto la necessità di chiarire “chi fa cosa” per uscire dall’ambiguità operativa e attribuire meglio poteri e responsabilità. Fabio Righi (D-ML) ha invece sottolineato come ogni passo debba evitare di precostituire soluzioni: “Teniamo il testo largo, evitiamo orientamenti prematuri”. Il consigliere ha ribadito l’importanza di lavorare prima su una cornice generale per poi affrontare, nel merito, i nodi più delicati.
Altro tema affrontato è stato il coordinamento politico del Congresso di Stato. Per Ilaria Bacciocchi (Psd) non è opportuno mutuare modelli stranieri: “San Marino non ha bisogno di un premier”, ma di un sistema più efficace scelto legislatura per legislatura. Posizione condivisa da Guerrino Zanotti (Libera), che ha proposto di rafforzare la delega agli Affari Politici escludendo dal coordinamento la Reggenza.
L’articolato approvato prevede quindi sette punti principali, tra cui l’analisi dell’organizzazione interna del Congresso, i rapporti con la Reggenza e con gli altri organi, la definizione delle responsabilità, e la disciplina del personale. Un documento che fungerà da guida generale per i prossimi lavori della Commissione, lasciando aperta ogni possibile riforma futura.
Di seguito una sintesi dei lavori
Comma 2 – Prosecuzione discussione e votazione del programma di lavoro della Commissione
Nicola Renzi (Rf) – Presidente: Stiamo analizzando l’articolo “Congresso di Stato”. Eravamo arrivati ad un dibattito su questo articolo, c’erano stati un po’ di interventi e c’era stata poi una redazione che tiene conto delle varie sensibilità dei consiglieri sulle quali però, mi sembra, non ci fosse un accordo nell’ultima seduta. Dunque, ripartiamo dagli interventi sospesi nell’ultima seduta.
Iro Belluzzi (Libera): Credo sia importante rivedere la collegialità dell’organo, ma altrettanto fondamentale è trovare una modalità affinché il Congresso di Stato possa deliberare le scelte, meglio dire esecutive, a maggioranza e non più collegialmente in toto. È legato a questo il fatto che una parte dei membri possa esprimere un voto negativo; la deliberazione avverrebbe comunque per maggioranza, magari qualificata. È giusto che in certi passaggi chi non condivide una scelta, pur approvando la delibera votata a maggioranza, possa segnare il voto negativo senza far infrangere l’esecutivo quando non è una questione politica. Adesso vige l’astensione, ma credo sia necessaria la possibilità di manifestare disaccordo. L’altra questione fondamentale è la responsabilità singola del congressista. Se un congressista propone un progetto, economico o per il paese, e questo poi causa danni, altera il patrimonio dello Stato o ha effetti negativi sull’amministrazione, la responsabilità deve essere sua, non sempre collegale. Penso a questioni passate, a scelte indotte da chi, ad esempio, era Segretario agli Esteri, magari dando indicazioni errate o scegliendo ambasciatori senza i requisiti minimi, o promuovendo soggetti problematici. La collegialità, giusta in principio, va rivisitata dando più responsabilità a chi decide e facendogli assumere gli oneri. Non può passare tutto in cavalleria. Abbiamo visto molti disastri nella gestione dei governi, spesso per colpa di uno o due membri schermati dalla collegialità. Questo cambio di atteggiamento è importante e necessario, per governare consapevoli di onori e oneri. Se questa impostazione può essere condivisa, proviamo ad aggiustare il primo comma.
Enrico Carattoni (Rf): Credo che su questo articolo l’obiettivo non sia definire i poteri concreti del Congresso di Stato, ma stabilire il perimetro d’azione di questa commissione a riguardo. Per questo suggerisco di lasciare la stesura il più ampia possibile perché ritengo che sia un organismo “buio”. Manca chiarezza su procedure, poteri, attribuzioni e responsabilità, specie quella collegiale. Non si è mai chiarito a fondo la responsabilità di un congressista, a fronte di atti che i singoli segretari possono adottare. Serve una definizione più specifica dei rapporti tra Congresso di Stato e Consiglio Grande e Generale. Oggi non c’è un presidente del Congresso di Stato; la Reggenza convoca e coordina ma non presiede, creando un potenziale vulnus. È necessario valutare il ruolo della Reggenza al suo interno, poiché la sua presenza potrebbe apparire parziale per delle scelte che vengono discusse, dato che non sono definiti i poteri e chi decide quali delibere portare. Questi temi vanno ridefiniti, anche perché il Congresso di Stato è un organo molto più recente rispetto ad altri. Ritengo si debba ragionare sulla collegialità e individuare un soggetto, magari un primus inter pares ispirato a un’ipotesi svizzera, che possa convocare, presiedere e decidere sullo svolgimento dei lavori del Congresso. Condivido l’idea che vada chiarito se le delibere debbano essere all’unanimità o ammettere different opinion. La responsabilità dovrebbe essere singola per chi prende decisioni, non sempre e comunque collegiale, visti i “disastri” nella gestione dei governi spesso schermati dalla collegialità. Questo cambio di atteggiamento è estremamente importante e necessario per governare consapevoli degli oneri. Chiedo di aprire un ragionamento sul ruolo della Reggenza nel Congresso di Stato, sui poteri dei singoli e sul potere di coordinamento/presidenza. Questo è fondamentale anche nei rapporti esterni, data l’impasse diplomatica per la mancanza di un capo di governo omologo, mentre i Capitani Reggenti, capi di stato, assorbono parzialmente tale ufficio senza averne i pieni poteri. Vorrei fare un ragionamento approfondito sul Congresso di Stato e chiedo che la formulazione venga lasciata il più ampia possibile.
Fabio Righi (D-ML): Credo debba essere aperto un ragionamento sulla presenza della Reggenza nel Congresso di Stato. Teoricamente vigilano sull’attività del Congresso, ma di fatto non esercitano poteri reali per intervenire, anche in Consiglio dove sono accadute cose gravi recentemente. Se non esercitano questo potere, forse va considerata un’uscita dalla riunione di governo dove vengono “tirati per la giacchetta”. Il Congresso necessita un restyling operativo, essendo a volte “fuoco incrociato”. Sono favorevole a un capo del governo, ma è problematico senza intervenire sulla legge elettorale. Se la legge porta a un Congresso dove tutti sono rappresentati, sarà difficile individuare un premier riconosciuto, diverso dal nostro governo collegiale. La prassi è collegialità e astensione, ma ci sono stati voti contrari non sempre tracciati. Chiedo se il Congresso sia un collegio perfetto, dato che delibere sono avanzate nonostante contrarietà. La collegialità, pur giusta, va rivisitata dando maggiore responsabilità a chi decide. La responsabilità deve essere singola, non sempre collegiale, visti i “disastri” schermati dalla collegialità. Questo cambio di atteggiamento è necessario per governare consapevoli degli oneri. Cavo il tema del coordinamento politico/operativo ora, perché dovrebbe essere preceduto dalla legge elettorale. Favorevole a riorganizzare poteri singole segreterie. La via di mezzo: riorganizzare le deleghe, evitando quelle incrociate. Ogni segretario per sua materia diventi il “capofila”, equilibrio tra collegialità e operatività con chi “tira le fila”. Non si va verso un premier non riconosciuto, ma si potenzia una collegialità attiva. Il coordinamento politico spetta alla maggioranza, non al Congresso che esegue, per non divergere dall’aula. Chiedo un ragionamento approfondito sul Congresso, ruolo Reggenza, poteri singoli e presidenza, cruciale per rapporti esterni. Chiedo di lasciare la formulazione ampia.
Massimo Andrea Ugolini (Pdcs): Preferivo la formulazione iniziale trasmessa, magari con qualche piccolo inciso. Riguardo al ragionamento del commissario Righi, per esempio, penso che il coordinamento politico spetti solitamente al segretario di Stato agli Affari Esteri, che ha la delega specifica. Forse al punto A è meglio scrivere “prevedere forme di maggiore coordinamento operativo”. È vero che c’è un tema da sciogliere all’interno del Congresso di Stato: se è un organismo perfetto nella sua collegialità o se ci possono essere dei distinguo dei singoli segretari competenti e la deliberazione può essere assunta a maggioranza o no. Questo è un tema che va effettivamente sciolto. Ma sul coordinamento interno politico, credo ci sia già una delega specifica. A mio avviso, la formulazione trasmessa inizialmente è più confacente. Per quel che riguarda il ruolo della Reggenza e le attribuzioni, sono già scritte nella legge costituzionale quali sono i compiti. La Reggenza, quale garante suprema di tutti i poteri dello Stato, come sappiamo, presiede il Consiglio Giudiziario e nel Consiglio dei XII, e coordina le attribuzioni e i lavori all’interno del Congresso di Stato, oltre a presiedere chiaramente il Consiglio Grande e Generale. Credo che sia importante che la Reggenza rimanga con questo ruolo di coordinamento all’interno del Congresso di Stato. È vero che forse va identificato una figura di coordinamento all’interno dei Segretari di Stato. A mio avviso, non siamo affini a forme di premierato come struttura storica e istituzionale, ma identificare delle deleghe o un segretario a cui viene affidato il coordinamento, questo si può all’interno chiaramente dei segretari di Stato. Andare a specificare o definire il ruolo della Reggenza e i rapporti col Congresso di Stato in questo articolo non mi sembra molto corretto, semplicemente perché le attribuzioni della Reggenza sono già identificate per legge costituzionale. Eventualmente, come dicevo, si dovrebbe intervenire sulla legge riguardante la Reggenza. Ribadisco, a mio avviso è forse più corretto, come diceva anche il consigliere Carattoni, lasciare un articolato più aperto e senza magari andare a mettere il ruolo della Reggenza.
Gian Carlo Venturini (Pdcs): Mi ritrovo nelle considerazioni che hanno fatto i colleghi Ugolini e Carattoni. In questa fase, stiamo definendo un regolamento e non entriamo nel merito delle decisioni sui singoli organismi oggetto di valutazione. Credo che definire una formulazione un pochino più ampia sia una valutazione che vaDA fatta. Invece che definire, valutare il ruolo della Reggenza, in modo di lasciare una cosa più aperta e non che sia già una decisione. Riguardo l’ipotesi uno che suggeriva di valutare la composizione del Congresso di Stato, questo è già definito nella legge, sono 10, non possono essere più di 10. Non so che cosa si intendeva valutare la composizione se numerica. A mio avviso, non c’è neanche bisogno di metterlo in questo articolo, perché si può fare una valutazione sulla composizione anche successiva. Riguardo il punto B che dice prevedere un coordinamento, nell’ottica di quello che dicevamo prima, invece che “prevedere” valuterei eventualmente un coordinamento politico, perché ad oggi c’è già un coordinamento di chi ha la delega agli Affari politici. Si può valutare una eventuale forma di coordinamento, anche per ritornare ad una formulazione più collegiale com’era una volta, ma non prevedere, perché c’è già. Valuterei un coordinamento operativo anche al fine di declinare le competenze dei singoli Segretari di Stato. Ribadisco che nella definizione del regolamento dobbiamo arrivare ad una formulazione ampia che ci consenta poi, come Commissione di fare le riflessioni più significative su questi temi. Oggi definiamo le linee generali di confronto e dialogo. Magari invece che “definire il ruolo della Reggenza” possiamo scrivere “valutare il ruolo della Reggenza” oppure usare un altro termine più generico che lasci aperte le valutazioni che la commissione può fare.
Nicola Renzi (Rf): Il testo proposto deriva dagli interventi di vari consiglieri nell’ultima riunione, la maggior parte svolti dal consigliere Berti, che era partito addirittura dalla dissertazione sulla primigenia strutturazione del Congresso di Stato con tre Segretari e altri Deputati, chiedendo di poter tornare a quel periodo e di stabilire addirittura una gerarchia al suo interno. Infatti, al terzo testo proposto, il punto prevedeva un “coordinamento politico ed anche gerarchico” del Congresso di Stato, cioè andava a stabilire possibili gerarchie tra i congressisti. Ben vengano le discussioni su questi temi. Ci tengo a sottolineare per l’ennesima volta: noi adesso stiamo stendendo non già un regolamento, ma sostanzialmente un menù. La traiettoria che dovremmo comporre anche nelle priorità e i confronti che già stiamo facendo sono una sorta di palestra, intanto perché così iniziano a vedersi anche i
posizionamenti di ciascuno di noi. Li ritengo molto utili e credo che le sensibilità di tutti siano fondamentali. Per quanto riguarda la legge, come converrà il commissario Venturini, abbiamo fatto la commissione perché, se necessario, la legge la cambiamo.
Gian Carlo Venturini (Pdcs): Concordo che oggi stiamo facendo una sorta di menù e stiamo procedendo alla definizione delle priorità. Credo che la formulazione che andiamo a proporre, se la facciamo più generica, nulla ci impedisce in futuro di intervenire in maniera più specifica su quelli che sono gli organismi che ci interessano. Di conseguenza, se lo riteniamo necessario e opportuno, potremo anche arrivare a modificare le leggi costituzionali o quelle qualificate che vanno a disciplinare questi organismi. Per questo, anziché dire solo “prevedere un coordinamento”, io metterei “valutare un coordinamento”, in modo tale che la formulazione lascia più ampia la possibilità di azione e di valutazione futura. La stessa considerazione la faccio sulla Reggenza e sulla discussione relativa al Congresso. Io conosco l’opinione del collega Berti su questo punto. Quando discuteremo in modo più approfondito del Congresso, avremo modo di riprendere la sua posizione. Poi, che si sia d’accordo o non si sia d’accordo è un altro aspetto che sarà valutato prima dalla Commissione competente e successivamente anche dal Consiglio. Questi erano i miei rifermenti, diciamo così, perché lei nella sua introduzione iniziale aveva fatto riferimento alle discussioni della volta scorsa e aveva proposto di lavorare quasi esclusivamente sulla ipotesi 1. Io consideravo importante anche l’oggetto iniziale di confronto, dove era stata fatta una specifica considerazione sulla Reggenza.
Ilaria Bacciocchi (Psd): Per noi, un punto fondamentale è sicuramente quello che ha a che fare con il coordinamento politico del Congresso, sul quale vorrei tornare un attimo. Il commissario Righi più volte ha fatto questo riferimento al premier, ed è chiaro che San Marino ha bisogno di rafforzare quello che è il coordinamento politico all’interno del governo. Noi crediamo che questo possa essere fatto anche senza per forza imitare dei modelli che sono estranei a quella che è la nostra storia costituzionale. La figura del premier, fra l’altro legata a quella che è la legge elettorale, porterebbe probabilmente anche a delle storture particolari, quindi io lo toglierei il discorso del premier. Mi focalizzerei sicuramente sul valutare o prevedere un coordinamento politico e anche operativo, perché il governo necessita di questo. Ad oggi c’è la delega agli Affari politici, ma sinceramente non mi sembra che funzioni proprio bene questa delega che, fra l’altro può spostata ogni legislatura ad un Segretario di Stato diverso. Io non la legherei sicuramente a un Segretario di Stato specifico che è, per esempio, quello agli Esteri. Penso che debba essere la maggioranza o il governo, magari legislatura per legislatura, a decidere chi deve esercitare questo tipo di coordinamento. Su questo punto del coordinamento andrei un pochino a cercare di capire come strutturarlo nel miglior modo possibile, nel senso che sia comunque efficace perché ad oggi, a nostro avviso, non lo è. Poi, per il resto, credo che sia importante lasciare il maggior margine possibile di valutazione sul ruolo della regia, Segreterie di Stato eccetera eccetera. Io penso che non sia questo il momento in cui andare a approfondire queste tematiche, quindi se le lasciamo più ampie possibile poi avremo tempo per andarle a definire meglio.
Guerrino Zanotti (Libera): Sono d’accordo con chi mi ha preceduto nel raccomandare di costruire il documento sul quale poggerà il lavoro che la Commissione deve fare il più generico possibile. Mi ero opposto alla richiesta del collega Berti la volta scorsa che chiedeva di inserire il passaggio sulla definizione di una gerarchia all’interno del Congresso di Stato. Credo che in questo caso, siccome stiamo definendo l’orizzonte del nostro lavoro, non sia il caso di specificare troppo quelli che dovranno essere i nostri interventi. Non precludiamoci nulla. Per esempio, rispetto a rendere maggiormente operativo ed efficace l’esecutivo, io sono personalmente contrario a un rapporto gerarchico fra i Segretari o a prevedere la figura del premier. Però, sulla figura del coordinatore, penso che i dubbi sollevati cadrebbero se fosse escluso dal coordinamento del Congresso la Reggenza. Se oggi il coordinamento è affidato ai Capitani Reggenti per legge costituzionale, qualora questo ruolo non fosse più loro, credo verrebbe valorizzato il ruolo del Segretario con la delega agli Affari politici, che potrebbe essere rafforzata anche dal coordinamento dei lavori del Congresso di Stato. Il riconoscimento da parte degli altri Segretari avverrebbe automaticamente, venendo meno le figure dei Capitani Reggenti nel Congresso. Non ci sarebbe neanche la necessità di intervenire sulla legge elettorale per prevedere l’elezione diretta di questa figura. Rispetto alla formulazione dell’articolo sul Congresso, non ho grosse perplessità. Anzi, sostituire “prevedere” con “valutare” va bene. Non capisco bene l’obiettivo della lettera a) su valutare la composizione dell’organo, vista la variabilità già prevista. Per il resto, non ho rilievi da fare. Mi sembra un testo sul quale si ha la possibilità di lavorare tranquillamente.
Iro Belluzzi (Libera): Ho ascoltato gli interventi e vorrei aggiungere alcune considerazioni. Già dalla norma che andiamo ad approvare, credo sia importante poter definire quali potevano essere le linee di intervento. Ho paura che rimandando, non definendo, lasciamo spazio a tutte le valutazioni che poi dovranno ritornare e dovranno essere comunque sviscerate e definite. È un rinvio. Chiedo se nel punto D, che riguarda il definire le competenze dei singoli Segretari di Stato approfondendo altresì l’esercizio collegiale e individuale del potere di governo, possa essere inserito quel “eventuali responsabilità”. Anche quello, secondo me, è importante così sappiamo che comunque dobbiamo parlare anche di responsabilità. Per quello che riguarda logicamente il tema della Reggenza, lo affronteremo nell’articolo successivo. Qui parliamo del Congresso di Stato.
Matteo Zeppa (Rete): Rispetto all’opzione due, quella che stiamo analizzando, nel punto che riguarda il riorganizzare gli staff delle Segreterie di Stato e modificare la disciplina del personale politico definendone ruoli, potere ed attribuzioni, io aggiungerei “ed eventuali incompatibilità”. Ho già detto come la penso sulla questione nella precedente sessione. Si tratta di identificare anche le incompatibilità che possono aversi nello staff delle segreterie di stato. Abbiamo l’esempio di un sindaco di un comune italiano che è oggi segretario particolare. C’è un progetto di legge che deve essere analizzato in Commissione e andare in seconda lettura. Visto che qualcuno ha tirato il sasso e poi ha nascosto la mano e oggi non è presente, a questo punto metterei nella stesura che va a definire il Congresso di Stato, inserirei anche le incompatibilità. Questo è un punto che ritengo fondamentale e su cui ho già espresso la mia posizione precedentemente. È cruciale che il testo che stiamo definendo includa esplicitamente la questione delle incompatibilità per garantire chiarezza e trasparenza nella disciplina del personale politico che opera all’interno delle Segreterie. L’esempio citato e il progetto di legge in corso dimostrano l’attualità e l’importanza di affrontare questa problematica. Per questo insisto affinché la stesura finale contempli chiaramente anche questo aspetto.
Emanuele Santi (Rete): La scorsa volta abbiamo fatto una serie di considerazioni sull’articolo relativo al Congresso di Stato che hanno portato alle versioni B e C e del documento. Per me non c’è problema a ripartire dalla A, ma B e C contengono già elementi espressi chiaramente qui e sono simili e complementari. Quello che vorrei dire, però, è che anche stamattina ci stiamo già lanciando a definire come vorremmo il Congresso. Ognuno dice la sua. In questa fase, non mi impunterei sulla discussione di come vogliamo il Congresso di Stato. Condivido quanto detto dal commissario Venturini: ora ci serve un testo con linee di indirizzo e principi su cui intervenire in seguito. Più il testo è ampio e meno soluzioni diamo ora, meglio riusciamo a lavorare. L’articolo dovrebbe contenere tutti i principi e valutare tutte le opzioni, senza dare soluzioni definitive. Nell’opzione B, ad esempio, dire “prevedere un coordinamento politico” è già una scelta. Forse dovremmo dire “valutare l’eventualità di un coordinamento politico”, per lasciare più porte aperte. Lo stesso vale per modificare la disciplina della responsabilità in opzione C; rimaniamo su “valutare”. Se diamo già soluzioni, rischiamo di aggrovigliarci in discussioni che possiamo rimandare. Meglio definire la traccia ora e poi iniziare le discussioni vere. Preferirei rimanere più largo, senza dare già le soluzioni. Per noi, può andar bene anche partire dalle altre opzioni, ma è indifferente se si parte dalla A. Mi dispiacerebbe solo buttare via il lavoro fatto con B e C.
Fabio Righi (D-ML): Ho una proposta molto veloce. L’esigenza è quella di rimanere oggi larghi nel documento, per essere più precisi quando si fa la discussione, quindi propongo di cavare tutti quei riferimenti che danno già un orientamento. Tutti hanno detto che bisogna mirare a una maggiore efficienza dell’operatività del Congresso, e questa è già una formulazione larga che permette di declinare puntualmente in seguito. Quando si dice che si vuole dare un coordinamento politico o operativo, questo è già qualcosa di più puntuale, è già una scelta. L’efficientamento può passare per un coordinamento, ma non predefiniamolo ora. Eliminando quel punto, possiamo lasciare analizzare l’istituzione, l’organo consultivo, e declinare le competenze dei singoli Segretari di Stato. Questo ci permette di avere una maglia più ampia. Pensiamo allo staff, ok? Con attenzione a compatibilità, eccetera, efficientamento dei lavori, struttura. Ragioniamo della struttura e basta, almeno riusciamo a chiuderlo velocemente e non andiamo su elementi di maggior dettaglio. Anche il tema della responsabilità lasciamolo in generale, anche se dopo bisognerebbe fare una valutazione più precisa per capire cosa si intende. La responsabilità dell’organo è sempre politica, a meno che non ci sia un danno erariale. Sul tema della responsabilità bisognerebbe avere un approfondimento maggiore perché qui le responsabilità a volte ci sono ma non si vedono o non ci sono e si costruiscono. Ripeto, la proposta è stiamo generali e poi decliniamole quando ne parliamo successivamente, quindi eliminiamo tutte quelle parti che sono già degli orientamenti.
Si inizia quindi a definire l’articolo comma per comma.
Comma b) sui rapporti tra Congresso e Reggenza
Enrico Carattoni (Rf): A me va bene che questo articolo venga tolto dalla parte del Congresso di Stato a condizione che però venga inserito nell’articolo successivo, quello che riguarda i Capitani Reggenti. Cioè una valutazione secondo me sul ruolo dei Capitali Reggenti nel Congresso di Stato mi pare che sia emerso un po’ anche da da altri interventi. Non è questa è la sede, come giustamente diceva il collega Santi, di decidere se devono rimanere o non devono rimanere, però sono d’accordo che venga inserito nell’articolo successivo anche per dargli maggiore dignità.
Emanuele Santi (Rete): Credo che il comma b) debba essere riproposto nell’articolo riguardante la Reggenza, perché è un aspetto importante, e l’avevamo valutato anche l’altra volta. Proprio per il principio che dicevo prima, ho avuto un ripensamento sulla questione di valutare la composizione dell’organismo. Il punto fondamentale è che oggi vogliamo stare più larghi possibili. Abbiamo alcuni membri che vorrebbero valutare la composizione dell’organismo. Perché non dobbiamo prevedere di valutare un possibile coordinamento, sia politico o operativo, ma anche una possibile valutazione sulla composizione dell’organo? Secondo me, proprio per i principi di stare più larghi possibili, queste valutazioni le farei. Conosco la proposta di Berti. Fino all’84 o 1985, c’erano i tre Segretari di Stato – che erano Interni, Esteri e Finanze – e sette Deputati che avevano le deleghe diverse. Indipendentemente se uno è d’accordo o meno, questo è un articolo che permette di fare anche una valutazione sulla composizione, perché potrebbe essere effettivamente un’ipotesi. Proprio per quel principio lì, lascerei aperte tutte le strade. Poi ognuno di noi dirà la sua.
Gian Carlo Venturini (Pdcs): Rispondo, per quanto è il mio pensiero, alle osservazioni di Santi. Credo che la formulazione che abbiamo fatto prima, non avendo menzionato la composizione, lasci la commissione libera di valutare le proposte nella fattispecie del comma a) e del comma e). Nulla vieta che negli approfondimenti si possa valutare la composizione anche se non lo scriviamo. Mentre invece sulla Reggenza, in questa versione è stato proposto di toglierla, perché tutti pensiamo al discorso Reggenza sì o no nel Congresso di Stato. Io invece credo che sarebbe opportuno lasciare quella riga non tanto per la presenza, ma per le altre funzioni che ha nei rapporti fra Reggenza e Congresso di Stato. Questo non tanto al fatto poi della presenza o meno nell’organo, ma nei rapporti che comunque dovrà avere con un organismo importante come quello del Congresso di Stato, indipendentemente che sia dentro o fuori a presiederlo. Poi nell’articolo successivo della Reggenza lo possiamo declinare ancora meglio perché lì ci sono i compiti. Qui lo intenderei più come regolamentare e valutare i rapporti della reggenza con il Congresso di Stato e non solo la finalità della presenza o meno.
Iro Belluzzi (Libera): Sto cercando di trovare una sintesi fra le diverse posizioni che comunque vanno tutte quante a lasciare più spazio possibile a valutazioni e approfondimenti successivi. Sarebbe utile eliminare il punto b), quello del definire il ruolo della Reggenza, perché quello lo possiamo inserire e condividerlo nel ruolo della Reggenza stessa. A quel punto si potrebbe riprendere il punto indicato da Santi, senza definire un punto ben definito, inserendo quindi il “valutare la composizione dell’organo”, prevedere “valutare un coordinamento politico o un coordinamento operativo”, logicamente del Congresso di Stato, e la sua eventuale composizione. Io non lo declinerei minimamente al ritorno al passato, perché questo a me mi impressiona. Quando non si ha una visione prospettica si ritorna al passato, ed è quello che confligge enormemente con quello che dovrebbe essere la funzione della classe dirigente di un paese. Però la composizione dell’organo logicamente, se c’è la Reggenza, il Congresso di Stato è composta in una certa maniera, se non c’è è composta in un’altra maniera, per cui la composizione dell’organo non gli darei la dignità di un punto, ma lo metterei nel punto a) insieme alle altre valutazioni. L’obiettivo è lasciare aperte quante più strade possibili per permettere un lavoro migliore e più approfondito in seguito. Non definire ora la composizione ci consente di valutare diverse ipotesi senza chiudere la discussione. Questo approccio generale ci aiuterà a definire una road map chiara e poi addentrarci nel merito più avanti.
Ilaria Bacciocchi (Psd): Seguo un pochino il ragionamento del consigliere Belluzzi. Credo che il ruolo della Reggenza si potrebbe specificare nell’articolo seguente, quello specifico sulla Reggenza. In effetti, vedo che c’è un commento del commissario Zanotti che parla di definire il ruolo della Reggenza e i rapporti con gli organi che la stessa coordina e presiede. Forse è più corretto andarlo a definire in quell’articolo. Non siamo neanche contrari a prevedere, come diceva Belluzzi, un passaggio relativo comunque alla composizione del Congresso di Stato. L’idea è che la valutazione sul ruolo e sui rapporti della Reggenza con gli altri organi, in particolare il Congresso di Stato, trovi il suo posto più appropriato nell’articolo dedicato alla Reggenza stessa. Questo permetterebbe una trattazione più organica e completa di un’istituzione così importante. Al contempo, non si esclude la possibilità di includere, come suggerito, una riflessione sulla composizione del Congresso di Stato, magari come un punto separato o inserito in un contesto più ampio di analisi dell’organismo. L’obiettivo è collocare i diversi aspetti nel luogo più consono all’interno del documento di riforma per garantire chiarezza e rispetto per le diverse istituzioni.
Massimo Andrea Ugolini (Pdcs): Anche io sarei per lasciare fuori il punto che riguarda la composizione dell’organo, come è stato detto, perché un ritorno al passato io proprio non lo vedo come una possibilità o un percorso di riforma valido. Ragionare su strutture con Segretari di Stato, Deputati con deleghe sottostanti non mi sembra una strada da percorrere per il futuro. Credo invece sia importante valutare la possibilità di un migliore coordinamento politico e operativo, un punto che era già stato proposto. Inoltre, metterei di valutare il ruolo della Reggenza e i suoi rapporti con il Congresso di Stato. Questo significa specificare meglio le attribuzioni e le competenze, andando a capire in un secondo momento come disciplinare meglio degli aspetti che in questa fase abbiamo riscontrato essere problematici. Non si tratta solo della presenza o meno della reggenza, ma di regolare i rapporti istituzionali. Quindi, per riassumere il mio pensiero basato su queste considerazioni, manterrei la valutazione del coordinamento politico e operativo e la valutazione del ruolo e dei rapporti della Reggenza con il Congresso di Stato, lasciando fuori la valutazione generale sulla composizione dell’organo intesa come un ritorno a vecchie configurazioni. L’obiettivo è disciplinare meglio gli aspetti critici emersi.
Fabio Righi (D-ML): Ho ascoltato attentamente gli interventi. Credo sia fondamentale lasciare le maglie più larghe possibile per i ragionamenti che faremo quando saremo più puntuali, ma dato che stiamo facendo un lavoro di cornice, qualche decisione va presa già ora. Sulla composizione del Congresso di Stato, se c’è una reale volontà di lavorare su una nuova composizione o un ritorno al passato, allora il punto va lasciato per poterne dibattere. Altrimenti, se non c’è un’esigenza di incidere sull’attuale composizione, non lo metterei, perché altrimenti il lavoro che stiamo facendo rischia di diventare inutile. Per quanto mi riguarda, l’idea di un ritorno al passato con tre segreterie e deputati mi sembra completamente anacronistica. Sul tema della Reggenza, mi pare invece che ci sia più l’idea di intervenire. Se il punto viene tolto da qui, va lasciato nell’articolo specifico sulla Reggenza, e se vogliamo fare un ragionamento più ampio sul suo ruolo nel dialogo con gli altri organismi, lo mettiamo lì senza problemi. Aggiungo che, forse, bisognerebbe fare una valutazione anche sulla nomenclatura delle Segreterie di Stato. L’attuale approccio, un po’ all’americana, non è conosciuto nel nostro contesto e spesso genera confusione con i sottosegretari italiani. Nonostante la questione sia in parte sdoganata, come sui passaporti dove c’è “Segretario di Stato” e “Ministro” in inglese, fuori dai nostri confini c’è grossa confusione. Quindi, valutare le nomenclature utilizzate è importante.
Enrico Carattoni (Rf): Pensavo che non ci fosse un dibattito su questo punto, ma visto che ci sono sensibilità differenti e colleghi come Santi e Righi hanno chiesto di valutarne l’inserimento, potremmo anche, in questa fase, valutare di inserire la composizione, se questo può essere utile a non creare attriti. Premetto che, dal mio punto di vista, sono contrario a un ritorno al passato. Non credo sia un passo avanti, ma anzi probabilmente una parte dei problemi passati derivano anche da questa diversità e eccessiva concentrazione di potere. Per quanto riguarda il termine “composizione”, può essere anche una dicitura per valutare i requisiti per accedere alla carica di congressista. Noi oggi sappiamo che nella riforma del 2003 fu inserita la possibilità anche per un non consigliere di diventare membro del Congresso con maggioranza qualificata, ipotesi mai verificata. In questo senso si può aprire un ragionamento sulla composizione, se vogliamo tenere questa dicitura, per tentare di valutare se i soggetti esterni al Consiglio possano diventare membri del Congresso. Nel caso, si potrebbe valutare se continuare con la disposizione mai attuata, se prevedere che possa esserci anche senza maggioranza qualificata ma con semplice maggioranza, o valutare altri tipi di strutture. Se questo serve per trovare una condivisione unanime sul punto, possiamo anche lasciare il tema sulla composizione, fermo restando le posizioni che ho fatto presente.
Manuel Ciavatta (Pdcs): Io faccio solo un ragionamento. Credo che sulla composizione del Congresso di Stato l’aspetto del numero e della modalità sia ormai abbastanza definito nei decenni, anche se l’idea di un ritorno ai tre Segretari di Stato e sette Deputati per me significherebbe un ritorno al passato e non un passo avanti. Credo che la questione cruciale si giochi su “che cosa e chi fa il coordinamento”. Posto che ritengo che la Reggenza debba rimanere a tutti gli effetti presente nel Congresso di Stato, la sua presenza è per me una garanzia dello svolgimento corretto dei lavori, anche per le opposizioni. Visto che l’opinione dei più sembra essere quella di non volere la figura del primo ministro, dobbiamo capire che cosa vuol dire fare il coordinamento. Oggi gli Affari politici sono spesso attribuiti al Segretario degli Esteri, ma con quale potere decisionale rispetto agli altri? Forse si potrebbe pensare a un coordinamento a tre o a due come in passato, legato alle deleghe principali nell’ottica dell’attuazione dell’azione di governo, mantenendo però la collegialità di tutti i Segretari di Stato. Dobbiamo capire come armonizzare questa collegialità con un coordinamento, per evitare che i progetti escano dall’idea comune del governo e superare lo scoordinamento o poca efficienza che talvolta vediamo. Chi dà alla fine gli indirizzi? La Reggenza è super partes. Dare questo potere a un singolo congressista lo rende di fatto un primo ministro, non darlo a nessuno mantiene lo scoordinamento. Questa è la domanda per me, ed è per questo che questa articolazione probabilmente vada ragionata.
Comma c): analizzare l’istituzione di organo/i consultivo/i che favorisca/no il corretto esercizio dell’azione normativa e amministrativa del Congresso di Stato.
Fabio Righi (D-ML): Propongo che venga eliminato.
Emanuele Santi (Rete): Parto dal presupposto che non so chi abbia proposto questo articolo, cerco di dare un’interpretazione basata su esperienze. Chiaramente questo comma a mio avviso andrebbe riscritto e non tolto. Abbiamo diverse criticità che vengono purtroppo dal Congresso di Stato che dovrebbe riferirsi in maniera continuativa agli Studi legislativi, cosa che a volte non fa. Spesso arrivano leggi o decreti scritti con i piedi. Vediamo quanti decreti sono portati in ratifica con modifiche formali, non sostanziali di politica, perché il Congresso di Stato li emana senza fare il passaggio con gli Studi legislativi. Questo è il primo tema. Il secondo è anche un fatto di delega. Insomma, abbiamo avuto decreti dove la delega mica sempre è così certa che venga rispettata. La terza è rispetto ai regolamenti; abbiamo visto delibere e famose autorizzazioni che avvenivano da regolamenti di singoli Segretari di Stato. Un organismo non deve essere un controllore. A mio avviso, gli Studi legislativi dovrebbero vagliare prima che vengano emanati qualsiasi tipo di documento del Congresso di Stato, anche le delibere. Questo passaggio non intende commissariare il governo, il governo fa quello che gli pare, purché scritto bene. Dopo arriviamo in ratifica e vediamo modifiche formali dove è palese evidente che sono stati emanati decreti che non li ha letti nessuno. Questo è il senso. A mio avviso questo articolo va interpretato nel senso che bisogna valutare che il Congresso di Stato abbia un maggior coordinamento con le strutture della pubblica amministrazione, specialmente gli Studi legislativi, prima di emanare i provvedimenti. Questo è quello che intende l’articolo. Non ci possiamo, a mio avviso, fossilizzare sul fatto che arrivino provvedimenti portati in discussione senza essere vagliati da un organismo che non è un supervisore, ma colui che deve dare una forma. Questa valutazione, che tante volte manca, va fatta.
Paolo Crescentini (Psd): Anche noi non siamo d’accordo sull’inserimento di questo comma. Anche perché è vero che possono esserci dei provvedimenti legislativi che necessitano dell’intervento dell’ufficio Studi legislativi per una migliore scorrevolezza anche del testo, questo è indubbio, ma non credo che debba essere istituito un organismo che dica al Congresso di Stato di fare il passaggio negli studi legislativi. Cioè, vogliamo andare verso una sburocratizzazione, mi sembra invece che andiamo a burocratizzare ancor di più il sistema. Io ritengo che questo sia veramente un qualcosa di superfluo che non ha ragione di essere.
Iro Belluzzi (Libera): Di burocrazia si muore. Ritengo inammissibile e inascoltabile questa proposta. Si discutono le inefficienze che purtroppo emergono in determinate segreterie e situazioni. E la proposta per sopperire a queste sembra essere quella di introdurre una figura simile a un maestro di sostegno per il Segretario. Chi ha pensato a questo probabilmente immagina un sostegno simile a quello fornito in altri contesti. Ma questo approccio è inaccettabile. È vero, come è stato ricordato e purtroppo verificato, che in passato sono state proposte leggi e decreti portati in Consiglio Grande Generale che non erano scritti correttamente, a volte nemmeno in italiano, e non erano congruenti con le norme ordinamentali già esistenti. Io credo fermamente che la responsabilità di tali situazioni ricada sulla singola Segreteria e sul singolo Segretario di Stato. Ed è giusto che, se si verificasse la necessità di rivedere tali atti, questi siano soggetti al necessario vaglio e all’equilibrio della sala del paese. L’amministrazione, infatti, è già dotata di una serie di strutture specifiche il cui compito è proprio quello di fornire il supporto necessario affinché le idee e gli indirizzi politici vengano tradotti in norme che siano leggibili e comprensibili. Abbiamo l’Istituto giuridico, e abbiamo l’ufficio legislativo. Ricordo che nella scorsa legislatura c’era stata, e ne parlavamo prima con il collega Zanotti, una rivisitazione dell’istituto giuridico che doveva funzionare anche come organo consultivo o di valutazione per i testi normativi. Con queste strutture a disposizione, proporre di mettere un tutor per il segretario di Stato è davvero inascoltabile. Penso che chi ha avanzato questa proposta non abbia ben chiaro quali siano le strutture di cui siamo già dotati e che non sempre usiamo. Non ha senso aggiungere altri organi che di fatto non svolgono la funzione che dovrebbero svolgere le strutture esistenti.
Gian Carlo Venturini (Pdcs): Ritengo che questo comma non abbia motivo di essere in questo articolo. Forse è una reminiscenza degli inizi quando si discuteva della legge sul potere opposizione maggioranza, però io concordo pienamente con chi è intervenuto prima di me: noi abbiamo già alcuni organismi, nella modifica che è stata fatta sull’Istituto giuridico che collabora con l’ufficio Studi legislativi. Gli Studi legislativi, infatti, fanno una revisione di quelle che sono le proposte normative. Ad esempio, quando il Congresso di Stato emana un decreto, la Reggenza, prima di firmarlo, chiede agli Studi legislativi se è a posto. Se il testo non è corretto o congruente, la Reggenza lo fa modificare perché altrimenti non lo firma. Credo che in passato si potesse verificare quello che diceva il collega Santi, ma oggi non dovrebbe più accadere. Ho detto non dovrebbe, e se accade, allora vuol dire che qualcuno non sta controllando quello che deve fare. Per i decreti del Congresso di Stato, esiste già il Comitato esecutivo e la Segreteria esecutiva. Io penso che non abbiamo bisogno di un altro organismo che vada a fare questo lavoro di controllo e revisione. Il Consiglio, naturalmente, ha la facoltà di valutare, discutere e approfondire le varie tematiche e gli atti. Ma prevedere nei compiti in questo comma, in questo articolo del Congresso di Stato, un compito che di fatto è già coperto da strutture esistenti, penso sia fuori luogo, come hanno detto anche altri colleghi. Abbiamo le strutture per garantire che le leggi e i decreti siano corretti. Il problema non è la mancanza di strumenti, ma il loro uso.
Enrico Carattoni (Rf): In realtà, comprendo le perplessità che ha sollevato il collega Santi. Ci mancherebbe, perché insomma, noi per esempio, ci siamo accorti anche ieri che è stato emesso un decreto con l’entrata in vigore retroattiva rispetto alla ratifica. Ci sono evidentemente una serie di criticità, questo non lo nascondiamo e anzi forse peggiorano col passare dei mesi e degli anni. Certo è che, se ci vuole essere un supporto amministrativo, va bene. Forse non è questa la sede per discuterne. Però io ritengo anche che, con le formulazioni della legge che istituisce questa Commissione, ci sia già comunque la possibilità di andare poi a incidere anche su una sfera che è più amministrativa e meno istituzionale. Quindi, anche togliendo questa dicitura, io credo che non si impedisca la possibilità poi di andare a valutare l’inserimento di alcuni organismi di supporto o di procedure che portino poi all’adozione di un determinato provvedimento. Le criticità esistono e sono evidenti, come l’esempio del decreto di ieri mostra, e forse stanno peggiorando. La legge sulla commissione offre già la possibilità di valutare e introdurre supporti o procedure, quindi rimuovere la formulazione specifica non precluderebbe queste azioni.
Emanuele Santi (Rete): In precedenza ho cercato di interpretare chi ha scritto questa norma, e non ho mai detto che vorrei istituire un nuovo organismo, anzi, ho detto che ci sono già gli organismi preposti. La proposta che farei, se si vuole discutere, è quella di valutare una maggiore collaborazione tra il Congresso di Stato e gli organismi che già oggi la pubblica amministrazione ha e devono valutare il corretto esercizio dell’azione normativa. A mio avviso, questo passaggio, che dovrebbe essere fatto sempre, purtroppo non viene fatto. Il collega Carattoni ha fatto un esempio recente dell’altro ieri, ma quanti decreti arrivano in quest’aula senza essere passati dagli studi legislativi o dalle segreterie istituzionali? Praticamente tutti, se non la metà. Credo che questo passaggio dovrebbe essere obbligatorio, o comunque diventare una prassi, perché il buon senso direbbe che si dovrebbe fare sempre. Purtroppo questo buon senso non c’è, altrimenti non uscirebbero 80 decreti nel 2024, poi quelli reiterati e scritti con i piedi. Un adeguato passaggio agli Studi legislativi è importante. Quindi, la soluzione, a mio avviso, è che tutta la normativa passi di default per il vaglio degli organismi già preposti e non istituire nuovi enti. Questo è quello che ho detto.
Comma d) declinare le competenze dei singoli segretari di Stato approfondendo altresì l’esercizio collegiale ed individuale del potere di governo.
Iro Belluzzi (Libera): È importante che vengano valutate anche le responsabilità dei singoli Segretari di Stato. Non sempre il paravento della collegialità può servire per salvare quello che non è salvabile. Logicamente parlando, in termini politici, in termini di risultati, in termini di governo, non si può pensare che un Segretario di Stato sia valutato soltanto se infrange le norme, cadendo in operazioni illegali. La valutazione, invece, deve essere fatta anche in termini politici. Un Segretario, come si ricordava, che porta un testo normativo che non ha neanche né capo né coda, manifesta una responsabilità politica. È giusto che questa venga rimarcata. Lo stesso vale per tante altre situazioni più importanti, come quando si va con leggerezza a utilizzare le risorse dello Stato. Anche quelle fatte in buona fede, pur non essendo riconducibili al dolo, richiedono che venga rimarcata l’incapacità politica o di previsione. Si spinge e spingiamo tutti gli attori della politica, dell’amministrazione, dei poteri dello Stato alla massima attenzione nel momento in cui svolgono e ricoprono determinati incarichi. Pertanto, secondo me, va rimarcato anche il concetto di responsabilità del singolo.
Fabio Righi (D-ML): Nel declinare le responsabilità in modo particolare ho una domanda: il tema delle responsabilità poi da chi viene vagliato? Chi va a sindacare sulle responsabilità? Vorrei capire anche di che responsabilità parliamo. Se parliamo di responsabilità legate a scelte che magari un singolo Segretario ha guidato sono responsabilità politiche. Fondamentalmente c’è un Consiglio, una maggioranza che le valuta e ha già gli strumenti. Ci sono responsabilità di tipo diverso, il cosiddetto danno erariale, che è tema del tribunale che fondamentalmente oggi c’è già. Quindi volevo capire in quello che sarà il lavoro successivo, il tema della responsabilità come si declina. Perché la politica viene giudicata dai cittadini quando vanno a votare.
Nicola Renzi (Rf): Credo che qua si tratti semplicemente di cercare di capire e alla fine di individuare bene che cosa fa parte delle competenze collegiali e che cosa fa parte delle responsabilità individuali dei singoli Segretari di Stato. Quindi non è che si parla di tribunali o di procedimenti, si parla proprio di rendere ben intelligibile cosa è collegiale, e lo dovremmo definire, e cosa invece è imputabile alla singola volontà di un Segretario di Stato.
Comma f): valutare la riorganizzazioni degli staff delle Segreterie di Stato e la modifica della disciplina del personale politico definendone ruoli, poteri, attribuzioni ed eventuali incompatibilità ed inopportunità.
Manuel Ciavatta (Pdcs): Riguardo alla definizione di personale politico, mi chiedo a chi esattamente ci riferiamo. Parliamo forse di consiglieri che non possono far parte di qualcosa, oppure stiamo parlando di personale amministrativo? Secondo me, l’espressione “personale politico” potrebbe essere fraintendibile o forse anche incorretta nella sua formulazione. Un altro punto riguarda il termine “inopportunità”. Personalmente, mi piace poco come termine. Se dobbiamo usarne uno, preferirei “incompatibilità”. Trovo che “inopportunità” sia difficile da definire.
Iro Belluzzi (Libera): Ho parlato di “inopportunità” per essere più gentile. L’altra questione invece è il personale politico. Il personale politico adesso come adesso mi sembra sia il segretario particolare e personale di segreteria dopo tutti i distacchi, non è più personale politico, per cui è stata fatta la modifica adesso con l’inserimento dei direttori di dipartimento. Il personale oramai è incardinato all’interno delle singole segreterie di Stato anche se si parla di Dipartimenti. Perché purtroppo non si è avuto coraggio di andare in maniera precisa su quello che è poi il personale della Segreteria che non dovrebbe essere del dipartimento, perché ci dovrebbe essere una separazione fra amministrazione e le segreterie politiche. Vogliamo inserirlo valutando il fatto che può essere definito quello che era stata l’urgenza iniziale nel momento in cui si è avviata l’attività di maggioranza e del Congresso di Stato, per cui qualche elemento è stato inserito magari in maniera un po’ forzata. Dico riorganizzare gli staff delle segreterie, modificare disciplina del personale politico e valutando poi quello che sono le norme vigenti, dipartimenti della pubblica amministrazione, Segreteria di Stato, quindi facendo in maniera più compiuta quello che doveva essere fatto già dall’inizio. Va bene lasciare in termini ampi per possibili riforme e modifiche dell’attuale struttura che sappiamo benissimo dove deve essere un po’ riequilibrato.
Fabio Righi (D-ML): Ho una proposta di riformulazione, presidente, rispetto alle esigenze che magari le valutazioni non riguardino solamente il personale prettamente politico, che comunque è un’esigenza. I numeri previsti oggi per i distacchi politici fuori dall’ambito della pubblica amministrazione rappresentano un altro limite grosso. Questo crea dei problemi perché tendenzialmente porti via persone dagli uffici che poi devono essere sostituite. Questo spesso e volentieri crea anche un disequilibrio. Al netto di questo, una formulazione che non si concentra sul termine politico, ma lasci le maglie più ampie potrebbe essere: “valutare la riorganizzazione del personale in dotazione alle Segreterie di Stato. Ciò include una migliore definizione di ruoli, poteri ed attribuzioni”. Così eliminiamo il riferimento al politico ed è più generale potendo prenderlo in considerazione tutto. Questa potrebbe essere una proposta.
Guerrino Zanotti (Libera): Nella formulazione proposta, “il personale della segreteria” in modo così generico, forse si rischia di essere troppo estensivi. Nella Segreteria, per la mia esperienza, ci sono anche figure che non sono di emanazione o di riferimento del Segretario. Ci sono anche figure che sono in pianta stabile, per intenderci. Quindi queste figure non rientrano nel ragionamento che credo vada fatto sul personale a cui si riferisce il passaggio che stiamo valutando. Questo è un punto che ritengo importante chiarire per non includere personale che non c’entra con il distacco politico. Inoltre, avevo anche un dubbio rispetto al passaggio dove si dice “inopportunità”. Perché per legge non si riesce a definirla. Si può definire invece un’incompatibilità, e quello va bene, è un concetto legale definito. Oppure un conflitto di interessi, e quello è qualcosa di oggettivo che la legge può regolamentare. Ma un’inopportunità, per norma, non credo possa essere regolata o definita legalmente.
Fabio Righi (D-ML): Dalla mia esperienza, quando parliamo di personale dobbiamo distinguere. C’è il personale che il segretario non sceglie, quello in pianta stabile, che di solito è del Dipartimento. E poi c’è quello che il segretario sceglie, come il distacco politico anche dal privato o i segretari particolari. Se l’obiettivo è rivedere tutta la struttura che si intreccia anche con la parte dipartimento, io sarei d’accordo. Per farlo, propongo di considerare il personale in dotazione del segretario di Stato e afferente dipartimento. In questo modo, prendiamo in considerazione tutto il personale che compone segreteria e dipartimento afferente. Siamo d’accordo che dobbiamo tenere conto da un lato del personale politico e dall’altro che possiamo rivedere la più recente normativa dell’organizzazione dei dipartimenti. Possiamo aggiungere alla dicitura iniziale la frase “considerando anche eventuali revisioni della normativa”.
Al termine della discussione l’articolo viene concordato in questo modo:
Articolo “Il Congresso di Stato”
Al fine di rendere più efficiente il funzionamento del Congresso di Stato, alla Commissione è richiesto di sviluppare modalità di intervento per:
a) valutarne l’organizzazione e il coordinamento;
b) valutare i reciproci rapporti di competenza tra lo stesso e la Reggenza;
c) modificarne la disciplina delle responsabilità e le norme sul funzionamento, sia nella pienezza dei poteri che regime di ordinaria amministrazione nonché nell’adozione delle deliberazioni;
d) declinare l’esercizio collegiale ed individuale del potere di governo approfondendo altresì le competenze e le responsabilità dei singoli Segretari di Stato;
e) definirne i rapporti con gli altri organi istituzionali;
f) valutare possibili adeguamenti del codice di condotta dei suoi membri;
g) valutare la riorganizzazione degli staff delle Segreterie di Stato e la modifica della disciplina del personale definendone ruoli, poteri, attribuzioni ed eventuali incompatibilità.
L’articolo viene approvato all’unanimità con 12 voti favorevoli.
I lavori della seduta si interrompono alle 13:00 e riprendono alle 15:00 come da ordine del giorno.